Cara Premier. “Gli Usa prosperano anche grazie ai migranti economici”
Gentile Presidente Meloni,
probabilmente la pensiamo diversamente sull’esito delle elezioni americane di mezzo termine. Forse lei si aspettava un’affermazione più netta dei Repubblicani (a un cui raduno ha parlato non molto tempo fa); io sono sollevata dalle vittorie dei Democratici al Senato.
Eppure al suo senso dell’osservazione non sarà sfuggito che in Florida i Repubblicani hanno riportato un successo indiscutibile con la riconferma del governatore in carica, De Santis.
Questo signore (che deve ancora compiere 45 anni più o meno l’età che ha lei, presidente) è nato negli Stati Uniti ma da una famiglia tutti i cui ascendenti sono italiani, nati in diverse parti del nostro Meridione.
I suoi bisnonni sono emigrati da un’Italia ancora in via di sviluppo e sono andati a cercare fortuna negli Stati Uniti. Lì anche il giovane Ronald ha preso l’ascensore sociale e adesso si ritrova trionfalmente rieletto governatore con una discreta vista sulle prossime elezioni presidenziali (Trump permettendo). Una storia felice – dunque – di emigrazione economica.
Nessuno negli Stati Uniti si sogna di affermare che De Santis non sia americano o che abbia approfittato di un periodo di pacchia.
D’altronde, l’avversaria della deputata – anch’ella rieletta senza problemi – Ocasio Cortez si chiama Tina Forte; e l’avversario battuto del governatore eletto della Pennsylvania si chiama Doug Mastriano, entrambi di origine italiana.
Gli italiani nell’arco dei secoli sono emigrati e hanno fatto la grandezza di altri Paesi, contribuendo all’incontro di culture, al meticciato e allo sviluppo economico di ampie parti del mondo.
L’Italia di oggi – del resto – vede ancora un consistente flusso di migranti in uscita, per lo più giovani molto professionalizzati, che a tutti gli effetti lei chiamerebbe economici. Su questo però dal suo governo non ho sentito molto finora.
Il flusso in entrata invece appare preoccuparla molto. Nel 2022 sono arrivati nel nostro Paese circa 90 mila persone. Lei mi pare ancora attratta dal grido alla “sostituzione etnica” e dalla distinzione politicamente irrilevante tra migranti economici e richiedenti asilo.
Ma Ron De Santis è un prodotto della “sostituzione etnica”? Ed è sicura che la politica dei respingimenti è così conveniente?
Pensi solo al gettito fiscale e contributivo che un flusso regolare di migranti ben inseriti porterebbe alle casse dello Stato (le ricordo, per esempio, che l’INPS paga pensioni sociali da fame e ha un bilancio preventivo 2022 in passivo di più di 1 miliardo e mezzo di euro).
Lei fa bene ad alzare la voce in Europa; ma non sarebbe più credibile se proponesse una strategia più meditata e matura invece di reiterare l’impostazione da questurino del suo ministro dell’Interno?
Fonte: Il Fatto Quotidiano
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