Flash mob a Napoli: «Chiederemo verità e giustizia per Mario Paciolla fino alla fine»
«Non ci crede nessuno a questo suicidio, continueremo ad essere scorta mediatica», l’annuncio del presidente Fnsi al sit-in davanti alla sede del sindacato regionale. La madre del cooperante: «Tanti depistaggi». Il segretario del Sugc, Claudio Silvestri: «Per noi l’archiviazione è uno scandalo».
«È morto e adesso addirittura c’è il rischio che muoia ancora». Così Giuseppe Giulietti, presidente della Fnsi, in occasione del flash mob organizzato a Napoli per Mario Paciolla. «Che dopo poco tempo – evidenzia – si voglia archiviare, chiudere, non è possibile. Siamo qui per lanciare una richiesta: non archiviate, tenete aperto, continuate a lavorare in Colombia. Non ci crede nessuno a questo suicidio. Noi, insieme a tutti i giornalisti, assumiamo l’impegno di essere scorta mediatica. Saremo là a chiedere verità e giustizia fino alla fine»
Per il segretario del Sugc, Claudio Silvestri, «da Napoli parte l’ennesimo appello perché il caso di Mario Paciolla non si chiuda. Per noi l’archiviazione è uno scandalo. Ci sono troppi elementi che ci dicono che si è trattato di omicidio. Faremo di tutto perché non cali il silenzio su questo caso. Speriamo che non diventi uno dei tanti casi irrisolti italiani».
«Questa – spiega Desiree Klain, portavoce di Articolo 21 Campania – è la scorta mediatica. Accendere una luce per non lasciare solo un giornalista e cooperante per l’Onu. Per aiutare a non archiviare il suo caso dobbiamo tutti retweettare i suoi articoli e le sue testimonianze con l’hashtag “noinonarchiviamo”. Siamo vicini ai genitori di Mario Paciolla».
«Non è possibile che tutto venga archiviato solo perché sono state cancellate le prove», dice Anna Motta, madre di Mario Paciolla. «Tutto quello che apparteneva a mio figlio e che era in casa sua – spiega – e che sarebbe potuto servire alle indagini è stato buttato in discarica. Ma non per questo si può dire che si è suicidato. Insieme agli avvocati continueremo in questo percorso di verità e giustizia, abbiamo la necessità di avere dall’Onu verità credibili. Sappiamo di dover affrontare tantissime difficoltà, ma non ci abbattiamo: sentiamo la vicinanza delle persone, dei giornalisti, dobbiamo onorare il nome di mio figlio».
Per la madre di Paciolla «ci sono delle discordanze sulle perizie autoptiche, tanti depistaggi, e l’Onu stabilisce dal primissimo momento che è suicidio, senza un referto. Questo mi sembra grave. Chissà perché una vicenda così complessa viene archiviata un mese dopo l’archiviazione in Colombia e nel momento in cui decidiamo di fare una denuncia ai funzionari dell’Onu e ai quattro poliziotti che hanno avallato la pulizia dell’appartamento». (Da: Agenzia DIRE)
Federazione Nazionale Stampa Italiana
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#Noinonarchiviamo! Non ci crede nessuno a questo suicidio”: flashmob a Napoli per Mario Paciolla
Inizia con un’emozionante preghiera laica il flashmob a Napoli per Mario Paciolla, il giovane cooperante ucciso in Colombia, per il quale la Procura ha chiesto di archiviare il caso. Valerio Bruner canta senza microfoni e accompagnato alla chitarra da Alessandro Liccardo, con tutta la voce e la forza che ha in gola, “Sempe ‘cca”, la canzone che ha dedicato al suo amico e compagno universitario all’Orientale di Napoli.
Attorno i genitori Anna Motta e Pino Paciolla, il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, il collettivo “Giustizia per Mario Paciolla”, Désirée Klain, portavoce Articolo21 Campania, l’ex sindaco di Napoli , Luigi de Magistris e Claudio Silvestri, segretario del Sindacato Unitario Giornalisti della Campania, dove si è svolta la manifestazione per chiedere ancora verità e giustizia per il giornalista napoletano. Sono troppi gli elementi che fanno pensare che quello di Mario sia stato un omicidio, a partire dal fatto che la scena del crimine sia stata compromessa irrimediabilmente prima dell’arrivo della polizia dall’intervento di alcuni funzionari dell’Onu.
“Non è possibile che tutto venga archiviato solo perché sono state cancellate le prove. Sappiamo di dover affrontare tantissime difficoltà, ma non ci abbattiamo: sentiamo la vicinanza delle persone, dei giornalisti, dobbiamo onorare il nome di mio figlio”. Lo dice Anna Motta, madre di Mario Paciolla. “Tutto quello che apparteneva a mio figlio e che era in casa sua – spiega – e che sarebbe potuto servire alle indagini è stato buttato in discarica. Ma non per questo si può dire che si è suicidato. Come può uccidersi una persona che aveva in tasca un biglietto aereo e doveva partire dopo poche ore? Insieme agli avvocati continueremo in questo percorso di verità e giustizia, abbiamo la necessità di avere dall’Onu verità credibili”. Per la madre di Paciolla “ci sono delle discordanze sulle perizie autoptiche, tanti depistaggi, e l’Onu stabilisce dal primissimo momento che è suicidio, senza un referto. Questo mi sembra grave. Chissà perché una vicenda così complessa viene archiviata un mese dopo l’archiviazione in Colombia e nel momento in cui decidiamo di fare una denuncia ai funzionari dell’Onu e ai quattro poliziotti che hanno avallato la pulizia dell’appartamento“.
“È morto e adesso addirittura c’è il rischio che muoia ancora”. Lo dice con forza Giulietti. “Siamo qui – continua – per lanciare una richiesta: non archiviate, tenete aperto, continuate a lavorare in Colombia. Non ci crede nessuno a questo suicidio. Noi, insieme a tutti i giornalisti, assumiamo l’impegno di essere scorta mediatica. Saremo là a chiedere verità e giustizia fino alla fine. Lo abbiamo fatto per Ilaria Alpi e per padre Paolo Dall’Oglio, ma dopo molti anni: è assurdo che l’inchiesta si interrompa dopo così poco tempo! Sono passati solo due anni e ci sono tanti elementi controversi…”.
“Da Napoli – rilancia il segretario del Sugc – parte l’ennesimo appello perché il caso di Mario Paciolla non si chiuda. Per noi l’archiviazione è uno scandalo. Ci sono troppi elementi che ci dicono che si è trattato di omicidio. Faremo di tutto perché non cali il silenzio su questo caso. Speriamo che non diventi uno dei tanti casi irrisolti italiani”.
“Questa – spiega Désirée Klain – è la scorta mediatica. Accendere una luce per non lasciare solo un giornalista e cooperante per l’Onu. Per aiutare a non archiviare il suo caso dobbiamo tutti retweettare i suoi articoli e le sue testimonianze con l’hashtag ‘’#noinonarchiviamo’. Siamo vicini ai genitori di Mario Paciolla. A questo proposito faremo partire una petizione dal basso per raccogliere firme, coinvolgendo testimoni e giornalisti italiani e stranieri”.
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