Governo Meloni, per le mafie disprezzo, per i migranti giro di vite
Nel suo discorso programmatico al Senato di pochi giorni fa, la neo presidente del consiglio Giorgia Meloni ha, tra l’altro, dichiarato di provare disprezzo verso le mafie e di voler garantire la sicurezza pubblica con fermezza contro la criminalità in generale.
Si tratta, spero di sbagliare, di affermazioni meramente politiche per le perplessità, pienamente condivisibili, formulate nel suo intervento dal senatore Roberto Scarpinato (ex magistrato) che ha ricordato anche come il governo presieduto dalla Meloni è sostenuto da un partito il cui leader ha avuto “prolungati rapporti processualmente accertati coi mafiosi e che ha tra i fondatori Marcello Dell’Utri condannato per collusione mafiosa”.
Vedremo, comunque, se alle parole seguiranno i fatti magari con la stessa sollecitudine con cui è stato affrontato il tema delle navi umanitarie che, da anni, soccorrono i migranti nel Mediterraneo.
È stato infatti, il ministro dell’interno Piantedosi (già Capo di Gabinetto ai tempi di Salvini ministro dell’interno) a distanza di quarantotto ore dal suo insediamento al Viminale a far inoltrare dal Ministero degli Affari Esteri due note verbali alle ambasciate della Repubblica di Germania e della Norvegia, rispettivamente per la nave Humanity I battente bandiera tedesca e Ocean Viking bandiera norvegese, invitandole “ad esercitare prontamente ed efficacemente ogni azione necessaria (..) per un porto sicuro di sbarco” delle persone a bordo, richiamando, tra l’altro, il rispetto integrale delle normative internazionali ed in particolare gli articoli da 7 a 9 del Protocollo contro il traffico di migranti via terra, via mare e via aria, addizionale alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale”.
Che fosse nell’aria una diversa visione del nuovo Governo sullo spinoso tema dell’immigrazione clandestina era intuibile ma siccome si deve fare riferimento alle norme di diritto interno, comunitario e internazionale che regolano la materia, qualche perplessità suscita il punto delle suddette note in cui si parla, solo oggi, di navi “con intenti non genuinamente ispirati a quelli delle Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare e non in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale”.
Per quanto gli interessi pubblici incidenti sulla materia dell’immigrazione siano molteplici, e per quanto possano essere percepite come gravi le questioni di sicurezza e di ordine pubblico connesse a flussi migratori incontrollati, “non può risultare minimamente scalfito il carattere universale della libertà personale che, al pari degli altri diritti che la Costituzione proclama inviolabili, spetta ai singoli non in quanto partecipi di una determinata comunità politica, ma in quanto esseri umani” (Corte Cost. sentenza 22 marzo-10 aprile 2001, n.195). E tra i diritti inviolabili dell’uomo, senza alcuna distinzione tra cittadini e stranieri, vi è il “diritto alla vita” specificamente protetto, in sede penale, dall’art. 27, quarto comma della Costituzione.
Quanto al tema più generale della reale insicurezza pubblica che stanno vivendo i cittadini, da tempo, in molte città, l’auspicio è che il Ministro dell’Interno, già particolarmente conoscitore delle problematiche attinenti alla sicurezza, agisca con la stessa rapidità manifestata in questi primi giorni della sua funzione di Autorità nazionale di pubblica sicurezza, magari per ripianare gli organici della Polizia di Stato (40mila operatori dei vari ruoli andranno in pensione entro il 2030 secondo le dichiarazioni dell’ex sottosegretario all’interno Molteni di alcune settimane fa) assicurando, così, quella azione di prevenzione generale di polizia di cui si avverte un gran bisogno.
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