Bologna 29 ottobre: «Per non morire lavorando»
«Per non morire lavorando» è il titolo del Convegno, proposto dall’Ufficio pastorale mondo del lavoro, sabato 29 ottobre dalle 10 in Cappella Farnese a Palazzo d’Accursio.
L’incontro vedrà confrontarsi esperti, studiosi e protagonisti del mondo del lavoro. Analisi e confronto su un tema purtroppo ancora oggi così attuale. Insieme all’Arcivescovo interverranno istituzioni, parti sociali e testimoni.
“Lavorare da morire” è un modo di dire noto. Si riferisce normalmente ad un grosso carico di lavoro che grava su una persona fino a minarne la salute, e questo non è un bene. In altri casi potrebbe anche essere adoperato in senso positivo perché significa che quel determinato lavoro è molto richiesto e chi lavora sa fare bene il suo mestiere e si assume le sue responsabilità.
“Lavorare da morire” può dunque essere detto di un ampio ventaglio di possibilità non tutte eticamente totalmente negative: in ogni caso è sempre bene mettere al centro la persona ed il suo bene a 360°. Fosse anche che uno si ammazza di lavoro perché è molto bravo e volenteroso, resta vero che il lavoro non può totalizzare un’intera esistenza, occorre avere tempo ed energie per le relazioni, lo sport, l’impegno civile, la spiritualità. Ma qui si sta parlando di un altro modo di “lavorare da morire”: del fatto che ancora oggi in Italia si muore, letteralmente, mentre si lavora o mentre ci si sta recando a lavorare e questo è sempre e totalmente inaccettabile.
Sabato 29 ottobre ne parliamo insieme convocati dall’Arcivescovo Matteo Maria Zuppi. Un primo momento sarà di analisi della questione, guidati da alcune domande. Quanto ampio è il numero di coloro che subiscono incidenti mortali sul lavoro e come si fa a contare non solo i lavoratori dipendenti ma anche i liberi professionisti, gli artigiani, i pensionati, coloro che si stanno recando al lavoro? Cosa vive una famiglia che perde un famigliare mentre sta lavorando? In Italia manca una legislazione adeguata, manca l’attuazione, mancano i controlli? E ancora: è una questione solo tecnico-giuridica per addetti ai lavori o è una questione etica, che coinvolge dunque tutta la società civile, non ultima interpella la chiesa e la sua dottrina sociale?
Risponderanno a queste domande Carlo Soricelli, dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro, Marianna Viscardi, madre di una giovane ingegnere morta sul lavoro, Vincenzo Cangemi, ricercatore di diritto del lavoro, d. Matteo Prodi, docente di teologia morale.
Nella seconda parte una tavola rotonda vorrà rispondere all’ultima, cruciale domanda: cosa dobbiamo fare perché questo non accada più? Se nel 2022 in un paese avanzato sia giuridicamente che come organizzazione del lavoro, nel quale tutti, a parole, si dicono interessati alla sicurezza sul lavoro, sono ancora così tanti i casi di infortuni mortali sul lavoro, allora vuol dire che tutti siamo chiamati in causa, tutti abbiamo qualcosa che possiamo ancora fare: istituzioni, sindacati, datori di lavoro, società civile, chiesa.
“Cosa dobbiamo fare?” lo chiederemo, aiutati dal giornalista Marco Bettazzi, a Matteo Zuppi presidente CEI, Vincenzo Colla Assessore regionale al Lavoro, Giovanna Trombetti responsabile Area Sviluppo Economico della Città Metropolitana di Bologna, Andrea Giacominelli Confindustria Bologna, Enrico Bassani CISL Bologna, Michele Bulgarelli FIOM Bologna, Roberto Rinaldi UIL Bologna.
Sabato 29 ottobre dalle 10.00 alle 12.30, nella Cappella Farnese di Palazzo D’Accursio. Ingresso libero fino ad esaurimento posti, è gradita la prenotazione a pastoralesocialelavorobologna@gmail.com
don Paolo Dall’Olio, Direttore Ufficio Pastorale del Lavoro
http://cadutisullavoro.blogspot.it
Trackback dal tuo sito.