Il governo, il popolo e la matematica
La matematica è spesso la bestia nera di molti studenti. Ma pare che sia ostica anche per alcuni politici. Negli ultimi giorni si sono sentite frasi come questa: “un Governo con pieno mandato popolare degli italiani” (Giorgia Meloni).
È opportuno ricordare che nelle recenti elezioni politiche la coalizione di centrodestra ha ricevuto il 44% dei consensi: di fatto una minoranza dei votanti. Soltanto grazie alla vigente legge elettorale i partiti di centrodestra dispongono della maggioranza dei seggi in Parlamento, ma ciò non autorizza a sostenere che si tratta di “pieno mandato popolare”.
A maggior ragione questo va detto se si tiene conto che alle scorse elezioni politiche hanno votato il 64% degli aventi diritto. Il che significa che la coalizione di centrodestra rappresenta soltanto il 28% degli elettori.
Resta poi da segnalare che gli italiani che hanno votato, in realtà hanno eletto i deputati e i senatori, cioè i propri rappresentanti al Parlamento. Il Governo – Costituzione alla mano – non viene mai eletto dal popolo, che di conseguenza non può mai dare un “pieno mandato” per il Governo.
È il caso di sottolineare che non è mai corretto intestarsi la rappresentanza del “popolo”. Quando qualcuno dichiara di aver ricevuto un’investitura dal popolo, dice sempre qualcosa di eccessivo, poiché non è matematicamente possibile. Il tentativo di convogliare il volere del popolo in un unico canale, spesso denota un’intolleranza al dissenso e un disprezzo del pluralismo.
Queste forzature mostrano anche l’emergere di una scarsa cultura costituzionale, perché la democrazia di un popolo non può essere confusa con il potere della maggioranza. La sovranità del popolo si esprime nella ricchezza irriducibile del vivere associato delle cittadine e dei cittadini. Nella lingua inglese il termine “people” è significativamente plurale.
Il costituzionalista Gustavo Zagrebelski nel suo libro “Imparare la democrazia” scrive: «In democrazia nessuna deliberazione ha a che vedere con la ragione o il torto, la verità o l’errore. Non esiste nessuna ragione per sostenere, in generale, che i più vedano meglio, siano più vicini alla verità dei meno. L’essenza della politica democratica, sta di solito non nella maggioranza, ma nelle minoranze che fanno loro il motto “non seguire la maggioranza nel compiere il male”».
La Costituzione fissa le condizioni logiche e di funzionamento della democrazia, sottraendole all’arbitrio della maggioranza. Anche perché la maggioranza non è una condizione di partenza del processo democratico, ma un risultato che può variare per ciascuna decisione presa.
Di conseguenza, ogni politico dovrebbe aver sempre presente il monito di Mark Twain: «Ogni volta che vi trovate sul lato della maggioranza, è il momento di fermarsi a riflettere».
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