Addio sanzioni per le truffe alimentari. Così è a rischio la salute a tavola
Depotenziate le misure e le multe per combattere frodi e contraffazioni.
Il disegno di legge in materia studiato in Commissione alla Camera è naufragato nell’indifferenza generale.
La tutela degli interessi della collettività deve precedere la violazione sennò non serve
C’era già stato colpo di mano nel 2021, con un decreto legislativo del Governo che inopinatamente abrogava l’unico presidio contravvenzionale in materia di disciplina igienica della produzione e vendita di alimenti e bevande. Solo il forte dissenso di una parte della magistratura e l’ascolto sensibile del Presidente della Repubblica aveva consentito di introdurre il necessario correttivo, con l’adozione di un contro-decreto legge a pochi giorni di distanza.
Adesso ci risiamo! A seguito dell’approvazione dello schema di decreto legislativo recante delega al Governo per l’efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa, un nuovo colpo di mano altera profondamente il quadro della disciplina sanzionatoria in materia agroalimentare.
Essa infatti viene privata della necessaria efficacia deterrente, per cui risulta del tutto inadeguata a fronteggiare frodi e contraffazioni in un settore dove la salvaguardia degli interessi fondamentali della salute si intreccia con le esigenze di lealtà delle relazioni di scambio. Di certo una pessima notizia per un Paese già alle prese con gravi problemi.
È vero che, nonostante il lavoro svolto dalle competenti commissioni della Camera dei Deputati, è naufragato, nell’indifferenza generale del Governo, il disegno di legge n. 2427 recante nuove norme in materia di illeciti agroalimentari. Prendiamo atto che non si vuol fa niente per migliorare!
Eppure a tutti, esperti e non esperti, appare ormai chiaro come l’impianto codicistico in materia sia del tutto obsoleto e disarmato rispetto alla realtà economica contemporanea, sempre più allargata ad una scala globale e capace di utilizzare le nuove tecnologie web, con particolare riferimento al ruolo di organizzazioni complesse e alle responsabilità delle persone giuridiche.
Ma ora si esagera! Non solo non si vuol migliorare. Si sceglie di peggiorare anche il poco o niente che si ha. Perché il citato decreto legislativo appena approvato dal Governo assesta un colpo mortale all’efficacia delle sanzioni a tutela della salute e della sicurezza dei traffici giuridici.
La possibile obiezione è che non si tratta di una depenalizzazione, ma di un intervento che aderisce all’idea di una giustizia riparativa, che certamente ha dato buoni risultati in ambito lavoristico, sollecitando ad elidere le conseguenze dei reati a tutela della parte debole del rapporto in modo da ripristinare la continuità delle prestazioni. Ma la risposta all’obiezione è semplice, posto che mancano del tutto uguali ragioni in materia alimentare. Qui infatti il contrasto riguarda reati di pericolo anticipando la tutela in una fase anteriore alla commissione, tanto che diverso è il percorso di accertamento al quale sia chiamato l’organo giudicante.
Senza annoiare chi legge, si tratta di reati di pericolo definito “astratto”, in quanto il pericolo rappresenta la ragione stessa che induce a prevedere una sanzione a tutela (si ribadisce: anticipata) degli interessi della collettività: per cui non è necessario che il pericolo si realizzi in ogni fatto concreto né che venga accertato da un giudice.
Troppo “giuridichese”? Un ragionamento difficile? Ecco allora alcuni facili esempi.
La detenzione per la vendita di un olio extravergine privo delle caratteristiche organolettiche necessarie, e quindi di qualità inferiore, già configura una sanzione. Ma con la nuova disciplina sarà consentito estinguere la contravvenzione con una prescrizione volta a ricondizionare il prodotto, magari aggiungendo un pizzico di olio “buono”.
Altro esempio: poniamo che si rinvenga uno stoccaggio di bottiglie di olio in ambiente non protetto dall’esposizione dalla luce solare, la prescrizione di allestire una nuova vetrina non cancella il pericolo che l’olio sia stato danneggiato da un metodo di conservazione inadeguato a garantire igiene e commestibilità. In sostanza, quando c’è il pericolo che un prodotto sia deteriorato, non basta un “pannicello” prescritto ex post a renderlo non più pericoloso per la salute. Sarebbe anzi pregiudicato l’interesse del consumatore affinché il prodotto giunga sullo scaffale con le cure imposte dalla sua natura, evidenziando una palese violazione dell’osservanza dell’ordine alimentare.
I cittadini, purtroppo già toccati dalla crisi nel portafoglio, non meritano un ulteriore sacrificio.
* Presidente Osservatorio Agromafie di Coldiretti
Fonte: La Stampa, 06/10/2022
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