“Ossi di Seppia”: Tortora, storia di un’ingiustizia
In anteprima su RaiPlay e poi, in seconda serata su Rai3
Le manette strette ai polsi. Lo sguardo incredulo. L’inizio del calvario.
È la lunga storia del più clamoroso caso di “orrore giudiziario” quella raccontata nella seconda puntata di “Ossi di Seppia, quello che ricordiamo”, da martedì 20 settembre su RaiPlay e poi, venerdì 23 settembre in seconda serata su Rai3. Una puntata emozionale che sviscera il dramma, l’umiliazione, la condanna e la battaglia di un uomo, Enzo Tortora, che deve dimostrare la sua innocenza e arrivare all’assoluzione.
Il 17 settembre del 1985, il giornalista e presentatore viene infatti condannato a dieci anni di carcere per traffico di stupefacenti e associazione a delinquere di stampo camorristico. La macchina di giustizia diventa per lui un tritacarne: il suo calvario dura 1768 giorni, dall’arresto alla morte per un tumore.
Voce narrante della puntata è Raffaele Della Valle, amico e avvocato difensore di Tortora. “Nella vicenda di Tortora quello che colpiva quando era in carcere era la sua profonda dignità. Era fiducioso nella giustizia nonostante quello che gli era capitato. Cioè il più grande errore giudiziale della storia del nostro paese. Ma gli errori, o orrori giudiziali, la maggior parte delle volte non vanno ricercati in complotti, vanno ricercati nell’animo umano, nella sua pochezza, nella sua mancanza di cultura e nella sua arroganza…La corte di Appello ha rifatto il processo. Ed è emersa la pochezza delle indagini e la sentenza di assoluzione è stata piena. E la Cassazione l’ha confermata.”
Per il più grande errore della storia giudiziaria italiana nessun colpevole e nessuna conseguenza: i magistrati dell’accusa hanno fatto carriera e i pentiti sono stati scarcerati.
“Ossi di Seppia”, prodotta da 42°Parallelo, è la prima serie “nonfiction” pensata per riconnettere i Milllennials e la Generazione Z con il senso della memoria, attraverso un linguaggio vicino ai giovani.
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