Querela per diffamazione: la scelta infelice del Comune di Abbiategrasso
Una querela per diffamazione. Aggravata. Contro una giornalista freelance, Sara Manisera. Questa è la strada scelta dal Comune di Abbiategrasso per difendere la sua onorabilità. Una scelta che l’Ordine dei giornalisti non può che considerare decisamente inappropriata, sotto tutti i punti di vista.
Cosa è successo? È successo che, in occasione di una premiazione in Calabria, e in diretta Facebook, la collega ha compiuto il suo dovere di giornalista. Ha lanciato l’allarme. «Ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, ho visto le mafie entrare nel comune, negli appalti pubblici, e soprattutto dentro il cemento, perché alle mafie una cosa che piace tanto è il cemento, i centri commerciali, costruire, costruire e costruire».
La Giunta di Abbiategrasso ha interpretato – come è evidente nella delibera – il «comune» come «Comune» e ha deciso di proporre querela per aver «leso gravemente la reputazione della Città di Abbiategrasso, dell’Amministrazione Comunale e degli Uffici Comunali, affermando che questi siano controllati dalle mafie e che gestiscano gli appalti in accordo con queste».
È una decisione grave. È opinione ferma dell’Ordine dei giornalisti che gli enti pubblici debbano rispettare i principi fondamentali della civiltà liberaldemocratica, recepiti dal nostro ordinamento giuridico. La libertà di informazione è il principio che ci sta a cuore, e che è alla base dell’attività e della stessa esistenza dell’ente.
I diritti fondamentali – lo abbiamo già sottolineato in altre occasioni – non sono soltanto norme astratte, da far valere, se e quando è possibile, in un’aula di tribunale. Sono principi che devono dar forma alla convivenza civile e alla vita della Repubblica, e quindi tutte le amministrazioni pubbliche – soprattutto quando sono elettive – sono chiamate per prime a rispettarli nella loro operatività quotidiana.
Imparziali e al servizio della Repubblica e dei suoi cittadini, gli enti pubblici non possono, sotto questo punto di vista, considerarsi pari a un soggetto privato. Anche quando, formalmente, sarebbero legittimati a procedere. Ci sono del resto molti modi, prima di accedere all’arma della querela per diffamazione aggravata per tentare di ripristinare una verità che si ritiene solo parzialmente ricostruita. Lo stesso Ordine – anch’esso ente pubblico – è a disposizione, come luogo per mediazioni informali.
Alla luce di questi principi, rende ancora più grave la scelta della Giunta l’irrazionalità delle deduzioni dalle parole della collega, che non ha parlato di un Comune controllato dalle mafie, ma solo di organizzazioni criminali in cerca di spazi. La questione sollevata, quella delle infiltrazioni della criminalità organizzata, non è inoltre di quelle che possano essere affrontate in termini di onorabilità delle persone e delle istituzioni. Ben altri temi, decisamente bipartisan perché riguardano la sicurezza dei cittadini e il buon andamento dell’amministrazione, sono qui in gioco; e l’allarme lanciato, in qualsiasi forma, da parte di una giornalista attiva sul territorio, impone di essere preso sul serio.
Anche su un piano formale, in ogni caso, è opinione ferma del nostro ordinamento giuridico che gli strumenti messi a disposizione dei cittadini privati e, a maggior ragione, delle amministrazioni pubbliche per tutelare la loro onorabilità incontrano limiti invalicabili.
Importanti sono i principi espressi dalla Corte di giustizia europea. Gli Stati – e quindi tutte le sue articolazioni – devono «evitare […] di adottare misure in grado di dissuadere i media a ricoprire il loro ruolo di lanciare allarmi al pubblico in caso di abusi apparenti o ipotizzati del potere pubblico». (in particolare Cumpănă e Mazăre contro Romania). Val la pena di ricordare in via generale – anche se il principio non è rilevante in questo caso – che la protezione della libertà dei giornalisti da parte della Corte di giustizia è molto ampia. «La libertà giornalistica – ha spiegato la Corte nei casi Prager et Oberschlick contro l’Austria, Thoma contro il Lussemburgo, e Belpietro contro Italia – comprende anche il ricorso possibile a una certa dose di esagerazione, e persino di provocazione».
L’Ordine dei giornalisti della Lombardia chiede quindi alla Giunta comunale di Abbiategrasso di rinunciare alla querela deliberata.
Ordine dei giornalisti della Lombardia
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“Denunciata dal Comune di Abbiategrasso perché ho parlato di mafia”
Articolo21 si schiera contro l’azione legale vessatoria contro Sara Manisera
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Lei @SaraManisera parla di #mafia,loro la denunciano,ci risiamo con il danno di immagine? #abbiategrasso @Artventuno @FnsiSocial @danilodebiasio @TgrRaiLombardia @radiopopmilano @maurobiani @CarloVerdelli @andreapurgatori @libera_annclm @fanpage @RaiNews.— Beppe Giulietti (@BeppeGiulietti) September 14, 2022
#Liberainformazione aderisce all'iniziativa di @Artventuno che si schiera contro l’azione legale vessatoria del Comune di #Abbiategrasso contro la giornalista @SaraManisera @Art21L @ALG_Lombarda @ODG_CNOG @BeppeGiulietti @danilodebiasio @scrivosempre https://t.co/9RfoCgRuQK
— Libera Informazione (@liberainfo) September 15, 2022
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