A 12 giorni dal voto: prezzi alle stelle, disuguaglianze in crescita, lavoro povero e futuro precario
Mancano attenzione e proposte efficaci per evitare che a pagare il prezzo della crisi e della guerra sia la maggioranza del Paese.
L’aumento senza precedenti dei prezzi dell’energia sta mettendo in ginocchio la maggioranza della popolazione costretta a pagare bollette triplicate, mentre c’è chi ha consentito dal Governo che venissero fatti mostruosi profitti speculando sulla guerra.
La Fondazione Di Vittorio denuncia come sono 9,1 milioni le persone disoccupate, povere e precarie in Italia, mentre l’OCSE ci avverte che i salari nel nostro Paese, già tra i più bassi in Europa, caleranno ancora. La nostra condizione materiale ed esistenziale non è stata mai così drammatica nella storia della Repubblica.
In assenza di interventi e di cambiamenti di rotta la situazione nei prossimi mesi rischia di essere catastrofica, considerata l’instabilità politica internazionale e i venti di guerra che soffiano nel nostro continente. Ma la situazione che viviamo e il contesto internazionale drammatico, carico delle sue conseguenze, non sembrano interessare i principali schieramenti che si candidano a guidare il Paese alle prossime elezioni del 25 settembre.
Mancano pochi giorni alla fine di una campagna elettorale che rischia di essere ricordata unicamente per l’assenza totale di ascolto e confronto sulle proposte politiche necessarie a tirare fuori il Paese da una situazione drammatica. Mancano i temi reali, il confronto con le realtà sociali, i cittadini e le cittadine, l’ascolto delle proposte in grado di migliorare la nostra condizione materiale ed esistenziale, impegni concreti che ci facciano guardare al futuro con speranza e non con ansia e paura. L’unica cosa chiara a tutti è che la crisi iniziata con le politiche di austerità, allargata dalla pandemia e dall’assenza di risposte efficaci, esplosa con la guerra e con l’arruolamento nel conflitto di quasi tutta la politica italiana, la stanno pagando ceti popolari e medi, mentre si arricchiscono solo le élite economiche e finanziarie e le mafie.
Rincari e inflazione, precarietà e salari da fame, povertà ed esclusione sociale, mancata riconversione ecologica delle attività produttive e della filiera energetica, attacco ai principi costituzionali e all’unità della Repubblica attraverso il DDL sull’autonomia differenziata, mafie sempre più forti e aumento della corruzione, guerra in Ucraina. Sono questi i problemi prioritari da affrontare e risolvere subito.
Su questi punti le reti sociali, la cittadinanza attiva, i movimenti e le associazioni, da tempo hanno elaborato analisi e proposte utili al Paese che continuano a essere ignorate.
Ascoltare, curare, riconvertire. Sono questi i tre verbi che chiediamo alla politica di utilizzare per sconfiggere la pandemia delle disuguaglianze.
5 novembre in piazza_Le proposte
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