Omicidio Beppe Alfano: “Confermata la verità sul mandante”
La Corte d’Appello di Reggio Calabria – presidente Leonardo, a latere, Trapani e Jacinto – ha depositato i motivi della sentenza con cui lo scorso 31 marzo aveva rigettato la richiesta di revisione del processo proposta dal mandante dell’omicidio del giornalista Giuseppe Alfano, il boss mafioso di Barcellona Pozzo di Gotto, Giuseppe Gullotti, condannato definitivamente a 30 anni di reclusione il 22 marzo del 1999. La famiglia Alfano è assistita dall’avvocato Fabio Repici.
“La sentenza dei giudici di Reggio Calabria conforta – ha detto all’AGI Sonia Alfano, figlia del coraggioso giornalista – e conferma una verità giudiziaria su Gullotti nella veste di mandante”.
Infatti, si legge nella sentenza dei magistrati reggini, “le nuove prove esposte non appaiono né rilevanti, né dirimenti ai fini della revisione della sentenza di condanna, non potendo in alcun modo portare alla disarticolazione del ragionamento seguito dai giudici di merito”.
Sul punto, Sonia Alfano pone numerosi interrogativi: “È necessario conoscere come si sia arrivati alla decisione di chiedere la revisione del processo per l’omicidio di mio padre. È stata utilizzata la sola affermazione di Giovanni Brusca secondo cui Gullotti non gli chiese l’autorizzazione durante un summit a San Giuseppe Jato per uccidere mio padre, episodio invece totalmente confermato da Di Matteo, presente all’incontro negato da Brusca. Perché Brusca è rimasto in silenzio per oltre venti anni sull’omicidio di mio padre, per poi pronunciarsi in maniera tale da innescare la procedura che ha dato corso alla richiesta di revisione del processo? C’è forse una regia dietro le sue affermazioni che sta tentando di proteggere il “sistema” che ha deciso la condanna a morte di mio padre? È doloroso anche ammettere – sottolinea ancora Sonia Alfano – che ci siano stati taluni livelli della giustizia italiana che si siano prestati al gioco che per tre anni ci ha riaperto ferite dolorose. Quello che intendo dire è che l’inchiesta sulla morte di mio padre, sullo sfondo, continua ad evidenziare un sistema politico-istituzionale torbido e senza volto, ma che è conclamato, che ha cercato di smontare, fino all’ultimo, una verità processuale conclamata”.
Giuseppe Alfano fu assassinato l’8 gennaio del 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto, nel Messinese, da Antonino Merlino con tre colpi esplosi da una pistola calibro 22.
Cosa nostra aveva anche tentato di corromperlo promettendogli 40 milioni di vecchie lire, che il giornalista rifiutò, per porre fine alle sue inchieste pubblicate sul quotidiano La Sicilia, per amore della verità e per rispetto verso i suoi concittadini, angariati e sottoposti alle violenze della mafia.
Fonte: Articolo 21, 02/09/2022
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