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Calabria, a Polsi una tavola rotonda delle ‘armate’ della legalità contro la mafia

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Organizzata da Famiglia Cristiana nell’ambito delle iniziative per i 90 anni della pubblicazione, alla giornata hanno preso parte rappresentanti della chiesa, delle istituzioni, della scuola, del mondo dell’educazione e della cultura. Il loro messaggio nel racconto del condirettore del settimanale, Luciano Regolo.

Polsi, il paese della Calabria un tempo sede degli incontri della ‘ndrangheta, diventa simbolo di riscatto con una giornata di approfondimento sulla criminalità organizzata. Ne dà notizia sul sito web di Famiglia Cristiana il condirettore Luciano Regolo, presente all’incontro, organizzato – lo scorso 30 agosto – nell’ambito delle iniziative per i novant’anni del settimanale, con padre Stefano Cecchin, presidente della Pontificia Academia Mariana Internationalis; Nando Dalla Chiesa; l’ex presidente della commissione Antimafia Rosy Bindi; Luigi Ciotti; Giuseppe Lombardo, procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria.

Chiesa, istituzioni, scuola, educazione, cultura. È necessaria una collaborazione di tutte queste componenti per sconfiggere la mafia e introdurre una vera cultura della legalità. Questo il messaggio emerso dalla giornata di incontri dedicati alla legalità nel santuario della Madonna della Montagna, posto simbolico della Calabria, dove un tempo avvenivano summit della ‘ndrangheta e oggi è invece luogo di riscatto civile.

Padre Stefano Cecchin – riporta Regolo – ha ricordato l’impegno del Dipartimento “Liberare Maria dalle mafie”, al quale collaborano diverse forze e soggetti proprio per depurare ogni forma di devozione mariana da possibili influenze mafiose e dagli “inchini” delle statue, nelle processioni, davanti alle dimore dei boss, e ha sottolineato come vada «riportata la vera figura di Maria nella sua giusta dimensione, Maria non è la donna sottomessa che obbedisce silenziosa e accetta la morte del figlio passivamente, ma è la donna che ha coraggio di dire il suo sì al momento dell’Annunciazione e anche il coraggio di rincuorare gli apostoli nell’attesa della Risurrezione, quando erano nascosti per paura e temevano il peggio. Maria è donna di coraggio, di speranza e di giustizia».

Nando Dalla Chiesa, figlio del generale assassinato il 3 settembre 1982 a Palermo, assieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo, oltre a ricordare i quarant’anni dell’eccidio del padre e il suo impegno contro il terrorismo e la mafia, ha evidenziato la necessità di «insistere ancora sul concetto di educazione, posto che in molte università sono tanto seguiti i corsi relativi alla storia della criminalità, alla sociologia del fenomeno mafioso ma sono invece poco affollati quelli dedicati all’educazione alla legalità, quasi fosse una sorta di impegno moralistico, etico, non invece formativo come lo intendeva il Prefetto di Palermo o altri grandi protagonisti della lotta alla criminalità come Paolo Borsellino».

Il procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo ha analizzato l’evoluzione all’interno del fenomeno mafioso del distacco dai simbolismi mafiosi apparenti (e quindi dalle influenze mafiose classiche), come quelli nel campo devozionale, avvertendo che «siamo di fronte al rischio di una vera e propria globalizzazione mafiosa», pericolo da arginare – ha aggiunto – ricorrendo a una sana comunicazione.

Alle sue parole si è riagganciata Rosy Bindi che, collegata online, ha ribadito «l’importanza della formazione e della comunicazione nel combattere le mafie». Occorre che «se ne parli nelle scuole senza essere accusati di fare politica», ha aggiunto l’ex presidente della commissione Antimafia che ha poi ricordato il recente documento della Conferenza episcopale calabrese di vera e propria mobilitazione contro l’illegalità, elogiando in particolare le scelte del vescovo Oliva e del nuovo rettore di Polsi.

È partito dalle parole di papa Francesco don Ciotti, che ha osservato come «davanti a certe situazioni di non chiara opposizione anche in seno alla chiesa, bisogna studiarne le cause e qualche volte dare spazio a una sana vergogna». Il fondatore di Libera ha quindi rimarcato la distinzione tra la legalità «impegno di tutti» e la giustizia, che è l’obiettivo cui bisogna tendere, e rimarcato l’esigenza di «morire a una certa cultura fatta di silenzi o mancato coraggio, per rigenerarsi e se non lo si fa si rischia la degenerazione».

Al condirettore Luciano Regolo il compito di spiegare come, di concerto con il direttore di Famiglia Cristiana Stefano Stimamiglio, si è pensato di rendere gli incontri legati al 90° anno della rivista un’occasione rivolta al futuro e quindi propositiva per aggregare idee nei vari territori, come fatto a Polsi. Papa Francesco ha invitato Famiglia Cristiana a non essere «autoreferenziale e guardare avanti» e tutti gli operatori della comunicazione a «consumare le scarpe» andando in giro per ascoltare le difficoltà dai diretti interessati. «In Calabria l’omertà pesa ancora sulla stampa e casi del passato come quello della grave censura subita nel 2014 dall’Ora della Calabria ne sono un esempio eclatante», scrive Regolo.

Al termine del dibattito, moderato da Annachiara Valle, giornalista e autrice di vari volumi sulla lotta alla criminalità, e aperto dal saluto del rettore del santuario, il vescovo Oliva ha ringraziato Famiglia Cristiana per la giornata e invitato a proseguire la sinergia anche per il futuro.

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