Ucraina: meno appeal a Washington e fronte segreto interno per la pace
Negli Stati Uniti si intensificano le critiche e i dubbi sulla credibilità del governo ucraino e del presidente Zelensky mentre sempre più spesso viene sottolineato come l’Ucraina non incarni certo quei valori di libertà e democrazia che l’Occidente si vanta di voler difendere. Tra smentite e reticenze, sembra che qualcosa si stia muovendo anche in casa per portare all’interruzione delle ostilità almeno in alcune zone del paese. Le divisioni nel cerchio magico di Zelensky.
Crisi di sfiducia Usa-Kiev
A inizio agosto sul New York Times, Thomas L. Friedman denunciava la profonda crisi tra l’amministrazione Biden e il presidente ucraino. «Una profonda sfiducia tra Biden e Zelensky, molto più grande di quanto venga riportato pubblicamente».
Tanti elementi a volte apparentemente piccoli, a fare somma pesante. Dal licenziamento del procuratore generale ucraino e del numero uno del servizio segreti interni SBU, al servizio fotografico e l’intervista alla moglie di Zelensky su Vogue. Troppa presenza su poca sostanza sembra aver indispettito molti americani che finanziano l’Ucraina e il suo leader.
Buoni in gara con i Cattivi
Problemi di democrazia e i diritti umani e civili nell’Ucraina di Zelensky noti da tempo che emergono via via adesso, con lo sfumare della forzatura propagandistica iniziale del ‘tutto buoni’, ‘tutto cattivi’.
Il ‘Country Reports on Human Rights Practices’ del Dipartimento di Stato Usa denunciava da tempo «uccisioni illegali o arbitrarie, casi di tortura e trattamento disumano dei carcerati, condizioni carcerarie dure e pericolose, arresti o detenzioni arbitrarie, gravi problemi con l’indipendenza della magistratura, gravi restrizioni alla libertà di espressione e ai media, gravi restrizioni alla libertà di Internet, respingimento di rifugiati in Paesi in cui la loro vita o le loro libertà sarebbero in pericolo, gravi atti di corruzione».
Escalation non solo militare
In Ucraina intanto, secondo Dorella Cianci, Limes, sarebbe in corso una doppia escalation: «quella della violenza sul campo e quella della tensione invisibile e degli episodi di reticenza interna». Ora prevale l’alta attenzione intorno alle centrali nucleari, ma il capitolo della pace è silenzioso. «Secretato o dimenticato? La differenza è tutta lì».
Qualcosa si muove nelle trattative sullo scambio dei prigionieri, ma non è tutto qui. Quel che non si cita deriva dalla paura delle epurazioni. Da Kiev a Kharkiv, e non solo, si sente citare il cosiddetto «fronte segreto per la pace», in dissenso con il governo di Volodymyr Zelens’kyj.
«Fronte segreto per la pace»
Da chi è composto questo fronte? Difficile dirlo se non pericoloso perché spesso si tratta di personaggi anche molto noti all’interno del «cerchio magico» del presidente ucraino.
«Dal campo si raccolgono smentite e reticenze, poi dichiarazioni a mezza bocca che lasciano sempre più intendere come qualcosa di non rivelabile si stia muovendo, in maniera lenta e cauta», afferma Daniela Cianci. Alcune informazioni sono venute fuori nel colloquio ufficioso con il capo della polizia di Kiev e, in parte, con il governatore dell’oblast’ di Luhans’k Serhiy Haidai, all’indomani della caduta di gran parte della regione.
Fazioni politiche interne al governo
Esistono i fedelissimi di Zelensky, i quali chiedono ancora caccia multiruolo di tipo occidentale (intercettori e d’attacco), come dichiarato da Yuriy Ignat del Comando Aeronautico delle Forze armate ucraine.
Poi gli esponenti del cerchio magico del potere centrale che tentano di prendere contatto – senza l’assenso del presidente – con una parte d’Europa che non è favorevole a questa guerra d’invasione, ma cerca di immaginare una pace «a zone» prima che arrivi l’inverno e che l’Ucraina subisca ulteriori devastazioni,
Questa pace a zone, che riguarderebbe le aree di Kiev e Kharkiv, richiederebbe agli ucraini di digerire soluzioni dolorose, che metterebbero in imbarazzo Zelensky dinanzi al suo popolo stremato e decimato.
Le divisioni nel Cerchio magico
Zelensky rispetto al «fronte segreto», di cui inevitabilmente era a conoscenza. Il metodo ideato da Kiev è ormai noto. Prima, la procuratrice generale dell’Ucraina, Iryna Venediktova, accusata di tradimento. Stessa sorte è toccata al direttore del Servizio di sicurezza (Sbu) Ivan Bakanov.
Poi l’accelerazione che ha portato all’accusa di 200 persone, fra cui intellettuali dell’Università di Kharkiv, una delle più prestigiose del paese. Finiti nel calderone dei traditori docenti che fra marzo e giugno hanno tenuto lezioni da garage e bunker, mettendo a punto una difficile didattica a distanza.
Tutti politici corrotti da Mosca?
Difficile da ipotizzare, soprattutto quando a smentirlo sono fonti dirette. I sospettati di pseudo-tradimento sono aumentati e in realtà, esiste un’intera generazione ucraina totalmente decapitata, conclude l’attenta analista.
«Di certo nel bel mezzo della guerra non si possono tirare le somme. Oltre i numeri (incerti) delle vittime, senza abbandonarsi a semplificazioni e senza dimenticare l’evidente ingiustizia subita dall’Ucraina con l’aggressione russa, è quasi inevitabile chiedersi dove sia il limite per gli ucraini».
Il limite di Putin non esiste, perché questa aggressione è destinata a sciogliersi in una guerra lenta, dai contorni volutamente sfumati. Esiste, invece, il limite di Zelensky?
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