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Favole elettorali

Rocco Artifoni il . Diritti, Economia, Istituzioni, L'analisi, Politica, Società

Favole. Questa è l’unica parola che mi è venuta in mente dopo aver letto “Per l’Italia”, le otto cartelle dell’Accordo quadro di programma per un Governo di centrodestra.

Perché si tratta di un impressionante elenco della spesa, senza che si dica dove trovare le risorse necessarie. Anzi, con la prospettiva di diminuire le attuali entrate.

Infatti, sul fronte delle uscite si propone: allineamento alla media europea della spesa pubblica per infanzia e famiglia; piano di sostegno alla natalità, prevedendo anche asili nido gratuiti; aumento dell’assegno unico e universale; sostegno concreto alle famiglie con disabili a carico; adeguamento dell’organico e delle dotazioni delle Forze dell’Ordine e dei Vigili del Fuoco; riqualificazione di quartieri, edifici, stazioni, strade e parchi in stato di degrado e di illegalità diffusa; incremento dell’organico di medici e operatori sanitari; incentivi all’imprenditoria femminile e giovanile; innalzamento delle pensioni minime, sociali e di invalidità; piano straordinario di riqualificazione delle periferie, anche attraverso il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica; programma straordinario di resilienza delle aree a rischio dissesto idrogeologico con interventi mirati; rimboschimento e piantumazione di alberi sull’intero territorio nazionale; piano per l’eliminazione del precariato del personale docente e investimento nella formazione e aggiornamento dei docenti; allineamento ai parametri europei degli investimenti nella ricerca; programma di investimento e potenziamento dell’impiantistica sportiva, anche scolastica e universitaria; ecc.

Si tratta, come è evidente, di costi notevoli, di parecchie decine di miliardi di euro. A logica, dovendo trovare le risorse necessarie per questi investimenti, ci si aspetterebbe un incremento delle entrate.

E invece queste sono le intenzioni: riduzione della pressione fiscale per famiglie, imprese e lavoratori autonomi; abolizione dei micro tributi; politiche fiscali ispirate al principio del “chi più assume, meno paga”; estensione della flat tax per le partite IVA fino a 100.000 euro di fatturato, con la prospettiva di ulteriore ampliamento per famiglie e imprese; riduzione dell’aliquota IVA sui prodotti e servizi per l’infanzia; estensione prestazioni medico sanitarie esenti da ticket; taglio del cuneo fiscale in favore di imprese e lavoratori; interventi sull’IVA per calmierare i prezzi dei beni di prima necessità e ampliamento della platea dei beni con IVA ridotta; riduzione IVA sui prodotti energetici; defiscalizzazione e incentivazione del welfare aziendale, anche attraverso detassazione e decontribuzione premi di produzione e buoni energia; decontribuzione per il lavoro femminile, gli under-35, i disabili, e per le assunzioni nelle zone svantaggiate; ecc.

In sintesi, il programma di governo del centrodestra è semplice: aumentare le spese e diminuire le tasse.

Il risultato inevitabile dovrebbe essere un bilancio che chiude in rosso, con un forte aumento del deficit. Il che significa incrementare ulteriormente il già eccessivo debito pubblico dell’Italia.

A proposito: il programma del centrodestra è composto da 15 capitoli e da 149 punti o proposte, ma da nessuna parte compaiono le parole deficit o debito. Come se l’Italia non avesse questo problema. Tanto più che gli interessi sui titoli di stato sono in aumento.

Alcide De Gasperi diceva: “Cercate di promettere un po’ meno di quello che pensate di realizzare se vinceste le elezioni”. Invece, nelle campagne elettorali spesso capita di sentire promesse che non si possono mantenere. Ma ciò non significa che sia tollerabile ed accettabile. Votare per il Parlamento è una cosa seria. E la Costituzione stabilisce che “ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte” (art. 81) e che “le pubbliche amministrazioni, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione europea, assicurano l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico” (art. 97).

Un poeta ha scritto che da piccoli ci raccontano molte favole, ma che da grandi conosciamo tutte le favole…

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