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Solidarietà con i figli di Borsellino, per ottenere verità e giustizia in nome di Paolo

Jole Garuti * il . Giustizia, Lombardia, Mafie, Memoria

“Il fresco profumo di libertà” è una espressione molto significativa usata da Borsellino.

È però necessario anzitutto pensare a Paolo Borsellino come uomo, e alla sua personalità.

Paolo è stato sensibile ai sentimenti e agli stati d’animo di chi gli stava vicino, fossero i figli o fossero i magistrati che lavoravano con lui.

Ieri a Palazzo di Giustizia in occasione dello spettacolo ‘La stanza di Agnese’ centrato sulla figura della moglie, ci si è collegati con Alessandra Camassa che da Trapani ha illuminato la figura di Paolo nei suoi rapporti con i giovani magistrati che lavoravano con lui e ne ha sottolineato l’atteggiamento paterno.

È illuminante allora ricordare come è stato paterno, come ha capito e trattato Rita Atria, una ragazza di Partanna che si era rivolta a lui dopo che la mafia le aveva ucciso il padre e il fratello. Rita, imbevuta di cultura mafiosa, ha saputo chiedere aiuto alle istituzioni e ha trovato in Paolo un uomo che proprio come un padre l’ha capita, protetta, rassicurata. Il loro rapporto è diventato così intenso che dopo la morte di Paolo Rita non è più riuscita a vivere.

Con i suoi figli Paolo era un padre molto affettuoso. Nino Caponnetto ha detto che negli ultimi giorni, dopo aver saputo che era arrivato a Palermo il tritolo per ucciderlo, lui cercava di stare il più lontano possibile dai figli perché soffrissero di meno quando lui non ci sarebbe stato più. La presenza costante della morte aleggiava su di loro. Infatti Giovanni Falcone aveva deciso di non avere figli per non lasciare orfani …

Occorre avere presente gli stati d’animo di questi magistrati che lottano contro la mafia nonostante le drammatiche ripercussioni sulla loro vita familiare.

Solo la fatidica domenica, l’ultima, Paolo l’ha passata con i figli: ha telefonato a Fiammetta, che era in Tailandia, è stato con Manfredi, che sarebbe poi diventato commissario di polizia, con tutti loro.

L’affetto tra Lucia, Manfredi e Fiammetta è diventato più intenso dopo il 19 luglio e ha permesso loro di reagire con dignità alla mancanza di verità e giustizia che lo Stato ha determinato con i 4 processi sulla morte di Borsellino e degli agenti che lo scortavano, ma soprattutto con il più terribile depistaggio della storia italiana che è stato creato. Il depistaggio era necessario per coprire la realtà dei fatti.

Non sono state fatte le indagini necessarie e dovute: il primo elemento è il non aver chiamato Paolo a testimoniare alla Procura di Caltanissetta sulla morte di Falcone, a proposito della quale aveva detto apertamente, nel suo ultimo discorso pubblico, di avere importanti notizie da comunicare. Aver tenuto Paolo fuori dalle indagini sulla morte di Falcone è il primo segnale della volontà di non cercare la verità.

Inoltre nelle testimonianze di funzionari e personalità istituzionali si rileva una omertà simile a quella mafiosa. I ‘non ricordo’ e le discordanze sono frequenti.

Basta pensare ai tentennamenti e alla vacuità della memoria di chi è stato interrogato sulla Agenda rossa, di chi come Ayala dice solo di avere avuto in mano la borsa ma non sa spiegare come l’ha avuta e che ne ha fatto. Data l’importanza della Agenda rossa su cui Paolo era solito scrivere riflessioni e fatti, incontri e anche ipotesi di futuri avvenimenti, bene ha fatto il fratello Salvatore a creare l’associazione nazionale delle Agende rosse, dedicata a tutto ciò che la concerne.

Saveria Antiochia diceva che verità è parola terribile, come giustizia. E che verità e giustizia devono procedere in simbiosi. A proposito della strage di Capaci Saveria nel 1993 in Tv affermò che la morte di Falcone non era solo mafia. Lo stesso si può affermare oggi per la strage di via d’Amelio.

Così pensano anche i figli di Paolo.

Come cittadini siamo delusi e indignati per quanto è accaduto in questi trent’anni. Dopo la assurda accettazione della testimonianza di un balordo di periferia quale Vincenzo Scarantino e la condanna all’ergastolo o a pene gravi di ben 11 imputati è stato necessario che apparisse sulla scena giudiziaria Gaspare Spatuzza, un vero pentito deciso a rivelare la verità, che ha permesso la liberazione dei condannati.

Purtroppo gli errori della magistratura continuano. Pochi giorni fa sono stati assolti per prescrizione o perché il fatto non sussiste tre poliziotti autori della costruzione della falsa testimonianza di Scarantino. Perché? Vero è che le sentenze si rispettano e che bisogna attendere di conoscere le motivazioni, ma francamente è difficile ipotizzare quali possano essere tali motivazioni.

È incomprensibile per la nostra coscienza.

È logico che i figli di Paolo abbiano deciso di non partecipare più alle commemorazioni ufficiali, a fianco dei rappresentanti di uno stato che non cerca la verità e non fa giustizia. Anche Rita Borsellino, da molti anni, aveva deciso di impedire le commemorazioni sotto casa sua, in via D’Amelio, e per questo aveva organizzato la mattina del 19 luglio giochi e attività di bambini nella via, intorno all’ulivo piantato come simbolo di pace nel cratere formato dalla esplosione.

Mi chiedo che cosa si possa fare per invertire questa situazione che suona ipocrita e per arrivare alla verità.

Nel 1980 Pio La Torre deputato aveva preparato il progetto di legge del 416 bis ma era rimasto molti mesi in un cassetto del Parlamento. Solo la mafia ne aveva compreso l’importanza e quindi lo aveva ucciso il 30 aprile 1982.

Il governo aveva inviato il generale Dalla Chiesa a Palermo con promesse vacue di pieni poteri. Quando Cosa Nostra lo uccise, con la moglie Emanuela e l’agente di scorta Domenico Russo, il 3 settembre 1982, il paese intero si infiammò di indignazione e in soli 10 giorni il Parlamento riscoprì il progetto di La Torre e emanò la legge 646, che diede inizio al 416 bis.

Mi chiedo se dovremmo mobilitarci anche noi, ora, in solidarietà con i figli di Borsellino, per ottenere per loro e per noi tutti verità e giustizia, per cambiare la realtà malata in cui siamo costretti a vivere.

Pensiamoci. È una idea che può crescere nelle associazioni antimafia di tutto il Paese e nelle comunità sinceramente democratiche. Per ottenere verità e giustizia, in nome di Paolo.

* Centro studi e documentazione Saveria Antiochia Omicron (Sao). Pubblichiamo il testo dell’intervento pronunciato nel corso della manifestazione “Il fresco profumo di libertà” il 19 luglio 2022 in via Benedetto Marcello a Milano.

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Milano 19 luglio 2022: “Il fresco profumo di libertà”

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