A Napoli impressionante escalation di violenze e criminalità minorile
Non possiamo ancora parlare di situazione fuori controllo in diverse città relativamente alla sicurezza pubblica ma certamente, continuando di questo passo, il rischio di incontrollabilità è concreto.
Il mese volge al termine con una serie di fatti di straordinaria violenza e di strafottenza delinquenziale che lasciano sgomenti. Così, a Cetraro (Cosenza) dove un killer cerca di uccidere un uomo a bordo della sua auto usando un kalashnikov; a Grosseto dove, per la terza volta in un mese, un bar è preso d’assalto da ladri che non esitano a far uso di un’accetta per penetrare nel locale; a Villaricca (Napoli), dove al termine di una sparatoria con gli agenti di polizia vengono arrestati tre uomini ed ancora a Napoli dove non si contano più le risse, gli scippi, gli accoltellamenti, le “stese” da parte di giovani, in particolare su lungomare e in alcuni quartieri.
A Napoli e nel suo esteso hinterland, la questione urbana, la questione minorile e quella criminale si intrecciano inestricabilmente e sono la spia tragica di una irrisolta questione sociale.
Una situazione a dir poco drammatica che va avanti da molti anni e sulla quale aveva acceso nuovamente i riflettori la stessa Commissione parlamentare Antimafia nella relazione conclusiva di fine Legislatura (Febbraio 2018) quando annotava che “non esiste a Napoli una separazione netta di spazi, di età, di attività, di ambienti sociali tra violenza minorile e criminalità camorristica. I minori sono l’esercito di riserva permanente a cui la criminalità maggiore attinge”.
È la qualità del vivere urbano a determinare la qualità della scelta di vita e a Napoli non è una novità che fenomeni di maggiore marginalità provengano da determinate periferie, dove la qualità del vivere è estremamente degradata e dove l’“acculturazione illegale” in strada e in famiglia comincia molto presto se “a 13 anni si ha già come modello di vita il camorrista del quartiere” (rel. cit. Commissione Antimafia), una persona che attraverso l’illegalità si arricchisce e conta.
Ed è un’amara riflessione quella della Commissione nel punto in cui si annota che “sul mercato napoletano si confrontano possibilità di fatica senza grandi guadagni e opportunità di ricchezza senza grande fatica” dove il mercato illegale è dinamico ed effervescente e propone guadagni di gran lunga migliori rispetto a quello legale meno elastico ed espansivo.
Triste la riflessione finale della relazione laddove la Commissione nella sua indagine ha rilevato unanimità nella individuazione del rapporto di causa ed effetto “tra il degrado sociale, familiare, ambientale, scolastico, culturale in cui versano i contesti da cui provengono questi minorenni e la devianza, la via del delitto su cui inarrestabilmente si incamminano destinati a incontrare il carcere o la morte”.
Un’emergenza assoluta, dunque, la crescita della presenza dei minorenni nelle attività delinquenziali del crimine organizzato e non, tanto che a Napoli e provincia si segnalano per il maggior numero di minorenni coinvolti in processi per associazione mafiosa.
E nel carcere dell’isola di Nisida (istituto minorile visitato un paio di settimane fa dal presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato) che ospita circa l’80% dei minori dell’area napoletana, emerge uno spaccato significativo sul rapporto tra camorra e minori.
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Il pericolo che la violenza diventi lo stile di vita di molti giovani
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