Milano, nuovamente bruciata la panchina dedicata a Lea Garofalo
Ancora una volta la panchina dedicata a Lea Garofalo è stata bruciata in Piazza Prealpi a Milano.
È un odio e un contrasto che supera ogni aspettativa. È chiaro che la panchina di Lea è un affronto per la criminalità organizzata e per il mondo del traffico di stupefacenti.
Quel luogo, per tanto tempo ignorato, è il simbolo di una vendetta ‘ndraghetista riuscita e tale deve rimanere per essere monito per chi si vuole ribellare, è il simbolo di una riaffermazione di potere, di un ristabilimento di gerarchie.
Gli ‘ndranghetisti possono subire il carcere e la condanna, ma non accettano che quella zona dell’appartamento dove è stata uccisa e torturata Lea Garofalo diventi simbolo di riscatto da un destino presentato come naturale e inesorabile per le donne delle famiglie dei clan.
E necessario che si predispongano strumenti e controllo rigorosi, anche le telecamere e che quella zona e quell’appartamento diventino luogo pubblico della narrazione di Milano, esempio di liberazione, di rifiuto della convivenza e dell’indifferenza.
Tutta la città, le istituzioni dovrebbero sentire questo impegno come una posta in gioco che coinvolge la libertà di tutti.
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Lea la donna che spaventa la ’ndrangheta (pure da morta): in fiamme la targa a Milano
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