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Italia: il consorzio MFRR chiede le scuse della DIA per la perquisizione a Report

MFRR (Media Freedom Rapid Response) il . Criminalità, Forze dell'Ordine, Informazione, Internazionale, Mafie

Esprimono seria preoccupazione per l’accaduto e invitano la Direzione investigativa antimafia a rispettare in futuro i principi della libertà di stampa tra cui la riservatezza delle fonti e il segreto professionale: i partner del Media Freedom Rapid Response, MFRR, reagiscono con fermezza alla notizia delle perquisizioni subite dalla redazione di Report e da Paolo Mondani a casa sua

Il consorzio – che poco più di un mese fa è stato in Italia in visita ufficiale – si unisce alla FNSI, al sindacato giornalisti RAI e all’Ordine dei Giornalisti nel ribadire quanto allarmante sia stato l’operato della DIA e della Guardia di Finanza il 24 maggio scorso, con la confisca di computer e telefoni di giornalisti. “Tali perquisizioni mettono in grave pericolo la tutela delle prerogative giornalistiche”, osservano i partner in un comunicato diffuso oggi.

Pur apprezzando la decisione della direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta di revocare il provvedimento, resta la preoccupazione che l’accaduto sia un ulteriore esempio della mancanza di rispetto per la riservatezza delle fonti giornalistiche da parte delle autorità statali in Italia, un diritto che è tutelato sia dalla legislazione nazionale sia dalla giurisprudenza della Corte europea per i diritti umani.

Nel comunicato di MFRR si ripercorre la vicenda, citando anche i contenuti della puntata di Report di lunedì scorso e ricordando come le spiegazioni della DIA abbiano chiarito che le perquisizioni facevano parte di un’inchiesta più ampia sulla strage di Capaci, cercando di individuare la fonte della fuga di notizie. Ma pur riconoscendo l’importanza dell’attività della DIA e delle autorità statali nel cercare di ripristinare la verità storica su quei fatti, la fretta delle perquisizioni indica una decisa sproporzione e ha chiaramente violato il diritto alla riservatezza delle fonti. Anche perché la redazione di Report aveva già dichiarato di voler collaborare alle indagini.

“Le implicazioni delle perquisizioni sono molto serie”, argomentano i partner di MFRR. La tutela delle fonti e degli informatori è una delle condizioni basilari della libertà di stampa e deve essere trattata con la massima cautela. La violazione di tali principi inoltre avrebbe un effetto deterrente sulla volontà di altre fonti di esporsi con altri giornalisti.

In questo caso quindi l’accaduto ha creato un effetto paralizzante su tutti gli altri giornalisti, specialmente tra i giornalisti investigativi che si occupano di mafia e crimine organizzato. L’autorizzazione iniziale alle perquisizioni è stata emessa quindi senza tenere in considerazione questi principi.

Le organizzazioni di MFRR chiedono quindi alla DIA e alle autorità di garantire che il segreto professionale resterà inviolato, e chiedono formali scuse per l’accaduto. Ne va della fiducia dei giornalisti nella giustizia e nelle forze dell’ordine.

L’occasione è preziosa per ricordare come una delle priorità delle prossime azioni di governo e parlamento dovrebbe essere una maggiore tutela delle fonti giornalistiche.

Il consorzio MFRR continuerà a monitorare la situazione, e si augura di ottenere una pronta e soddisfacente risposta dalle autorità competenti.

Firmato:

ARTICLE 19 Europe

European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF)

European Federation of Journalists (EFJ)

International Press Institute (IPI)

OBC Transeuropa (OBCT)

Fonte: Balcani Caucaso

Logo del progetto Media Freedom Rapid Response (MFRR)

 

Questa pubblicazione è stata prodotta nell’ambito del Media Freedom Rapid Response (MFRR), cofinanziato dalla Commissione europea. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa e non riflette in alcun modo l’opinione dell’Unione Europea.

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