‘Illuminare le periferie’: come gli esteri vengono raccontati nei media italiani
Nello studio, presentato oggi a Roma nel corso di Codeway, sono stati presi in considerazione i telegiornali di prima serata trasmessi nel 2021 dalle emittenti di Rai, Mediaset e La7
Notizie zero, o quasi. Provate per credere a cercare sulla mappa l’America Latina, appena il 2 per cento delle coperture degli “esteri”, o l’Africa, poco di piu’, il 4 per cento. Numeri, questi contenuti nella quarta edizione del rapporto ‘Illuminare le periferie’, che confermano come, nel quadro di una copertura dei fatti internazionali di per sé ridotta, intere aree del mondo restino al di fuori dei radar dei tg italiani. Nello studio, presentato oggi a Roma con un dibattito durante la manifestazione Codeway, sono presi in considerazione i telegiornali di prima serata trasmessi nel 2021 dalle emittenti di Rai, Mediaset e La7.
Il rapporto
Secondo il rapporto, promosso dall’Osservatorio di Pavia, dall’ong Cospe e dalla Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi), la quota totale di “esteri” nei tg è cresciuta dal 2020 al 2021 dal 25,3 al 29 per cento, il dato più alto da dieci anni. C’è però un “ma”. I ricercatori hanno verificato che quasi la metà delle coperture dei fatti internazionali riguarda l’Europa (49 per cento), a fronte del 25 per cento dell’Asia e del 18 per cento del Nord America. E lo spazio riservato ad altre aree del mondo resta minimo: sui nove Paesi dell’Africa subsahariana prioritari per la Cooperazione italiana, per esempio, sono state trasmesse in un anno appena 42 notizie.
Meli: basta doppi standard
Di “doppio standard” parla Anna Meli, rappresentante dell’ong Cospe e curatrice del rapporto. Lo spunto è una domanda dell’agenzia Dire sulla guerra in Ucraina ripresa con l’offensiva russa del febbraio di quest’anno, fatti dunque al di fuori dell’arco temporale preso in considerazione dallo studio. “È vero che la prossimità di questo Paese e le questioni umanitarie legate al conflitto meritano tutta l’attenzione”, sottolinea Meli, “eppure ci domandiamo quale spazio è stato invece dedicato ad altre crisi in corso, anche causate dalla stessa guerra in Ucraina, come la crisi alimentare che sta colpendo in modo significativo alcune parti del mondo, dal Nord Africa all’Africa subsahariana”. Dalla rappresentante di Cospe arriva allora un appello a “illuminare questi contesti non solo in modo sporadico ma con continuità e in modo analitico”.
Ciarlo: cambiare canale è inutile
A riflettere sulle “periferie” anche Emilio Ciarlo, responsabile comunicazione dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics). In evidenza nel suo intervento la denuncia del “provincialismo” del nostro Paese e dell’”omogeneità delle scelte” da parte dei tg. “Cambiare canale è inutile” accusa Ciarlo, aggiungendo: “Con 42 notizie sull’Africa in tutto l’anno i numeri parlano da soli”.
Riportare al centro i protagonisti delle storie
Di qualità oltre che di quantità dicono Laura Silvia Battaglia, giornalista di Radio 3 Mondo e Frontline Freelance Register, e Maria Cuffaro, reporter della Rai. Secondo Battaglia, che cita esempi relativi allo Yemen e si pone anche nella prospettiva della cooperazione allo sviluppo, “è necessario riportare al centro i protagonisti delle storie, presentandoli in modo attivo e non in forme pietistiche o sempre e solo come vittime”. Invita a “sovvertire gli stereotipi” e ad assumere appieno le “responsabilità di un servizio pubblico”, Cuffaro, ideatrice quattro anni fa della rubrica Tg3 Mondo.
A partecipare al dibattito anche Massimo Zaurrini, direttore di Africa e Affari, che pure parla di professionalità. “Assurdo trasformare in notizie comunicazioni dei servizi segreti inglesi o ucraini” ammonisce: “Come giornalista le posso trattare come fonti da valutare ma non certo come fatti verificati”.
Fonte: Agenzia DIRE
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