Insicurezza pubblica e imbarbarimento sociale
La sicurezza pubblica nel nostro paese appare sempre più compromessa per i troppi delitti denunciati, molti quelli violenti, che si stanno verificando nelle città.
Alle truffe agli anziani con odiose intrusioni nelle abitazioni di malviventi che si spacciano per tecnici del gas e delle poste, ai furti e alle rapine nelle case, ai borseggi, si sommano i tanti episodi di aggressioni con coltelli che lasciano sgomenti.
Ne elenchiamo alcuni relativi agli ultimi cinque giorni che confermano quell’”imbarbarimento” sociale che si sta vivendo in un mondo dove tutto appare più precario per le guerre in atto (e per quelle nucleari minacciate) – su tutte quella in Ucraina trasmessa in diretta tv ogni giorno – per la pandemia da Covid e sue varianti che continua a non dare tregua e a causare morti, per una possibile crisi mondiale alimentare.
Così, banali incomprensioni o piccoli litigi che un tempo si risolvevano con qualche “parolaccia”, minaccia o, al limite, con qualche ceffone, si trasformano in violente aggressioni con l’uso di coltelli. È la “legge del coltello” a regolare le cose come sembra rilevarsi dagli ultimi episodi che riportiamo.
A Milano, al termine di una lite un giovane di 27 anni viene ferito con un coltello e ricoverato in ospedale. A Udine, un uomo da poco uscito dal carcere viene arrestato con l’accusa di aver ucciso a coltellate una vicina di casa di 74 anni. A Perugia, un uomo di 65 anni viene denunciato dagli agenti di polizia dopo le minacce con un coltello rivolte ad un vigilante. A Napoli, un ragazzo siriano di appena 14 anni viene accerchiato da un gruppo di coetanei in un bowling e ferito a coltellate e sempre a Napoli, nei quartieri Spagnoli, un ventenne viene aggredito e pugnalato e due minorenni minacciati con una “lama” per avere soldi e cellulari.
E ancora. A Modena, durante una lite in una famiglia Sinti, spunta un coltello ed un uomo resta ferito. A Bologna, al termine di una rissa con diversi minorenni coinvolti, un giovane di 27 anni viene ferito al petto da una coltellata. A L’Aquila, in uno scontro nella pubblica via tra albanesi, due vengono accoltellati. A Milano, ai Navigli, in un parcheggio, durante una lite un assistente e uno studente di un ateneo tedesco vengono accoltellati da un uomo ed una ragazza. A Roma, un uomo di 71 anni viene accoltellato da un pedone per motivi di viabilità. A Torino un tredicenne viene accoltellato in una rissa nel quartiere Aurora.
Questo deterioramento della vita sociale è reso ancor più forte dai tanti fatti di cronaca in cui sono coinvolti giovani e giovanissimi il cui passatempo preferito pare diventata la partecipazione alle risse in strada o a crimini peggiori.
Anche qui ricapitoliamo alcuni dei più sgradevoli fatti di questi giorni, a cominciare dal minorenne, 14 anni, arrestato a Brescia per una rapina in danno di tre coetanei. Ad Ardea (Roma), l’ennesima aggressione di una baby gang nei confronti di ragazzini bullizzati, minacciati e picchiati davanti ad altri giovani “spettatori”. A Pesaro un gruppo di giovanissimi rapinatori nordafricani che in un sottopasso della stazione ferroviaria rapinava i passanti; tredici anni e tutti segnalati dalla Polizia i ragazzi che nel Casertano picchiavano i coetanei. A Pisa, invece, quattro giovani minorenni malmenano due studenti universitari per puro divertimento.
E poi a Benevento, i poliziotti fermano sette minori con tirapugni e manganelli telescopici dopo un’aggressione ad altri giovani. Ad Imperia una banda di ragazzi in scooter, tutti identificati dalla Polizia, assalta bar e negozi. A Brescia, dopo la denuncia di una madre, i carabinieri arrestano diciannove giovanissimi al termine di indagini durate due anni, per una serie di furti e aggressioni in danno di coetanei. A Roma, una ragazza di 15 anni viene violentata in strada da un gruppo di ragazzini. A Napoli un gruppo di sette giovanissimi viene ripreso mentre incendia i materassi degli homeless.
Iniziative di contrasto a tali fenomeni criminali sono state prese in alcune città come sollecitato di recente dalla stessa Ministra dell’Interno, ma come è evidente, il fenomeno è un serio problema sociale prima ancora che di ordine pubblico e per affrontarlo con il rigore che serve si aspetterà che succeda qualcosa di più tragico, come è accaduto in altre analoghe situazioni.
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