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Così raccontiamo la mafia ai bambini

Gian Carlo Caselli, Guido Lo Forte il . Recensioni

Trent’anni ormai ci separano dalle stragi di Capaci e via D’Amelio del 1992, un duplice attacco al cuore della democrazia che Andrea Camilleri ha paragonato, in quanto a potenza anche  simbolica, all’abbattimento delle Twin Towers.

Una tragedia nazionale che ha scosso  profondamente le coscienze e provocato una reazione finalmente determinata dello Stato. Con risultati – è bene ricordarlo – straordinari sul versante di Cosa nostra. Per contro, altre organizzazioni criminali sono cresciute in rilevanza e potere, e la mafia – nonostante il moltiplicarsi di   indagini e  condanne – resta ancora oggi, purtroppo, lontana dall’essere sconfitta.

Ci è sembrato opportuno, con questo libro (Le parole contro la mafia, Piemme), parlarne anche ai bambini, raccontando in modo semplice e diretto fatti e personaggi; illustrando che cosa loro stessi  debbono sapere per conoscere la mafia senza confondere la realtà col mondo virtuale delle fiction.

E ciò attraverso una serie di “parole chiave” (da ANTIMAFIA a ZERO MAFIA, passando per BOSS, LEGALITÀ, MAXIPROCESSO, NEW YORK, OMERTÀ, PENTITI, PIZZO e molte altre: in totale 54) in cui si riportano varie storie che fanno capire che cos’è davvero la mafia, come agisce, quali sono i suoi obiettivi, quali i guasti che causa alla convivenza civile, quali le differenze fra le varie mafie (Cosa nostra, Camorra, ’Ndrangheta, organizzazioni pugliesi…), come esse seminano  violen­za, come si infiltrano nel mondo politico-economico, come si evolvono.

Vi sono poi le “parole chiave” dedicate ai modi di combattere la mafia, a partire da LEGALITÀ. Anche ai bambini si può e si deve  spiegare che legalità significa sì osservare la legge e le regole che essa stabilisce; ma occorre soprattutto spiegare “perché farlo”. Non solo per evitare possibili castighi. La legalità è molto di più della paura di una punizione. La legalità conviene! Consente di vivere meglio insieme.  Senza legalità non può esserci giustizia sociale, cioè un’equa distribuzione – fra tutti – delle risorse disponibili. Quella contro l’illegalità, a partire dalla mafia (la più  grave e pericolosa), è quindi una battaglia per il bene comune che riguarda direttamente tutti noi. Perciò, no all’indifferenza; sì al coraggio di rifiutare i compromessi facendo anche scelte scomode.

Il miglior orizzonte della vita di ciascuno è imparare a essere liberi con gli altri e per gli altri; solidali con gli altri, non contro. Mai voltarsi dall’altra parte se si vede qualcuno in difficoltà o un compagno bullizzato. Una “parola chiave” del libro è proprio BULLISMO. Perché il bullismo è presente anche nelle scuole e si esprime con comportamenti di provocazione, derisione o vera e propria aggressione fisica contro chi non è in grado di difendersi: veri prodromi della cultura mafiosa. Anche per questo è un fenomeno che va contrastato sul nascere. Soprattutto quando prende forme particolarmente odiose, che offendono qualche compagno per la razza, il sesso o la religione.

In sostanza, il libro vuole creare anche nei bambini la consapevolezza che ognuno di noi – per quel che può e sa – deve impegnarsi, “partecipare”. Ricordando (non è solo un proverbio) che l’unione fa la forza. Proprio come alcune associazioni di volontari che fanno squadra. Far parte di questa squadra è la cosa giusta per arrivare prima (tutti insieme, cominciando fin da ragazzi) al traguardo “ZERO MAFIA”. Senza mai perdere la speranza. Perché (sono parole di Bob Dylan) “essere giovani vuol dire tenere aperto l’oblò della speranza, anche quando l’oceano è cattivo e il cielo si è stancato di essere azzurro”.

Fonte: La Stampa, 09/05/2022

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Le parole contro la mafia

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