Sicurezza pubblica: in aumento gli accoltellamenti e le lesioni
Molti anni fa, a Napoli e dintorni, per “risolvere onoratamente colle armi” i problemi che potevano sorgere all’interno della “società dell’umirtà” (la camorra), si faceva ricorso al coltello che aveva sostituito la “sfarziglia” (coltello tipico napoletano lungo anche fino a 50cm). Per questo era necessario un addestramento specifico nel “tira e molla” con il coltello che veniva svolto dai camorristi anziani ai giovani che volevano occupare un posto nella gerarchia camorristica (sul punto “La mala Italia”, di Ernesto Ferrero, Rizzoli, Milano, 1973).
Il coltello, negli ultimi tempi, è diventato, invece, l’arma privilegiata per compiere rapine o utilizzata in occasioni di risse o di banali liti in strada. Gli episodi di questi ultimi giorni che abbiamo annotato ci danno un panorama davvero preoccupante sullo spregiudicato uso di questa arma.
Così, a Taranto, un passante viene accoltellato al volto dopo una lite per motivi di viabilità; a Firenze, al termine di una rapida indagine i poliziotti identificano 4 giovani che avevano rapinato, minacciando con un coltello, un gruppo di coetanei; ad Ancona, un pakistano viene arrestato dalla Polizia dopo l’accoltellamento di un giovane che aveva difeso un suo amico durante una lite per gelosia.
Ed ancora, a Firenze, gli agenti di polizia sono costretti ad usare il taser per neutralizzare un giovane che minacciava i passanti con un coltello da cucina di 27 centimetri; a Livorno finisce in carcere un tunisino dopo la rapina con un coltello in danno di un giovane pisano; a Torino, in un raptus di gelosia, un uomo uccide a coltellate la compagna e si suicida gettandosi da un ponte.
Ancore protagonisti in negativo alcuni stranieri che sembrano avere maggiore “dimestichezza” con le “lame”; a Firenze, un marocchino viene accoltellato da un connazionale dopo una lite all’interno di un negozio; a Rimini, durante una rissa tra giovani albanesi – tutti denunciati dalla Polizia – uno di loro viene accoltellato; a Belluno, in una rissa scoppiata al termine di una festa in un locale pubblico tra giovani, uno viene accoltellato e altri due finiscono in ospedale; esasperata, a Torino, la titolare di una farmacia dopo la terza rapina subita in un mese sempre ad opera di una persona con il volto coperto e armata di coltello; ancora sangue a Firenze dove un tunisino viene accoltellato al viso da due connazionali probabilmente per fatti collegati allo spaccio di stupefacenti.
Tutti questi gravi episodi, quasi certamente verranno catalogati negli archivi delle forze di polizia come “lesioni dolose”: ben 16.531 i delitti di lesioni dolose denunciati nel 2021 ed oltre 4mila nel primo trimestre del 2022.
Un delitto che, di norma, non rientra tra quelli che destano un particolare “allarme sociale” come lo sono, per esempio, le rapine nelle abitazioni, le truffe agli anziani (sempre più numerose), le rapine in strada, le violenze sessuali, gli omicidi (nel 2021 negli omicidi volontari con vittime di genere femminile in ambito familiare, l’uso di armi bianche è risultato prevalente con 56 casi).
Cronache criminali di gente troppo “lesta di coltello” che deve essere sanzionata con adeguati provvedimenti prima che compiano fatti ancor più gravi.
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Scontri nelle piazze italiane: il “passatempo” di molti giovani
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