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Le proposte di Meloni su catasto, fisco e pensioni

Rocco Artifoni il . Diritti, Economia, Politica, Società

Domenica 1° maggio si è conclusa a Milano la convention di tre giorni del partito Fratelli d’Italia. La leader Giorgia Meloni ha concluso il meeting con alcune proposte e dichiarazioni.

In particolare qui ne sottolineiamo due: la contrarietà alla riforma del catasto (“la casa degli italiani non si tocca”) e la proposta di innalzamento delle pensioni minime a 1.000 euro mensili.

Sono due punti interessanti. Il primo perché è palesemente irrazionale. Non si vuole “toccare” la casa degli italiani, ma sarebbe logico conoscere di che casa effettivamente si tratta. Questo è lo scopo della riforma del catasto: verificare la condizione effettiva del patrimonio immobiliare esistente, per evitare di far pagare imposte ingiuste, che non corrispondono al valore reale.

Meloni a quanto pare non vuole nessuna riforma sulle abitazioni, lasciando che le case abusive restino abusive e che quelle accatastate in modo incongruo restino incongrue. Lasciamo tutto così com’è, cioè il privilegio per chi paga meno del dovuto e il danno per chi paga di più del dovuto. Un programma politico assolutamente e coerentemente conservatore, di chi vuole mantenere lo statu quo.

Strano: di solito i partiti che si collocano all’opposizione sono per il cambiamento o addirittura per la rivoluzione.

La proposta di alzare le pensioni minime a 1.000 euro potrebbe essere condivisa da tutti. Serietà vorrebbe che venissero indicate le risorse economiche per realizzare questo rafforzamento del welfare state. Ma Giorgia Meloni non indicare dove trovare le risorse per la copertura economica di questa proposta.

È appena il caso di ricordare che la spesa pensionistica è la prima voce delle uscite del bilancio dello Stato: 288 miliardi di euro nel 2021. Inoltre, le pensioni inferiori a 1.000 euro sono il 68% del totale (se consideriamo soltanto le donne, arriviamo all’82%). La media delle pensioni in Italia è di poco inferiore ai 1.000 euro. Quindi, si potrebbe decidere che tutti i pensionati ricevano circa 1.000 euro. Dubitiamo che Giorgia Meloni sia d’accordo.

In alternativa bisognerebbe trovare molte decine di miliardi per alzare le pensioni minime senza toccare quelle più elevate. Dato che – secondo il Meloni pensiero – “la casa non si tocca”, non è possibile aumentare il gettito fiscale del patrimonio immobiliare. Quindi, dove si potrebbero trovare i fondi necessari?

Forse per risolvere il problema delle pensioni minime bisognerebbe recuperare le risorse anzitutto da chi non paga il dovuto. Nelle casse del fisco a causa dell’evasione fiscale ogni anno si crea un buco di oltre 100 miliardi di euro. Questi soldi – se recuperati – probabilmente basterebbero per elevare tutte le pensioni minime a 1.000 euro. Ma da Giorgia Meloni non sono arrivate indicazioni o proposte in tal senso.

Inoltre, l’attuale sistema fiscale, da poco riformato, continua a presentare molte incongruenze, disparità e iniquità. A titolo di esempio: un contribuente con reddito di 65.000 euro, se è un lavoratore dipendente paga 20.850 euro (32%) di imposta oltre all’IRPEF regione e comunale, se invece è un lavoratore autonomo versa 9.750 euro (15%) con esenzione dall’IRPEF regionale e comunale.

Una situazione palesemente ingiusta e incostituzionale. Ovviamente di questa iniquità non è responsabile il partito della Meloni, dato che si colloca all’opposizione. Ma perché non ha detto una parola per cancellare questa vergognosa ingiustizia?

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