Riforma dell’ordinamento giudiziario. Quattro modifiche inaccettabili
Sulla riforma dell’ordinamento giudiziario e del CSM: in vista dell’assemblea generale ANM del 30.4.2022
Il progetto della Ministra Cartabia è stato stravolto da interventi mossi da logiche di rivalsa verso la magistratura. Per svelare e contrastare questo disegno di normalizzazione, spiegandone i rischi ai cittadini, s’impongono iniziative nette e forti. Sino a quella estrema.
La riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm presentata dalla Ministra Cartabia presenta numerose criticità che abbiamo più volte sottolineato in questi mesi. Soprattutto, nel cercare di offrire strumenti utili a recuperare la funzionalità corretta del governo autonomo, non sempre coglie la reale portata dei problemi e a tratti offre soluzioni non utili e talora controproducenti.
Ma non è questo il principale tema di preoccupazione che oggi assilla la magistratura e spinge alla protesta più vibrante. Infatti, su quell’impianto si sono innestati emendamenti proposti da alcuni dei partiti della maggioranza, che stravolgono il significato della proposta originaria, esprimono un forte senso di rivalsa nei confronti della magistratura e, se entreranno in vigore, rischiano di modificarne definitivamente la fisionomia trasformandola in un corpo gerarchizzato, burocratizzato e non più in grado di rendere giustizia ai cittadini.
Gli emendamenti riguardano:
1. la separazione radicale delle funzioni attuata con legge ordinaria che realizza, di fatto, una separazione delle carriere aggirando il presidio costituzionale;
2. l’istituzione del fascicolo della performance del magistrato, costruito ad hoc per attribuire rilievo punitivo a pretesi flop delle indagini preliminari e delle statuizioni cautelari se poi smentite in seguito (non importa perché si arrivi ad una decisione diversa nel merito) e che, esteso alle funzioni giudicanti, rischia di creare un appiattimento della giurisprudenza realizzato attraverso l’acritico conformismo alle giurisdizioni dei gradi superiori;
3. la sanzione disciplinare per il pm che non trasmetta al giudice atti che siano ex post ritenuti rilevanti;
4. le sanzioni disciplinari per il procuratore che indica conferenze stampa o emetta o autorizzi comunicati stampa per vicende che ex post non siano ritenute di interesse pubblico. Entrambe le nuove fattispecie attribuiscono un potere di sindacato della giustizia disciplinare sul merito delle decisioni giudiziarie creando una impropria e pericolosa interferenza della prima sulla seconda.
Non è difficile leggere in questi quattro passaggi la realizzazione del disegno di normalizzazione della magistratura, già perseguito durante il Governo di centro destra e riecheggiato dalle prese di posizione in questi anni pervicacemente propugnate da alcuni settori dell’avvocatura penale.
Questi quattro punti, già da soli, sono in grado di incidere sulla capacità della magistratura di rendere giustizia nei casi più difficili, che riguardano la criminalità amministrativa ed economica e la criminalità mafiosa quando collegata alle prime due. Il nostro obiettivo deve essere quello di spiegare, a chi nella politica e nelle altre istituzioni ha la disponibilità ad ascoltare ed ai cittadini, questo delicato aspetto della riforma e cercare di ottenere un ripensamento su questi punti. In questa prospettiva, lo sciopero, che è l’estrema arma, alla quale la magistratura da sempre ricorre con grande cautela e senso di responsabilità, oggi deve essere presa seriamente in considerazione, nella speranza di non doverla usare qualora si aprano nuovamente canali di interlocuzione, di ascolto e di rimeditazione dei passaggi indicati.
Il Coordinamento di Area Democratica per la Giustizia
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