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L’importanza di Letizia Battaglia per la storia del nostro Paese

Marco Colombo il . Cultura, Giovani, Informazione, Mafie, Memoria, Sicilia, Società

Con i suoi scatti ha scritto pagine della storia della fotografia italiana. Con le sue istantanee in bianco e nero ha raccontato Palermo, la sua gente e la povertà dilagante di una città dalle mille contraddizioni.

Nonostante questo, Letizia Battaglia non è mai riuscita a scrollarsi di dosso la definizione di “fotografa della mafia”. Ma per quanto non le piaccia essere ricordata per quello, il suo raccontare Palermo si è inevitabilmente intrecciato con il raccontare la violenza mafiosa che per oltre un decennio ha trasformato la il capoluogo siciliano in un campo di battaglia facendo vivere ai palermitani quella che la stessa fotografa ha sempre definito “la nostra guerra civile”.

Con la sua Pentax K1000 Letizia Battaglia è riuscita a fotografare il fenomeno mafioso come nessuno prima di lei. Ha mostrato la brutalità della mafia immortalando i corpi senza vita degli uomini delle istituzioni caduti uno dopo l’altro in una Palermo che sembrava Beirut, come titolò l’Unità il 30 luglio 1983 dopo l’ennesima carneficina. Ha svelato il fascino della criminalità impresso sui volti di quei bambini che nei vicoli giocavano con pistole di legno fingendosi dei killer. Ha svelato la fragilità dello Stato racchiusa in quell’immagine di Falcone che cammina spaesato e affranto verso i funerali del Generale dalla Chiesa.

Per sua stessa ammissione iniziò a scattare fotografie da allegare agli articoli, che già da qualche anno scriveva da Milano per il giornale palermitano “L’Ora”, perché “con le foto le storie si vendevano meglio che senza”.

Il suo trasferimento alla redazione di Palermo come capo fotografa del quotidiano ha poi portato la sua vita ad intrecciarsi con la storia della mafia cambiando anche il ruolo della sua fotografia: non più solo per vendere meglio una storia ma anche e soprattutto per vedere meglio quella storia. Corredando gli articoli di immagini che portano il lettore a vedere con i propri occhi quello che altrimenti dovrebbe solamente immaginare si compie un’opera di narrazione e di figurazione che non consiste solo nel fornire informazioni visibili, bensì nel consegnare una testimonianza.

Quelle istantanee rappresentano un tassello fondamentale per la memoria del nostro paese perché hanno contribuito, e continuano a farlo tutt’ora, a diffondere e a tramandare le immagini, le sensazioni e gli umori di una città piegata da un’inumana ondata di violenza e dolore.

Con le sue fotografie ha trasmesso ai lettori “lo sbigottimento di correre sul posto e trovare qualcuno, che si conosce o non si conosce, ucciso senza sapere il perché”. E se da un lato hanno dunque aiutato a creare una memoria collettiva di quel che stava accadendo, dall’altra rappresentano ancora oggi un prezioso documento affinché non venga dimenticata la “guerra civile” palermitana.

Da oggi Letizia Battaglia non c’è più ma rimane, indelebile ed eterno, il suo lavoro. Un lavoro prezioso, non solo per la storia della fotografia ma anche e soprattutto per la storia del nostro paese. Quelle fotografie che si presentano come un pugno nello stomaco che immobilizza chi le guarda spingendolo spesso a voltarsi dall’altra parte.

Ma dopo uno smarrimento iniziale si rimane li ad osservare quelle istantanee, quei corpi senza vita, quel dolore straziante di chi resta, quei volti così familiari, eppure così lontani. E si capisce che non ci si può e non ci si deve più voltare dall’altra parte.

Proprio per questo le foto di Letizia Battaglia sono straordinariamente importanti. Perché sono riuscite ad immortalare un pezzo della storia di questo paese che altrimenti si sarebbe, almeno parzialmente, perso. Ha colto dettagli che nessun altro è stato in grado di cogliere. Sguardi, sorrisi, smorfie, tutto nelle foto di Letizia Battaglia racconta come nessun altro è riuscito a fare la “guerra civile” palermitana. Lo hanno narrato ai palermitani negli anni ’70 e ’80 e continuano a narrarlo a tutti noi oggi.

Anche adesso che Letizia non c’è più.

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