Torna il Festival Internazionale del Giornalismo a Perugia dal 6 al 10 aprile
Torna a Perugia dal 6 al 10 aprile il Festival Internazionale del Giornalismo con una XVI edizione che non è soltanto un ritorno, dopo due anni di doverosa pausa per l’emergenza pandemica. Questa edizione sarà prima di tutto l’occasione per una comunità internazionale di esperti, attivisti, accademici e giornalisti di abbracciare il pubblico che ci ha sostenuto per tutti questi anni.
Ecco la brochure dell’edizione 2022 del Festival Internazionale del Giornalismo (PDF qui).
Vi ricordiamo che il programma potrebbe subire variazioni indipendenti dalla volontà dell’organizzazione. Per eventuali aggiornamenti, vi consigliamo di consultare sempre la pagina “Programma” per gli eventuali aggiornamenti in tempo reale.
Il centro storico di Perugia è di nuovo il palcoscenico internazionale del giornalismo, con oltre 600 speaker provenienti da tutto il mondo, pronti a discutere e a confrontarsi. Da mercoledì 6 aprile a domenica 10 ci ritroveremo per 5 giorni e 240 incontri, tra tavole rotonde, interviste, presentazioni, serate teatrali. Un’occasione per conoscere nuove tendenze e nuove sfide emerse. Per discutere insieme dei temi cruciali del nostro presente, in questi tempi difficili che richiedono coraggio, umanità e visione. Un’immersione completa in un mondo di inclusività, competenze di primo piano e testimonianze, con una vasta gamma di tematiche.
Anche quest’anno accoglieremo giovani volontari uniti dalla passione per la professione giornalistica e dal desiderio di capire le nuove sfide e le innovazioni. Sono oltre 80, provenienti da 10 paesi: Austria, Germania, Grecia, Italia, Kenya, Romania, Spagna, UK, Venezuela e Stati Uniti.
Tra le testate giornalistiche, le numerose fondazioni, le associazioni non-profit, gli istituti di ricerca, i dipartimenti accademici, i think thank, gli osservatori e i consorzi che, come ogni anno, partecipano attivamente al programma con le loro proposte e la loro offerta: ACOS Alliance, Al Jazeera Investigative Unit, Amnesty International Italia, Centre for Investigative Journalism, Coda Story, Committee to Protect Journalists, Constructive Institute, Correctiv, Dart Centre Europe, Euro-Mediterranean Center on Climate Change, European Journalism Centre, European Press Prize, Forbidden Stories, Global Forum for Media Development, Guardian News and Media, Headlines Network Index on Censorship, International Center for Journalists, International Consortium of Investigative Journalists, International Press Institute, International Women’s Media Foundation, Kinsen, Lighthouse Reports, Live Magazine, Media Defence, Media Diversity Institute, Online News Association, openDemocracy, Organized Crime and Corruption Reporting Project, Outriders, Polis, Project Syndicate, Public Interest News Foundation, Pulitzer Center, Reporters Without Borders, Reuters, Reuters Institute for the Study of Journalism, Rory Peck Trust, Solutions Journalism Network, Splice Media, Thomson Foundation, Thomson Reuters Foundation, The Intercept, The International Fund for Public Interest Media, The Markup, The New Humanitarian e Unbias the News.
Come ogni anno gli eventi saranno a ingresso libero. Tutti gli incontri saranno in diretta streaming e on demand sulla piattaforme media.journalismfestival.com e sul canale YouTube del Festival. Sarà possibile seguire le dirette anche dalle pagine dei singoli speaker che partecipano all’evento, o alla pagina del programma dedicata a quest’ultimo.
Vi ricordiamo che il programma completo è disponibile sul nostro sito ed è aggiornato in tempo reale. È inoltre possibile salvare sulla propria agenda elettronica gli eventi che si desidera seguire, giorno per giorno, con la funzione “Aggiungi al calendario”.
Focus On
ll giornalismo indipendente tra guerra e censura – Le ultime settimane, con la drammatica invasione dell’Ucraina, hanno reso ancora più urgente parlare di questa parte di Europa. Avremo la fortuna di poterlo fare due voci separate dal fronte di guerra, ma unite dal desiderio di testimoniare la verità. Si tratta di Daryna Shevchenko, CEO di The Kyiv Independent, e di Galina Timchenko, direttrice del sito russo Meduza, reso inaccessibile nel suo paese dal Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Assieme a loro e agli altri ospiti vedremo come gli ultimi tempi abbiano visto accelerare le strette autoritarie nell’Europa Centro-Orientale, colpendo in particolare il mondo dell’informazione. Con loro anche Veronica Munk, fondatrice e CEO del sito di informazione ungherese Telex, e Jakub Parusinski, presidente della Media Development Foundation.
Rana Ayyub giornalista investigativa indiana e scrittrice, è tra le voci più autorevoli dell’Asia Meridionale. Ha lavorato come inviata, redattrice ed editorialista con importanti testate indiane e internazionali – tra cui New York Times, Guardian e Foreign Policy, e attualmente scrive per il Washington Post. È stata redattrice di Tehelka, che è stato il magazine di giornalismo investigativo più in vista dell’India. Ha anche coperto i pogrom anti-musulmani nella provincia indiana di Gujarat, le uccisioni extragiudiziarie da parte dello Stato e le insurrezioni. autrice del bestseller internazionale Gujarat files. Anatomy of a cover up, inchiesta sotto copertura che ha rivelato le collusioni di Narendra Modi (attuale Primo Ministro indiano) e Amit Shah. Rana è stata bersaglio di campagne di odio online, di cui ha scritto sul New York Times nell’articolo In India, journalists face slut-shaming and rape threats e pesercuzioni legali. Lo scorso febbraio gli esperti in diritti umani delle Nazioni Unite hanno preso ufficialmente posizione in difesa della giornalista, condannando il comportamento delle autorità indiane, che hanno attivamente favorito il clima di ostilità e abusi, anche attraverso indagini pretestuose. Il Washington Post le ha dedicato una pagina di supporto, denunciando la natura persecutoria delle accuse promosse contro di lei.
Raccontare la bellezza violata dello Yemen – con Amira Al-Sharif (fotogiornalista), Laura Silvia Battaglia al-Jalal (giornalista freelance), Lorenzo Tugnoli (fotografo).
Il conflitto in Yemen è tra i meno raccontati e rappresentati dai media di tutto il mondo. Le motivazioni sono molte, non ultima l’estrema difficoltà di accesso per i reporter internazionali e, per i locali, i rischi estremi di essere uccisi, arrestati, minacciati dalle milizie. Ma una volta dentro, questo paese e la sua gente colpiscono per l’estrema bellezza di luoghi, paesaggi, architetture, volti. Così fotografare e raccontare questo paese in guerra pone delle sfide non comuni al reporter. Come conciliare il racconto della guerra e il suo carico di distruzione, povertà, deformità, con il senso di oggettiva bellezza che questo luogo offre a un osservatore? Come non cadere nel voyeurismo di fronte alla rappresentazione necessaria della malnutrizione? Come, allo stesso tempo, non cadere nel manierismo, privilegiando solo questa bellezza, senza rendere in profondità la crudeltà di un conflitto che dura da cinque anni e non accenna a concludersi?
Afghanistan: fare informazione sotto il regime dei talebani – Fatimah Hossaini (fotografa), Ali Latifi (corrispondente freelance), Elyas Nawandish (direttore Etilaatroz, via video), Bilal Sarwary (giornalista freelance).
Il ritorno dei talebani nell’agosto 2021 in Afghanistan ha colpito tutti gli aspetti della vita afgana, compreso l’accesso all’informazione. Più del 40% dei media hanno chiuso e l’80% delle donne giornaliste sono rimaste senza lavoro da quando i talebani sono saliti al potere, secondo Reporter Senza Frontiere. Durante il precedente regime talebano (1996-2001), i mezzi di comunicazione erano vietati quasi completamente. Solo una stazione radio operava sotto il controllo dei talebani a Kabul per trasmettere messaggi religiosi. Allo stesso modo, oggi, decine di stazioni radio, giornali e reti televisive hanno chiuso di nuovo. Decine di giornalisti e fotografi sono stati costretti a fuggire dal loro paese per motivi di sicurezza.
Durante il panel, giornalisti e fotoreporter afgani guidati dalla fotografa afgana Fatimah Hossaini (che sarà la moderatrice) discuteranno su come raccontare l’Afghanistan attraverso una lente afgana e su quale spazio esiste per i media sotto il dominio dei talebani.
La repressione dei giornalisti in Bielorussia – Julia Alekseeva (Outriders), Natalia Belikova (СEO Belarus in Focus Information Office), Aleksandra Pushkina (direttrice delle comunicazioni Zerkalo.io).
Nel 2020, proteste di massa hanno avuto luogo in Bielorussia, dopo di che molte persone sono state costrette a emigrare dal paese. L’ondata di repressione ha colpito anche i media indipendenti. I media stranieri sono stati privati dell’accreditamento, come la radio europea per la Bielorussia, i siti web dei media locali o i social network sono stati riconosciuti come estremisti. Per esempio, il più grande portale di notizie tut.by è stato eliminato dopo l’arresto di 15 dipendenti, altri dipendenti sono stati costretti a emigrare o a lasciare il loro lavoro. Hanno aperto un nuovo sito web Zerkalo.io e ora lavorano dall’estero. Un altro esempio, Malanka media, il canale YouTube che è apparso nell’autunno 2020 ed è uno dei più grandi canali di notizie bielorussi su YouTube.
Il Brasile di Bolsonaro: l’attacco ai media indipendenti – Patricia Campos Mello (Folha de Sao Paulo), Daniela Pinheiro (editorialista UOL), Barbara Serra (Al Jazeera English).
Crisi climatica
La nuova guerra del clima. Le battaglie per riprenderci il pianeta – Stella Levantesi (giornalista climatica e autrice), Michael Mann (direttore Earth System Science Center, via video).
Viviamo in un’era di guerre climatiche? La risposta è sì, ma non bisogna pensare a una lotta tra l’umanità e l’impatto della crisi climatica, le sue conseguenze, con cui già iniziamo a fare i conti. Bisogna invece immaginare un massiccio spiegamento di forze trentennale da parte delle compagnie di combustibili fossili. L’obiettivo di questo schieramento? Deviare colpe e responsabilità del cambiamento climatico, puntando l’attenzione sui comportamenti individuali e distogliendola dalle cause strutturali. Nel frattempo, queste compagnie hanno operato per bloccare le regolamentazioni alle emissioni di carbonio, o per screditare le alternative. Il risultato finale è uno scenario in cui tutti perdono, a partire dal nostro pianeta. È possibile contrastare un simile esercito e, ben più importante, uscire dall’emergenza climatica?
Cambiamento climatico: pro e contro del ‘solutions journalism’ – Katy Daigle (climate & environment editor Reuters), Chris Michael (direttore Guardian Seascape), Dayana Sarkisova (editor climate solutions The Washington Post), Adam Vaughan (New Scientist).
La pista dei soldi dietro la disinformazione sul clima – Rich Collett-White (vicedirettore DeSmog), Peter Geoghegan (direttore openDemocracy), Felicity Lawrence (The Guardian), Martin Williams (openDemocracy).
Giornalismo collaborativo
I Pandora Papers: storia di una colossale inchiesta – Scilla Alecci (ICIJ), Jelena Cosic (International Consortium of Investigative Journalists), Delphine Reuter (International Consortium of Investigative Journalists).
Nel 2021, l’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) ha pubblicato i Pandora Papers: la più grande collaborazione giornalistica della storia che ha scoperto il diffuso abuso di società offshore e paradisi fiscali da parte di persone di potere, celebrità, criminali e più di 300 tra capi di stato, politici ed ex politici. L’ICIJ e i suoi partner hanno così esposto il ruolo degli Stati Uniti come uno dei paradisi fiscali più grandi e più segreti al mondo mondo; hanno scoperto le fortune nascoste di persone politicamente potenti tra cui l’allora primo ministro della Repubblica Ceca, il re di Giordania Abdullah II, il presidente dell’Ecuador Guillermo Lasso, e l’allora presidente del Cile Sebastian Pinera. Le rivelazioni hanno portato a un procedimento di impeachment in Cile, e a inchieste pubbliche sulle partecipazioni dei politici in Ecuador, Olanda, Sri Lanka, Malesia, Brasile e altri paesi.
Pegasus Project: una collaborazione internazionale per contrastare un crimine globale – Danna Ingleton (vicedirettrice Amnesty Tech), Laurent Richard (direttore Forbidden Stories), Sandrine Rigaud (direttrice Forbidden Stories), Siddharth Varadarajan (cofondatore e direttore The Wire).
Una delle più importanti storie del 2021. Il Pegasus Project, coordinato da Forbidden Stories, ha riunito 80 giornalisti da tutto il mondo. Insieme hanno rivelato come centinaia di giornalisti, attivisti dei diritti umani, oppositori politici e funzionari governativi sono stati presi di mira da una dozzina di stati attraverso un programma spyware chiamato Pegasus. Questo storico leak, a cui Forbidden Stories e Amnesty International hanno avuto accesso, ha avuto eco in tutto il mondo la scorsa estate.
Whistleblower
Assange e Wikileaks: processo alla libertà di informazione – Joseph Farrell (WikiLeaks ambassador) sarà insieme alla giornalista Stefania Maurizi, giornalista e autrice de Il potere segreto. Perché vogliono distruggere Julian Assange e WikiLeaks, e a Stella Moris, avvocata, attivista e moglie di Julian Assange. Insieme faranno il punto della situazione su un processo senza precedenti: gli oltre dieci anni di prigionia del fondatore di WikiLeaks – tra domiciliari, ambasciata e carcere – e le conseguenti violazioni dei diritti umani che ha subito ci riguardano tutti; l’esito di questa vicenda può avere ricadute sulla libertà di informazione e il futuro del giornalismo.
Giornalismo investigativo
Squarciare il velo di segretezza: un’inchiesta finanziaria contro ogni aspettativa – Frederik Obermaier (Suddeutsche Zeitung), Bastian Obermayer (Süddeutsche Zeitung).
Giornalismo investigativo sotto copertura: l’inchiesta undercover in Italia e nel mondo – Sacha Biazzo (Fanpage.it), Giulia Bosetti (Presadiretta Rai 3), Salvatore Garzillo (Fanpage.it), Fabrizio Gatti (L’Espresso), James Kleinfeld (Al Jazeera).
Incontro con
Liberi fino alla fine: eutanasia e diritto di scelta – Marco Annoni (ricercatore Consiglio Nazionale delle Ricerche), Francesca Biagiotti (Rai News 24), Marco Cappato (Associazione Luca Coscioni), Laura Santi (Associazione Luca Coscioni).
Alle origini del terrorismo italiano – Benedetta Tobagi (giornalista e scrittrice).
Il terrorismo politico è stato una tragica specificità della storia dell’Italia repubblicana, insieme alla presenza pervasiva della criminalità organizzata (mafia, camorra, ‘ndrangheta). Dalla fine degli anni Sessanta del XX secolo, infatti, l’Italia ha conosciuto una stagione di terrorismi di matrice politico-ideologica protrattasi per oltre quindici anni che, per durata, intensità, complessità e numero di vittime, non ha eguali in Europa. Nel nostro paese si sono intrecciati infatti un terrorismo di estrema destra e uno di estrema sinistra che, per dimensioni e impatto, sono paragonabili soltanto ai terrorismi di matrice etnico-nazionalista, come quello dell’Ira nell’Irlanda del Nord e dell’Eta in Spagna, fenomeni che si radicano però in conflitti antichi e diffusi (del tipo manifestatosi peraltro anche in Italia, in Alto Adige o Südtirol, soprattutto negli anni Sessanta). Il terrorismo, nelle sue varie forme, ha segnato profondamente la nostra società, rappresentando una prova particolarmente ardua per le forze di sicurezza e la magistratura.
“Io sono uno scienziato, non una spia”: Ahmadreza Djalali, il ricercatore nel braccio della morte in Iran – Vida Mehrannia (attivista), Riccardo Noury (portavoce Amnesty International Italia).
Border games: rotte, muri e frontiere in Europa – Edoardo Albinati (scrittore e sceneggiatore), Francesca d’Aloja (attrice e scrittrice), Marcello Pastonesi (fotografo e regista), Carlotta Sami (portavoce UNHCR Italia).
Caine, storie di detenute – Anna Cigliano (coprotagonista Caine), Amalia De Simone (videoreporter d’inchiesta Rai 3), Assia Fiorillo (cantautrice), Rita Romano (direttrice carcere Fuorni).
Il carcere e i diritti umani, gli abusi, la solidarietà, la violenza, la strada, la zona grigia di certi quartieri, l’ineluttabilità di certi destini, la vita criminale, il pentimento, il non pentimento, la maternità, l’esempio (nel bene e nel male), l’amore e la lontananza, la rabbia, il riscatto, la solitudine, la malinconia, le crisi di astinenza. Raccontare la vita dietro le sbarre in maniera immersiva, trascorrendo giornate intere con le detenute: è l’esperimento fatto dalla giornalista Amalia De Simone (con la collaborazione di Simona Petricciuolo) e la cantautrice Assia Fiorillo diventato il documentario di impronta giornalistica Caine (rai 3 e raiplay). La reporter e l’artista sono diventate testimoni di percorsi che quasi nessuno vuole vedere.
2011-2021: i dieci anni che (non) hanno cambiato l’Egitto – Francesca Caferri (La Repubblica), Laura Cappon (Mezz’ora in più Rai 3), Marina Petrillo (giornalista e scrittrice).
Ripensare il nostro mondo: intervista di Alessandra Sardoni con Enrico Giovannini, Ministro delle Infrastrutture – Dalla crisi finanziaria del 2008 fino all’emergenza pandemica e all’impatto della crisi climatica che è già qui. Gli eventi che più hanno scosso le fondamenta delle nostre certezze hanno anche messo a nudo le fragilità del nostro sistema. I modelli usati per fronteggiare queste crisi non sembrano in grado di comprendere quanto siano strutturali i problemi che ci troviamo a fronteggiare: c’è bisogno e spazio per una classe politica che sappia reimmaginare il presente oltre la visione a breve periodo del modello neoliberista. Se il mondo che conoscevamo per certi versi non esiste più, a maggior ragione è necessario inventarne uno nuovo. Ne parleremo con il ministro Enrico Giovannini, intervistato da Alessandra Sardoni, giornalista e conduttrice di Omnibus.
Raccontare l’Italia, quella vera – Francesca Caferri (La Repubblica), Amir Issaa (rapper e scrittore), Djarah Kan (scrittrice e attivista), Sabika Shah Povia (Propaganda Live LA7).
Sull’irrazionalità e la pandemia: un dialogo tra Mario Calabresi e Paolo Giordano – Come raccontare il presente nel pieno dell’onda emotiva, sanitaria, politica che ci ha travolti? Come interpretare i fatti quando tutto è frammentato nelle bolle, sociali e non solo, delle verità di parte? Cosa ci hanno lasciato intimamente questi anni?
Nicola Lagioia: la città dei vivi live – La città dei vivi nasce come romanzo pubblicato da Einaudi, per poi trasformarsi nel podcast di culto prodotto da Chora Media. L’evento live diventa il luogo in cui le voci originali si mescolano alla narrazione ipnotica di Nicola Lagioia e al sound design dal vivo di Luca Micheli. L’omicidio Varani per mano di Marco Prato e Manuel Foffo diventa il buco nero, metafora e epifenomeno del male, in una grande narrazione della Roma di oggi.
Oltre l’arcobaleno. Il futuro per i diritti è intersezionale – Simone Alliva (giornalista e scrittore), Porpora Marcasciano (presidente onoraria MIT), Victoria Oluboyo (attivista), Sofia Righetti (attivista e filosofa), Alessandro Zan (deputato Partito Democratico).
La coscienza di Zero – Valerio Mastandrea (attore), Zerocalcare (fumettista).
Tutto lascia pensare che all’aumentare del successo aumentino gli accolli. Se è così, il fumettista Zerocalcare è in guai seri, dopo il successo internazionale di Strappare lungo i bordi, suo esordio nell’animazione trasmesso dalla piattaforma Netflix. Del resto, dalle prime illustrazioni nella scena romana e con il dirompente La profezia dell’armadillo, Zerocalcare si è fatto strada negli anni tavola dopo tavola (e accollo dopo accollo) su tutte le principali riviste italiane e nelle classifiche di vendita. Ultimo lavoro in ordine cronologico è Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia, dove trovano spazio le storie scritte in questi ultimi due difficili anni. Se nella storia recente del fumetto, di fronte ai numeri macinati, alla popolarità acquisita e alla nuova visibilità conferita a questa nobile arte possiamo pensare a un prima e a un dopo Zerocalcare, è giunto il momento per l’uomo e per l’artista di fare il punto della situazione su quanto seminato finora, e su cosa riserba il futuro. Ad accompagnarlo in questa impresa sarà l’attore Valerio Mastandrea. Voce dell’Armadillo in Strappare lungo i bordi, il pluripremiato attore e regista non ha certo bisogno di presentazioni. Una carriera che si dipana lungo tre decenni, costellata di grandi interpretazioni tra cinema, teatro e televisione. Film culto come L’odore della notte di Claudio Caligari e interpretazioni che ne hanno consacrato le doti attoriali, come La prima cosa bella (per la regia di Paolo Virzì) che gli vale il David di Donatello come miglior attore. Nel 2018, invece, l’esordio alla regia con Ride, storia potente e aggraziata di una “morta bianca”. Una di quelle vicende che riguardano tutti, ma che di solito finiscono inghiottite dopo pochi giorni nel perpetuo ciclo delle notizie. Perché la cinepresa, nelle mani giuste, sa farsi pungolo e coscienza di tormenti ed emozioni che non sappiamo o non vogliamo portare sopra la superficie.
Il fascismo in famiglia – Paolo Berizzi (La Repubblica), Barbara Serra (Al Jazeera English).
Gli Ameriguns: il progetto fotografico sulla cultura delle armi in USA, vincitore del World Press Photo 2021 – Come nasce un progetto fotografico capace di vincere il WPP? Come è cambiato e cosa significa oggi il lavoro del fotografo professionista alle prese con nuovi modelli e nuove piattaforme di comunicazione? Come si costruisce una narrazione fotografica che sappia attrarre l’attenzione del pubblico e smuovere le coscienze? Gabriele Galimberti racconta la propria esperienza e visione intervistato dal giornalista Alessio Jacona.
Frontiere sbarrate: l’Europa che respinge migranti e rifugiati – Pietro Bartolo (medico e scrittore), Nello Scavo (Avvenire), Kasia Smutniak (attrice e attivista), Alice Zago (Corte Penale Internazionale dell’Aja).
Dagli orrori della Libia fino alle crisi umanitarie nell’Isola di Lesbo e alla frontiera tra Polonia e Bielorussia. L’Europa che chiude porti e frontiere non è solo uno slogan, ma una complessa rete in cui sono ravvisabili, a più livelli, indifferenza, complicità e crudeltà. I confini diventano territori da “difendere”, respingimenti e dispiegamenti di forze sono fatti in nome della “protezione”. Lentamente cambia il linguaggio, intanto che la salvaguardia dei diritti umani lascia il posto alla disumanità. C’è ancora possibilità di invertire la rotta? Tra giornalismo, politica, diritto e impegno civile, una fotografia dell’Europa che siamo, con l’eurodeputato Pietro Bartolo, il giornalista di Avvenire Nello Scavo, Alice Zago della Corte Penale Internazionale dell’Aja e l’attrice e attivista Kasia Smutniak.
Lavoro e diritti: lo stato della giustizia sociale in Italia – Marco Damilano (giornalista e scrittore), Elsa Fornero (coordinatrice scientifico CeRP), Chiara Saraceno (sociologa).
Comunicare la scienza: le sfide nell’era delle emergenze globali – Nino Cartabellotta (presidente Fondazione GIMBE), Barbara Gallavotti (giornalista e divulgatrice scientifica), Beatrice Mautino (giornalista e scrittrice), Elisabetta Tola (fondatrice Formicablu), Roberta Villa (giornalista scientifica).
Cammina, guerriera, cammina – Arianna Ciccone (cofondatrice IJF e Valigia Blu), Francesca Mannocchi (giornalista e scrittrice), Cecilia Strada (attivista diritti umani).
Due donne che hanno messo la propria vita al servizio dei più bisognosi, per salvarli o per raccontare quel mondo che li schiaccia sotto gli orrori della guerra. Due “guerriere” che hanno deciso di percorrere un cammino attraverso il dolore e l’abisso della disperazione per portare luce e salvezza là dove altrimenti sarebbe impensabile immaginarla. Conoscere da vicino la loro storia significa anche capire che “chi ha paura perde tempo” e che si lotta per un mondo migliore una vita alla volta, una storia alla volta.
Sono Cecilia Strada, attivista impegnata con la missione umanitaria di ResQ, e Francesca Mannocchi, pluripremiata giornalista autrice di importanti inchiesta sul traffico di esseri umani. A intervistarle Arianna Ciccone, cofondatrice del Festival Internazionale del Giornalismo.
A teatro
Romanzo Quirinale – con Marco Damilano (giornalista e scrittore).
Falcone e Borsellino – con Lirio Abbate (direttore L’Espresso).
Onora il tuo errore come fosse un’intenzione nascosta – Incontro-performance con Morgan.
L’anno dei Migliori – Monologo di Marco Travaglio (direttore Il Fatto Quotidiano).
Maxi, il processo che sconfisse la mafia – di e con Roberto Saviano.
Prima del 1992, la mafia era solo un’ipotesi, da tutti conosciuta e da tutti rinnegata, ma poi arriva la sentenza della Corte di Cassazione a confermare, nella quasi totalità dei casi, le condanne inflitte a Cosa Nostra dal Maxiprocesso di Palermo. Un processo epocale, celebratosi dal 1986 al 1992 e nato dal lavoro del pool antimafia ideato da Rocco Chinnici e del quale fecero parte i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, chiamati dal successore di Rocco Chinnici, ucciso da Cosa Nostra, Antonino Caponnetto. Il Maxiprocesso di Palermo è il risultato del lavoro di un gruppo di donne e uomini straordinari che lottò per mettere nero su bianco l’esistenza della mafia. Roberto Saviano racconterà il Maxiprocesso di Palermo attraverso testimonianze inedite, materiali d’archivio e grazie a una sapiente sintesi delle centinaia di ore di un processo che è la storia di una vittoria pagata a caro prezzo, una vittoria spesso dimenticata e sottovalutata dall’opinione pubblica, ma che ha donato all’Italia e al mondo intero un metodo e una legislazione in grado di combattere in modo sistemico il crimine organizzato.
E ancora…
La forza del “daily” – con Francesca Milano (Chora Media) e Cecilia Sala, giornalista e conduttrice del podcast Stories che nelle ultime settimane ci sta aggiornando quotidianamente dal fronte ucraino.
Parleremo di come Investigare le campagne per manipolare i media, grazie a Emily Dreyfuss e Jane Lytvynenko dello Shorenstein Center (Università di Harvard).
L’industria dell’informazione è un disastro per la democrazia e la civiltà (come al solito) – con Mary Fitzgerald (Open Society Foundations), Dan Gillmor (Università dell’Arizona), Mathew Ingram (Columbia Journalism Review), Alan Rusbridger (direttore Prospect Magazine).
20 anni di ‘Guerra al terrore’ – con Spencer Ackerman (giornalista e scrittore), Murtaza Hussain (The Intercept), Azmat Khan (investigative reporter), Alice Speri (The Intercept).
Evgeny Morozov & il Cybersyn podcast: un progetto data-driven – Partendo dal progetto voluto da Salvador Allende negli Anni ’70, Evgeny Morozov, giornalista, sociologo e filosofo dell’immaginario tech, racconta la creazione, per la prima volta nella storia, del suo progetto transmediale che indaga l’economia del controllo e del metaverso.
Sconfiggere i troll: polarizzazione, disinformazione e giornalisti presi di mira. con Patricia Campos Mello (Folha de Sao Paulo), Gypsy Guillen Kaiser, (Committee to Protect Journalists), Amy Mitchell (Pew Research Center), Meera Selva (vicedirettrice Reuters Institute for the Study of Journalism)
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