Don Patriciello: alle armi della camorra oppongo la corona del Rosario
A pochi giorni dall’intimidazione contro la sua parrocchia, il sacerdote continua la sua missione tra la popolazione del Parco Verde di Caivano. “Seguo il Vangelo e dico la verità”, dice don Patriciello
Con la sua ordinazione ha messo tutto nel conto e per questo don Maurizio Patriciello non tace e non recede.
Nonostante i ripetuti avvertimenti – l’ultimo, l’esplosione di una bomba carta nella notte tra l’11 ed il 12 marzo davanti al cancello della sua chiesa – il parroco del Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, non intende fermarsi nelle sue denunce e nel suo sostegno ai parrocchiani, messi a tacere dalla violenza e dalle minacce della camorra che infesta la zona.
I peccati di don Patriciello, agli occhi dei criminali, sono quelli di non limitarsi a celebrare la Messa e di non voler rinunciare alla libertà. “Quando ho deciso di diventare prete ho messo tutto in conto e ora sto dicendo la verità. Insomma, un prete è un prete e il Vangelo è questo!”.
Don Maurizio pone a sé, e in generale a chiunque, una domanda piuttosto scomoda: “Come si fa a chiedere a un prete, ma anche a un cristiano, oserei dire ad un uomo, di rinunciare alla propria libertà? Cioè al dono più grande che Dio mi ha fatto dopo la vita e dopo la fede. Come si fa a dire, devi rinunciare alla tua dignità? Ossia, metto una bomba sotto casa e tu cominci a tremare e rinunci alla tua dignità. Come si fa a dire, devi rinunciare alla tua sete di verità, alla tua sete di normalità e di legalità?”.
A questo punto tanto varrebbe mollare tutto, spiega ancora il sacerdote. “Tappandomi la bocca, togliendomi la gioia di essere prete, la gioia della predicazione, togliendomi la fede in Gesù, varrebbe ancora la pena, non solo essere prete, ma essere cristiani e, oserei dire, essere uomini?”. La risposta non è detto che sia scontata per tutti, ma per don Patriciello lo è: non vale la pena.
Le ragioni delle intimidazioni
Ma perché questa ennesima intimidazione?
Sono tre le strade intraprese da don Patriciello che, di sicuro, vanno di traverso alla criminalità. La sua attività contro lo spaccio della droga, e quindi gli affari della camorra al Parco Verde. C’è poi il suo impegno a difesa dell’ambiente e contro il lavoro nero. Ma lui stesso propende per la terza spiegazione, partendo anche da un fatto di qualche giorno prima della bomba carta, un gesto intimidatorio ai danni di Biagio Chiarello, comandante dei vigili urbani di Arzano, in provincia di Napoli, ora sotto scorta. Un annuncio funebre della sua morte comparso in strada.
“Proprio nella mia parrocchia, davanti all’altare – prosegue il racconto il parroco – pochi mesi fa abbiamo formato il Comitato di liberazione dalla camorra, nella zona di Napoli nord. È nato qua nella mia parrocchia, ne fanno parte il senatore Sandro Ruotolo, Biagio Chiariello, ci sono io, assieme ad altre persone e comitati che hanno preso parte a tutto questo che, logicamente, dà fastidio ai clan che ora mi stanno dicendo: ‘guarda che sei nel mirino, che il tuo fare ci dà fastidio, che ti teniamo d’occhio’”.
In fondo, è una loro abitudine, è la serena constatazione di don Maurizio, che ricorda i preti-antimafia e anti-camorra morti per la loro sete di legalità, come don Pino Puglisi, ucciso a Palermo nel giorno del suo 56° compleanno – era il 15 settembre del 1993 -, o come don Peppino Diana, assassinato un anno dopo, nel giorno del suo onomastico, il 19 marzo. “E nel giorno del mio compleanno, alle 3.40 di notte, è esplosa la bomba carta, per dire: ‘caro prete, fai attenzione. Togliti di mezzo questa è l’unica cosa da fare’”.
Il Rosario, arma contro la camorra
“Questa è l’eterna lotta tra il bene e il male – prosegue il parroco – noi siamo qua e continuiamo questa nostra lotta. Certo, ci sono posti più semplici, ma ci sono anche posti più difficili. E questo lo è e ci sto io. Come ho detto ai seminaristi di Palermo pochi giorni fa: quando si va in una parrocchia in questi luoghi, bisogna subito far capire da che parte stai, tra le tenebre e la luce non c’è comunione, c’è poco da fare, non ci sta comunione. Il Vangelo chiama alla conversione tutti, quindi anche i camorristi, ma non può convivere con la camorra. Loro lo sanno molto bene, se vogliono farmi del male non ci vuole molto, io sono una persona armata solamente della mia corona (corona del Rosario ndr) e loro hanno le armi. Però la domanda è: in questo momento conviene uccidere il parroco del Parco Verde? Questi atti intimidatori sono per dire: ‘vediamo un po’ se riusciamo a intimorirlo e a zittirlo’. E se poi non si zittisce? Il futuro è nelle mani di Dio”.
Fonte: Vatican News
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