Dalla storia che divide il mondo, all’uomo planetario per riconciliare l’umanità
Niente sembra interrompere il rumore assordante della guerra nel cuore della nostra Europa.
Un conflitto combattuto con le armi, con le sanzioni economiche e anche attraverso la comunicazione, che molto spesso diventa disinformazione e solo propaganda da ogni parte.
La prima uccide le persone, la seconda affama e impoverisce intere popolazioni, la terza fa aumentare molto spesso l’odio e la belligeranza tra i paesi.
Quanto sta accadendo non è una guerra tra due paesi, l’Ucraina e la Russia, ma molto di più.
Sono in gioco visioni diverse della vita dei singoli stati, forme diverse di governare un paese, il valore dell’autodeterminazione dei popoli a decidere del loro futuro, modalità di intendere le relazioni internazionali, diverse visioni politiche ed economiche, il concetto stesso di libertà.
Dopo questo conflitto niente sarà più come prima; gli equilibri geopolitici ed economici che si sono formati dalla fine della guerra fredda in poi, sono stati spazzati via.
La pandemia prima e il conflitto Russo – Ucraino di oggi, gli ultimi due grandi eventi storici, avranno effetti globali che ancora non siamo in grado di prevedere.
L’innalzamento della temperatura del pianeta e il suo inquinamento, il virus che ha colpito l’intero mondo, le tante guerre regionali a cui si aggiunge un conflitto che potenzialmente potrebbe aprire scenari di guerra mondiale, sono elementi che possono mettere veramente a rischio l’umanità e favorire l’estinzione della nostra specie.
Siamo impauriti, inquieti, perché nonostante tutto, siamo ancora una volta in balia di pochi potenti che possono decidere del futuro di tutti noi.
In questa logica non ci sono vincitori, ma solo uno sconfitto: la specie umana.
Pensando a quanto sta accadendo viene alla mente il pensiero di padre Ernesto Balducci che proponeva un nuovo stile di vita che lui definiva “cultura della pace”, che aveva due aspetti fondamentali: l’ecologia e la politica.
La sua teoria, o meglio profezia, è contemplata nel suo testo più famoso “L’uomo planetario” che offre una prospettiva nuova attraverso un rinnovamento della coscienza basato sul primato della natura sulla storia dell’umanità.
Per Padre Balducci la storia si è sviluppata, sia in modo personale, che collettivo come “l’illusione di poter scongiurare la morte identificando nell’altro (sia esso individuo che popolo) il nemico, uccidendo il quale la morte stessa è vinta”.
La guerra è di per se stesso un’illusione, perché chi la porta avanti pensa, con la propria vittoria, di poter costituire un nuovo ordine che così resterà nel tempo, dando un senso di immortalità a se stesso, al proprio popolo, o al modello di stato che propone.
Questo aspetto di invincibilità si è manifestato in tutte le fasi della storia umana, nelle guerre di religione, nei conflitti tra i popoli, fino alla mostruosità delle due guerre mondiali, nel terrorismo religioso di questi ultimi decenni.
Una morsa che sembra senza via di uscita.
Neanche la globalizzazione raggiunta da un punto di vista economico ha mai fatto venire meno questa componente.
La globalizzazione non solo è stata un’altra illusione, ma ha aumentato i motivi di scontro e di conflitto nel mondo, con una “guerra di predominio economico” che ha reso più povere interi stati e tantissime persone a scapito di pochi ricchi e magnati.
Così facendo l’umanità sta costruendo giorno dopo giorno la propria morte finale.
Se la storia è la ricerca illusoria della sconfitta della morte attraverso la ricerca del potere (“la cattiva infinità” come la chiama Ernesto Balducci), l’umanità ha necessità invece di una mutazione che dia vita a un nuovo umanesimo.
Un umanesimo che si costruisce partendo dalla consapevolezza razionale e spirituale del proprio limite personale e dalla propria finitezza, per recuperare la fede e la speranza nella nostra specie e nel desiderio che deve nascere in ciascuno di noi di operare per farla vivere, uscendo dall’età, plurimillenaria della guerra.
“L’uomo planetario è il nuovo cittadino del villaggio globale, in ascolto e in dialogo con il diverso per cultura, etnia, religione, in nome della comune umanità e della sopravvivenza della specie e dell’intero pianeta, ormai minacciata da una escalation bellica e tecnologica d’inaudita potenzialità distruttrice” scriveva nella sua profezia Padre Ernesto Balducci tra il 1985 (prima stesura del volume) e il 1990 (seconda stesura del testo).
In questo senso, la salvaguardia della specie ha il primato sulla storia perché la persona in quanto persona viene prima di qualsiasi divisione politica, culturale, religiosa, di tutto quello che le guerre hanno prodotto nella storia dell’umanità.
La proposta di Balducci è prima di tutto una mutazione spirituale che nasce dall’esigenza ragionata e razionale che siamo al bivio dell’esistenza del mondo.
La necessità di arrivare al primato della natura sulla storia deve nascere dalla convinzione che “io non sono che un uomo”; questa consapevolezza deve spingere ciascuno di noi nella nostra vita a servire il pianeta e gli esseri umani senza ambizione di potere e di primato.
Ecco perché “L’uomo planetario” di Padre Balducci si apre con il “Manifesto Russell – Einstein” pubblicato a Londra nel 1955 e firmato da 11 scienziati per chiedere ai potenti della terra l’abolizione delle armi nucleari: “Noi rivolgiamo un appello come esseri umani ad esseri umani: ricordate la vostra umanità e dimenticate il resto”.
Dopo quasi 70 anni di guerre fredde, di piccole/grandi guerre regionali, di rischi più o meno gravi di possibili conflitti atomici, di discriminazioni di popoli, di lotte tra religioni, di milioni e milioni di profughi, di inquinamenti di mari, fiumi, campagne, di interi paesi rimasti poveri a scapito di pochi ricchi, di disuguaglianze che si acuiscono, siamo qui impauriti e insicuri a combattere ancora tra di noi.
Se la storia come lotta per il potere e il dominio sull’altro ci divide, il riconoscere di appartenere alla sola specie umana e credere nella sua capacità di saper andare oltre le attuali divisioni, è la strada del futuro perché veramente “la Terra sia di tutti”.
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