L’assessore del Piemonte che sostiene i filorussi nel Donbass si scusi o sia rimosso
Presidente Alberto Cirio,
lei oggi rappresenta il Piemonte agli occhi dei cittadini piemontesi e agli occhi di quanti guardano al Piemonte.
La guerra mette ognuno di noi di fronte alle proprie responsabilità: è giusto che ognuno si chieda “io cosa posso fare?”. Il perimetro morale e normale della risposta a questa domanda è dato dalle concrete possibilità che ha ciascuno: chi può aprire le porte ai profughi lo fa; chi può raccogliere beni di prima necessità lo fa; chi può trasportare e portare lo fa; chi può donare denaro lo fa, etc. Ma qual è la risposta di chi fa politica e ha responsabilità istituzionali?
Il criterio non cambia: il perimetro morale e normale è comunque dato dalle concrete possibilità di ciascuno, per questo le responsabilità di chi oggi gestisce l’Ue o la Nato sono assai più grandi di quelle di chi gestisce un Ente locale. In ogni caso però nessuno si può sottrarre: non glielo consentirebbe il giudizio dei cittadini e, in qualche modo, non glielo consentirebbe il giudizio della propria coscienza.
Lei Presidente ha nella sua giunta un uomo, Maurizio Marrone, che è stato il più entusiasta sostenitore delle autoproclamate repubbliche del Donbass, per giunta è l’assessore con la delega alla cooperazione internazionale. È il caso di dire: chi semina vento raccoglie tempesta!
Maurizio Marrone, di Fratelli d’Italia, ha rappresentato e rappresenta (fino a prova contraria) il paradigma di quel sovranismo italiano sospeso tra nostalgie fasciste ed entusiasmi nazionalisti, che noi avevamo ricominciato a denunciare con forza all’indomani della agghiacciante strage di Utoya del 22 luglio 2011, quando il criminale neonazista Breivik massacrò a sangue freddo 69 tra ragazzi e ragazze, che avevano ai suoi occhi la sola colpa di appartenere alla gioventù socialista e di credere in una Europa laica, plurale e liberale.
Denunciammo proprio l’attività di Maurizio Marrone quando nel 2016 arrivò a sostenere a Torino l’infausta inaugurazione di una autoproclamata ambasciata della altrettanto autoproclamata repubblica separatista del Donbass, attraverso una interrogazione parlamentare nella quale tra l’altro scrivevamo:
Il giorno 14 dicembre 2016 è stato inaugurato nella città di Torino il ‘Centro di rappresentanza della Repubblica Popolare di Donetsk in Italia’, presso i locali della Fondazione Magellano sita in via Conte Rosso 3; la cosiddetta ‘Repubblica Popolare di Donetsk’ è un territorio occupato dell’Ucraina, che ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza e che non è riconosciuto, né dalle Nazioni Unite, né dall’Unione europea, né, tantomeno, dal nostro Paese; i separatisti che occupano e controllano militarmente il territorio sono stati indicati dal JIT-Joint Investigation Team, nel rapporto presentato il 28 settembre 2016, come esecutori materiali dell’abbattimento del volo Malaysian Airline MH17, dove, ricordiamo, il 17 luglio 2014 persero la vita 298 civili nei cieli dell’Ucraina: il più grave atto terroristico degli ultimi anni in Europa per numero di vittime.
Le chiedo presidente: che effetto pensa che faccia alle donne e agli uomini di Ucraina presenti in Piemonte questo fatto?
Basta dichiarare sui giornali che il Piemonte è pronto ad accogliere i profughi della guerra, quando tiene al governo regionale chi ha contribuito a soffiare sul fuoco del separatismo filo-russo? Forse è troppo evocare il rigore di Sandro Pertini nei confronti del Questore di Milano, Guida, ma di sicuro non lo è evocare almeno quello del Sindaco di Milano Sala nei confronti del direttore d’orchestra Gergiev.
Il Piemonte sarà più accondiscendente di Milano? Pascal nei Pensieri scrive: “La sola vergogna è non provarne”. Le scelte per la pace sono sempre scelte che costano, perché in un modo o in un altro affrontano il conflitto senza eluderlo astutamente.
O l’assessore Marrone si scusa pubblicamente con il popolo ucraino oppure lasci la Giunta piemontese. La prego, Presidente, di pensarci.
Il Fatto Quotidiano, il blog di Davide Mattiello
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