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Giovani e pandemia: tra disagio e insofferenza, i reati e le follie

Piero Innocenti il . Criminalità, Cultura, Giovani, Salute, Società

L’insofferenza mostrata dai giovani in questi ultimi tempi si è tradotta, spesso, in manifestazioni di devianza.

In particolare molti gli episodi di “mala movida” che si sono registrati in diverse città, nelle fasi di allentamento delle misure restrittive, nei luoghi tipici di aggregazione dei giovani quali locali pubblici o piazze, con molteplici e gravi episodi di violenza in danno di persone e cose.

Così, per dare sfogo alla rabbia e al disagio dei tempi della pandemia, giovani e giovanissimi si sono lanciati sfide attraverso i social network, fissando appuntamenti nelle piazze cittadine per maxi risse in cui protagonista assoluta è una violenza “gratuita” da postare sui social, anche con finalità emulative, confidando sull’effetto amplificatore della rete. Effetto che si è conseguito se si pensa che, rispetto a poco più di un anno fa, quando si rilevarono solo alcuni di questi episodi, oggi, in molte città, in particolare nei fine settimana, si assiste ad una recrudescenza di violenza giovanile mai annotata in passato.

Inquietanti episodi di violenza urbana si sono avuti anche in questi ultimissimi giorni a Pisa, Arezzo, Livorno, Siena, Lodi, Lecco, Napoli, Massa Carrara, Bologna, Pavullo (Modena), Parma, Cremona, Milano, Roma, l’Aquila, Reggio Emilia.

Tra le “follie” giovanili va segnalato il fenomeno delle challenge (sfide) e, tra queste, la viralizzazione della black-out game ossia della pratica di lasciarsi soffocare da altri con  l’uso di corde per provare il “sollievo” del recupero di ossigeno (pura follia!).

In questo contesto la “vita on line” ha reso i minori sempre più esposti ai pericoli della rete. Tramite lo smartphone, come emerso in indagini della polizia postale,  sono risultati sempre più frequenti la circolazione e lo scambio tra minori (i genitori latitanti!) di immagini e filmati del cosiddetto genere “gore”, quali video di pornografia violenta, di pestaggi, di abusi sessuali su bambini, di torture e di violenze di vario genere, nonché di materiale relativo ad immagini sessualmente esplicite.

“Tutto questo comporta il crescente rischio di traumatizzazioni precoci e di influenze negative sullo sviluppo psicosessuale del giovane” come viene evidenziato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza nel documento “I minori nel periodo della pandemia”.

Ma c’è di più. In questo lunghissimo periodo di  emergenza sanitaria, il maggior utilizzo del web e delle app di messaggistica, ha esposto i giovani alla propaganda estremista on line, con il concreto rischio di attivare processi di radicalizzazione. La presenza in rete di contenuti d’area ha consentito, peraltro, di reperire sul web quel bagaglio informativo funzionale a favorire la radicalizzazione del pensiero estremista da parte di soggetti anche molto giovani o da parte di persone con pregresse situazioni di disagio che sono  riuscite così a trovare conforto in propalazioni ideologiche radicali.

E la Polizia di Stato ricorda come “sia stato rilevato anche il tentativo da parte di singoli e di compagini, attivi soprattutto on line, d’infiltrare  gruppi di opinione, insistenti prevalentemente sulle piattaforme di messaggistica istantanea, con lo scopo di radicalizzare i toni”.

Uno scenario, dunque, sconfortante e preoccupante in cui è andato acquisendo maggiore spazio anche il mercato illegale e clandestino del dark web, dove vengono vendute le droghe sintetiche e le nuove sostane psicoattive molto in voga tra i giovani.

L’uso distorto della rete ha consentito, infine, l’organizzazione di forme di protesta, spesso non autorizzate, per contestare gli effetti sociali ed economici connessi ai provvedimenti governativi di contenimento della pandemia; si è rilevata, in particolare, anche la partecipazione di moltissimi giovani ad iniziative di piazza, con conseguenze per l’ordine e la sicurezza pubblica. Le autorità locali di pubblica sicurezza, intanto, hanno assunto misure di prevenzione presidiando con poliziotti e carabinieri alcune piazze trasformate in veri e propri ring.

Ma il fenomeno non può riguardare soltanto le forze di polizia.

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I minori, il disagio, i reati: i consigli della Polizia di Stato

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