La Toscana terra di infiltrazioni mafiose
In questi giorni di apertura dell’anno giudiziario in Toscana, si susseguono le prese di posizione dei magistrati sul tema delle infiltrazioni mafiose nella nostra regione.
Ha iniziato il Procuratore Generale della Corte d’Appello Marcello Viola per il quale ci sono segnali sempre più frequenti di interazione tra criminalità organizzata e alcuni settori del mondo dell’economia, anche con il coinvolgimento di imprenditori e di professionisti. Per il Procuratore Viola questo rapporto crea forme di corruzione con il fine di ottenere facili autorizzazioni ed evitare controlli, dando vita a situazioni che inquinano l’economia pulita.
Sono sempre di queste settimane i provvedimenti della magistratura che hanno portato a un sequestro di 5 milioni di euro a carico di Francesco Lerose, imprenditore del Valdarno Aretino considerato legato a famiglie della ‘Ndrangheta, coinvolto nello smaltimento illecito delle ceneri di risulta dei rifiuti conciari (Keu) del distretto di Santa Croce sull’Arno.
Tale smaltimento illegale ha portato all’inquinamento di alcune aree non solo dell’empolese e ma anche dello stesso Valdarno Aretino con la presenza di sostanze tossiche ritrovate nei terreni che fanno presupporre, secondo le indagini dell’Arpat della Toscana, gravi danni ambientali nei vari territori.
Le varie indagini della DDA di Firenze, insieme ad altre indagini in corso di varie Procure, ipotizzano poi un traffico di sostanze stupefacenti che ha uno snodo importante nel porto di Livorno.
Per il Procuratore Aggiunto Luca Tescaroli in servizio presso la Procura di Firenze, sono la ‘Ndrangheta, la Camorra e la criminalità cinese le organizzazioni più pericolose che operano in Toscana, portando avanti affari molto diversificati in settori come il traffico di rifiuti, i contratti pubblici, il commercio, le costruzioni e i servizi, il riciclaggio di denaro, il manifatturiero del tessile e della lavorazione delle pelli, forme di caporalato non solo nell’ambito dell’agricoltura, il traffico di sostanze stupefacenti.
Sempre secondo Tescaroli sono stati individuati soggetti fortemente legati alle associazioni criminali, destinatari di sequestri di prevenzione dei loro beni le cui cifre sono indicative delle dimensioni che sta assumendo in questa regione il fenomeno delle infiltrazioni mafiose: in Toscana dal giugno 2019 sono stati confiscati beni per oltre 31 milioni di euro, mentre i sequestri ammontano a 11 milioni.
Non si può più quindi fare finta di niente. Come afferma lo stesso Tescaroli in una sua recente intervista al quotidiano La Repubblica: “L’infiltrazione mafiosa esiste, è un pericolo per la collettività, la libera concorrenza e per settori della pubblica amministrazione; inquina il mercato e il sistema economico, mina la fiducia nei confronti dello Stato. Occorre esserne consapevoli, dalle istituzioni ai cittadini. Che se ne parli pubblicamente, perché questi gruppi, i loro garanti e chi trae vantaggio dalla contiguità mafiosa, prediligono il silenzio”.
La Toscana corre rischi molto seri e non bastano più gli allarmi lanciati dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, ma è necessaria una presa di coscienza maggiore da parte delle istituzioni locali, dei sindacati, delle associazioni di categoria, del mondo delle professioni anche in previsione delle risorse che arriveranno nei prossimi mesi ed anni grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Riteniamo, anche come Libera, necessario arrivare a rapporti più stretti tra le diverse istituzioni dello stato (Prefetture, Regione, Comuni, Province, Forze dell’Ordine)e del mondo del lavoro (Associazioni degli imprenditori, dell’artigianato, del sindacato, dei professionisti) per un controllo anche preventivo nel campo degli appalti pubblici, per cercare di individuare non alla fine di un procedimento, ma durante il suo svolgimento, eventuali persone o aziende legate alla criminalità organizzata.
Attività come le interdittive antimafia o i cosiddetti protocolli di legalità nella lotta alla corruzione nel settore degli appalti pubblici possono garantire trasparenza lungo i processi che portano all’assegnazione di opere pubbliche.
Tali accordi possono concretamente osteggiare le infiltrazioni mafiose che in maniera diretta o indiretta, attraverso imprese e società controllate, condizionano le attività economiche e finanziarie nei settori pubblici.
Tutto ciò potrà avvenire soprattutto se ci sarà una forte presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica, l’unica in grado di spingere il mondo della politica, delle istituzioni locali, del mondo del lavoro toscano a capire che su questi temi si gioca il futuro del nostra territorio, non solo da un punto di vista economico, ma anche sociale.
La lotta alle infiltrazioni mafiose è una lotta principalmente di difesa dello stato, dei suoi valori e delle regole democratiche e di difesa dei diritti delle persone che permettono il mantenimento della convivenza civile.
Noi come Libera siamo fortemente impegnati in questo senso nella nostra quotidiana attività.
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Libera Toscana: “La ‘ndrangheta nell’Aretino? È un fatto, ma basta con l’indifferenza”
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