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43 anni fa il giornalista Mario Francese fu ucciso a Palermo dai sicari di Cosa nostra

Ossigeno per l'Informazione il . Giustizia, Informazione, Mafie, Memoria, Sicilia

Iniziative per ricordarlo a Palermo e a Siracusa. La storia del giornalista è ricostruita su “Ossigeno – Cercavano la verità” www.giornalistiuccisi.it

Il 43mo anniversario del barbaro assassinio di Mario Francese, il giornalista cronista di punta del Giornale di Sicilia ucciso il 26 gennaio 1979 a colpi di pistola a Palermo, sarà commemorato con due manifestazioni, una a Siracusa, la sua città natale, l’altra a Palermo, in viale Campania, nel luogo dove fu ucciso dai killer di Cosa nostra, dove domani 26 gennaio 2022 alle 8,30 i suo figli – Giulio, Fabio e Massimo – incontreranno amici, colleghi, cittadini che non vogliono dimenticarlo.

A Siracusa, l’Associazione provinciale della Stampa e la sezione siracusana del gruppo cronisti siciliani si è data appuntamento il 26 gennaio, alle ore 9,30 davanti alla targa che ricorda il giornalista siracusano, all’interno del piccolo giardino a lui dedicato nel parco archeologico della Neapolis. Qui, da una decina di anni, dopo il restauro, è stata riposizionata la grande lastra che nel 1998 venne sfregiata da sconosciuti (vedi). Saranno presenti le autorità civili e militari, il Prefetto e il Sindaco.

“Mario Francese è presenza costante in questa città e il 26 gennaio diventa un appuntamento per ritrovarsi insieme nel suo nome – afferma Prospero Dente, segretario provinciale di Assostampa Siracusa – Saranno presenti anche piccole delegazioni di studenti delle scuole cittadine perché con loro abbiamo più volte parlato del lavoro e del metodo Francese. Intendiamo tenere viva non soltanto la memoria di quest’uomo, ma la storia che ormai rappresenta per intere generazioni di siciliani.”

“Purtroppo a causa del Covid – spiega a Ossigeno il figlio di Mario Francese, Giulio – non abbiamo potuto indire una commemorazione ufficiale; sarà una manifestazione spontanea alla quale sono invitati tutti i colleghi, i cittadini e le autorità che desiderano rendere omaggio a nostro padre”. All’ iniziativa di Palermo prenderà parte, tra gli altri, il sindaco della città e il presidente dell’Ordine della Sicilia, Roberto Gueli, il quale ha assunto l’incarico da due mesi quale successore di Giulio Francese.

Cercava la verità

La storia di Mario Francese, l’intera vicenda giudiziaria per scoprire i suoi assassini, la sua bibliografia e altre informazioni che lo riguardano sono consultabili sul sito “Ossigeno – Cercavano la verità” (www.giornalistiuccisi.it), che raccoglie i nomi, i volti e le vicende dei 30 giornalisti italiani che hanno perso la vita per il per il proprio lavoro. Leggi 

Chi era

Mario Francese era nato a Siracusa il 6 febbraio 1925. Cominciò a lavorare per il Giornale di Sicilia, facendo la gavetta, poi specializzandosi quale cronista di nera. Con numerose inchieste e meticolose ricostruzioni dei fatti rivelò inedite vicende di mafia degli anni ’70.

Pubblicando per primo i nomi dei boss corleonesi che si apprestavano a scalare i vertici di Cosa Nostra. Nei suoi articoli fece per primo il nome di Totò Riina e intervistò sua moglie, Antonietta Bagarella. Documentò il sacco edilizio di Palermo, osservando da vicino il sistema degli appalti pubblici, e denunciando dalle pagine del suo giornale i grandi affari di Cosa Nostra per impadronirsi dei fondi pubblici stanziati per la ricostruzione del Belice dopo il terremoto del 1968. In particolare rivelò il grande affare costruito intono all’esproprio dei terreni per la costruzione della grande diga Garcia a 80 chilometri da Palermo. Per questo, nel 2013, la Regione Siciliana ha ribattezzato quella grande opera “Diga Mario Francese”. Rivelò anche dettagli sulla frattura avvenuta negli anni 70 all’interno della “Commissione” di Cosa nostra.

I processi e le condanne

Per vent’anni la tragica fine di Mario Francese è rimasta avvolta nel silenzio e l’inchiesta per il suo omicidio, a carico di ignoti, fu archiviata. Fu riaperta nel 2000, grazie agli sforzi dei familiari e  soprattutto alla tenacia del figlio Giuseppe. Nel 2001 il processo ai responsabili della sua morte di svolse con rito abbreviato e si concluse con la condanna a trent’anni di reclusione del capomafia Totò Riina e degli altri componenti della “cupola” mafiosa: Francesco Madonia, Antonino Geraci, Giuseppe Farinella, Michele Greco, Leoluca Bagarella (esecutore materiale) e Giuseppe Calò. Fu assolto, invece, Giuseppe Madonia, accusato di essere stato il killer insieme a Leoluca Bagarella. Nel processo bis, con rito ordinario, l’altro imputato, Bernardo Provenzano, fu condannato all’ergastolo. La Cassazione, nel 2003, confermò le condanne, anche se furono assolti i boss Pippo Calò, Antonino Geraci e Giuseppe Farinella “per non avere commesso il fatto”.

(hanno collaborato Loredana Colace e Grazia Pia Attolini)

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