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Regeni, il gup sollecita il governo. Fnsi: «Avanti con la scorta mediatica»

Fnsi il . Brevi, Giustizia, Informazione, Internazionale, Istituzioni, Politica, Società

Presidio con giornalisti e rappresentanti delle associazioni in concomitanza con l’udienza preliminare sull’omicidio del ricercatore sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Giulietti: «Qui una comunità che vuole testimoniare l’impegno per impedire che sulla vicenda cali il silenzio». Ritorno in aula l’11 aprile.

Un sit-in con giornalisti e associazioni ha preceduto oggi, 10 gennaio, a piazzale Clodio, la nuova udienza preliminare sull’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore italiano sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Presenti i genitori, Paola Deffendi e Claudio Regeni, accompagnati dall’avvocata Alessandra Ballerini, che hanno mostrato lo striscione giallo con scritto “Verità per Giulio Regeni”. Fra gli animatori del presidio anche la Federazione nazionale della Stampa italiana, presente con il presidente Giuseppe Giulietti

«Quella di Giulio Regeni non è una vicenda che riguarda solo la sua famiglia: è una vicenda che ci riguarda tutte e tutti, una questione nazionale. L’Egitto e il governo egiziano sanno chi ha torturato e ucciso Giulio, le istituzioni italiane devono esigere dalle autorità egiziane gli indirizzi dei quattro imputati», ha dichiarato Giulietti rispondendo ai cronisti.

«Al governo italiano – ha aggiunto – chiediamo un atto di ragionevolezza. Un ricercatore italiano è stato ammazzato in Egitto: è lì che occorre rintracciare le orme di quanto accaduto. Da parte nostra ribadiamo che la scorta mediatica va avanti. La Fnsi e le giornaliste e i giornalisti italiani non lasceranno sola la famiglia Regeni, l’informazione può contribuire ad ottenere verità e giustizia e può fare molto perché l’oblio non cancelli la storia di Giulio Regeni».

Al presidio, fra gli altri, anche i genitori di Mario Paciolla, il cooperante e giornalista morto in Colombia nel luglio 2020 in circostanze ancora da chiarire, Gianni Cuperlo, Nicola Fratoianni, Aboubakar Soumahoro, Andrea Vianello, Pif, i rappresentanti delle associazioni che dall’inizio seguono la vicenda: Usigrai, Articolo21, Ordine nazionale e Ordine dei giornalisti del Lazio, il collettivo Giulio Siamo Noi, l’associazione Amici di Roberto Morrione, i giornalisti della rete Pressing #NoBavaglio.

«Non è possibile che la ragion di Stato prevalga sulla richiesta di verità e giustizia. In questa, come in tante altre vicende in tutto il mondo, fondamentale è il ruolo dell’informazione, perché se cala il silenzio si spegne anche la speranza», ha detto il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli.

«Non smetteremo di esserci e non smetteremo di chiedere verità e giustizia», ha ammonito Elisa Marincola, portavoce di Articolo21, ribadendo l’importanza della scorta mediatica «per tenere accesi i riflettori» sul caso Regeni.

«Qui – ha concluso Giulietti – c’è una comunità che vuole testimoniare l’impegno dei giornalisti per impedire che cali il silenzio su una vicenda così drammatica».

Al termine dell’udienza, il gup Roberto Ranazzi ha disposto nuove ricerche degli imputati da compiere in Italia attraverso i carabinieri dell’antiterrorismo del Ros e la trasmissione degli atti al governo italiano per verificare eventuali esiti della rogatoria inoltrata all’Egitto nel 2019 e capire se ci sono margini per un’interlocuzione con le autorità egiziane. Nuova udienza il prossimo 11 aprile: in quell’occasione si dovrà verificare se gli accertamenti disposti avranno avuto risultati.

Soddisfatta la famiglia Regeni, che tramite l’avvocata Ballerini chiede al governo di «fare la sua parte e di rispondere alle istanze del giudice e alle nostre pretese di giustizia. Il nostro Paese scelga da che parte stare».

@fnsisocial

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