Protocollo antimafia tra Dna, Dia e regione Lazio
Il ministro Lamorgese alla firma del documento finalizzato a prevenire infiltrazioni nella gestione dei fondi europei.
«Ritengo particolarmente importante la sottoscrizione di questo protocollo per fare in modo che le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) vadano nelle mani giuste», a fronte della «facilità di adattamento e di modifica delle modalità di azione delle mafie».
Lo ha detto il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese intervenendo alla stipula, oggi pomeriggio, a Roma, nella sede della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dna) guidata dal procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho, firmatario dell’intesa insieme con il direttore della Direzione investigativa antimafia (Dia) Maurizio Vallone e con il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti. Era presente anche il capo di Gabinetto del ministero Bruno Frattasi.
La titolare del Viminale si è detta convinta della centralità del «binomio tra i valori della legalità e dello sviluppo che si ripropone soprattutto in fasi particolari come quella attuativa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)».
L’obiettivo dell’intesa, grazie alla realizzazione di un database condiviso che consente il monitoraggio dei dati relativi a tutti i soggetti economici che parteciperanno alle gare d’appalto, è infatti quello di attivare forme di collaborazione per prevenire e/o contrastare i tentativi di infiltrazione mafiosi nella gestione degli interventi regionali collegati al Pnrr e agli altri programmi finanziati con risorse dell’Unione europea (Ue).
L’accordo è il risultato dell’attività «che tutti insieme come Stato poniamo in essere per realizzare l’interesse comune a che le risorse vengano usate presto e bene».
Per questo è importante che tale modalità operativa venga replicata dalle altre regioni, ha auspicato il ministro, ricordando anche l’importanza della costante attività di prevenzione delle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico dei territori svolta dai prefetti attraverso le interdittive antimafia, come dimostrano i numeri in crescita dell’ultimo biennio.
A livello centrale, il Viminale ha stipulato da tempo, ha ricordato Lamorgese, accordi per il contrasto ai condizionamenti mafiosi dell’economia con Sace, Consip, e Ance, che grazie all’intesa con il ministero dell’Interno può accedere ai dati della banca nazionale antimafia per verifiche sui partecipanti alle opere.
In parallelo, l’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata di tipo mafioso, diretto dal direttore centrale della Polizia criminale Vittorio Rizzi, garantisce un presidio costante a livello nazionale, ha aggiunto il ministro, richiamando un aspetto, quello della rilevanza nazionale dell’iniziativa, evidenziato in apertura dal procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho, nella consapevolezza che per prevenire e reprimere «è necessario mettere insieme tutti i dati», allo scopo di «ergere muri alitssimi» contro le mafie.
In quest’ottica, ha osservato il capo della Polizia di Stato Lamberto Giannini, si colloca la necessità di replicare nei territori questa «iniziativa pilota» che, secondo il presidente Zingaretti, consentirà anche «una velocizzazione dei processi di assegnazione delle gare e di realizzazione degli appalti pubblici perché il male viene estirpato ai nastri di partenza».
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