Tu scendi dalle stelle…. Il presepe simbolo della scelta di Dio di abitare con noi
Natale è ormai alle porte e nelle nostre case sono già stati allestiti i presepi. Piccoli, grandi, luminosi, con il deserto e la neve, il muschio e il fuoco, gli angeli e la stella cometa… Chi con la grotta fatta di carta e chi con il fienile di legno, con il bue e l’asinello…
Tutti i nostri presepi hanno i pastori e le persone più povere che stanno nelle prime file… Solo loro sembrano in grado di vedere in cielo la stella e di sentire il canto degli angeli, perché i loro sguardi e i loro cuori non sono distratti da altre cose.
Il resto del mondo sembra tagliato fuori, troppo preso dalle cose di questa vita terrena…
Il presepe è la rappresentazione della scelta di Dio di farsi povero e di scegliere la povertà come strada privilegiata per camminare con Lui.
La povertà nella scelta di Dio, è un lasciare andare le cose di questo mondo, giorno dopo giorno, perché rappresentano il vero ostacolo alla Sua conoscenza.
Ad essere sinceri non c’è niente di più lontano del presepe dal nostro modo quotidiano di vivere e di intendere la vita.
Il presepe è l’esatto contrario dei nostri stili di vita; i più vicini alla gioia sono i pastori e i poveri che accorrono alla grotta. Solo più tardi e dopo un lungo viaggio, arriveranno i Magi a rendere anche loro onore al piccolo Gesù.
Fanno un lungo viaggio nel deserto, prima di arrivare da Gesù, come se servisse un lungo tempo di purificazione per poter arrivare alla meta.
Dio decide di manifestarsi con una chiara scelta di campo…e tutto il Vangelo, nell’evolversi della breve vita adulta di Gesù, esprime parole chiare al riguardo; dal giovane ricco, dalla cruna dell’ago, alle beatitudini…
Il richiamo vale ancora di più per noi Occidentali uomini e donne che vivono questo periodo storico…
Ci definiamo cristiani, ma siamo sempre più lontani da questa visione di un Dio che all’accumulo di soldi, potere e cose, contrappone il lasciare le cose di questo mondo come unica strada per trovare la ricchezza del suo regno.
Oggi in tempi di pandemia c’è un richiamo continuo a salvare il Natale…
Ma quale è il Natale da salvare, quello del massimo consumo come fonte di felicità o quello del presepe?
E noi da che parte stiamo? Dove ci collochiamo nel nostro presepe? Quanto siamo disposti a lasciare delle ricchezze di questo mondo per concentrarsi sulle ricchezze della vita dello spirito e dell’anima?
Il presepe ci interroga, anche sui regali da fare ai nostri cari, alla semplicità e all’utilità che deve avere sempre più spazio rispetto all’abbondanza e allo sfarzo.
Ci interroga su come condividiamo con gli altri le nostre “ricchezze”, se c’è spazio dentro di noi per chi ha meno di noi, se ai propositi fanno seguito le azioni, non per un momento particolare dell’anno, ma come scelta da protrarre nel tempo.
È bello il presepe, perché se solo ci fermassimo a riflettere mentre lo costruiamo e lo modelliamo, ci renderemo conto di quanto il pensiero di Dio sia lontano dal nostro…
Non per affliggerci, ma per iniziare piano piano a lasciar andare le cose che non contano, per dare spazio alle ricchezze della nostra umanità.
Scopriremmo che Dio ha deciso di abitare dentro di noi, che siamo portatori di bene, che l’altro è una ricchezza è non un ostacolo, che possiamo vivere con meno cose e scoprire la bellezza della nostra anima, che nella vita che ci aspetta con noi non porteremo niente se non gli atti d’amore che saremo stati in grado di vivere.
La delicatezza con cui collochiamo i pastori e le loro pecore intorno alla grotta, è quella stessa delicatezza che dovremmo avere quando incontriamo l’altro lungo le nostre strade, chiunque esso sia…
Gesu nato in quella grotta di Betlemme (per accedere alla quale occorre piegarsi per passare dalla porta dell’umiltà) credo che sia colui che è riuscito a vivere in pieno la proposta di Dio.
Il presepe è l’inizio di questo cammino dove appare già chiaro fin dal suo inizio il progetto di un Dio che ha deciso di abitare questo mondo e l’umanità.
Trackback dal tuo sito.