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Ergastolo ostativo: non sia annacquato il testo attuale

Lucrezia Ricchiuti * il . Diritti, Giustizia, Istituzioni, Mafie, Politica

Il 10 dicembre, su La7, don Luigi Ciotti ha fatto affermazioni tanto nette quanto necessarie. Ha detto che le forze politiche sulle mafie si sono accomodate per la normalizzazione. E ha detto che la normalizzazione è un alibi che uccide le persone e la democrazia e che umilia i magistrati e gli esponenti delle forze dell’ordine, che contro le mafie hanno combattuto e sono morte.

Ma la normalizzazione mortifica anche chi lotta ancora, chi si impegna allo spasimo per contendere al potere mafioso quei pochi spazi di libertà rimasti, nel meridione d’Italia, ma soprattutto al Nord, dove le mafie si sono ben insediate da molti anni nelle fessure dell’economia legale, come don Ciotti ha giustamente sottolineato.

È allora importantissimo attirare l’attenzione sul lavoro silenzioso, ma faticoso, che la Commissione giustizia della Camera sta portando avanti sull’ergastolo ostativo (proposte 1951 e abbinate).

Come i lettori ricorderanno, una sciagurata ordinanza della Corte costituzionale (la n. 87 del 2021) ha messo in mora il Parlamento su un meccanismo voluto da Giovanni Falcone per rendere più efficace il contrasto delle mafie. Gli ergastolani per i reati di mafia potevano accedere ad alcuni benefici penitenziari solo se collaboravano con la giustizia. Con una motivazione per molti aspetti paradossale, la Corte costituzionale ha ritenuto questo meccanismo – ispirato all’incontrovertibile dato d’esperienza che l’adesione alle cosche mafiose è una scelta di vita irreversibile – illegittimo.

Secondo la Corte, una chance diversa dal pentimento deve essere offerta anche ai mafiosi, nonostante abbiano commesso i più efferati delitti e nonostante che tutti (diconsi tutti) i processi di mafia attestino che il mafioso lo è per la vita e che la sua rieducazione è sostanzialmente impossibile, con l’unica eccezione della fattiva collaborazione con la giustizia.

Lo stesso 10 dicembre, presso la Commissione giustizia, è scaduto il termine per presentare emendamenti al testo base della proposta di legge che disciplinerebbe nuovamente l’ergastolo ostativo, dando però ampi poteri al giudice di sorveglianza (cosa che Falcone non voleva, perché preferiva il governo della legge a quello degli uomini). Ma tant’è.

Allo stato attuale del testo, è affermato – in sintesi – che i benefici penitenziari possono essere concessi dal giudice all’ergastolano mafioso anche in mancanza di pentimento solo se vi sia il parere positivo del Procuratore nazionale antimafia e se risultino dati certi che conducano a escludere ogni residuo collegamento del condannato con la cosca di appartenenza e l’impossibilità che una nuova banda possa ricostituirsi.

È anche previsto che – a ogni modo – prima della concessione dei benefici, il colpevole abbia risarcito i danni e scontato una parte significativa della pena.

Voglio esprimere ai parlamentari che portano avanti questo lavoro il mio sostegno più convinto: dobbiamo vigilare affinché il testo di legge vada in porto e non sia annacquato.

* Ex senatrice Pd e Mdp

Fonte: Il Fatto Quotidiano, 16/12/2021

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