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Siamo davvero il Paese più appetibile per i criminali?

Piero Innocenti il . Criminalità, Istituzioni, Mafie, SIcurezza, Società

Quasi quattro anni fa, nel febbraio 2018, la Commissione parlamentare antimafia (Presidente Rosy Bindi), nella sua relazione conclusiva (approvata all’unanimità) di fine Legislatura, poneva l’interrogativo, rimasto senza risposta, di come fosse possibile che il nostro paese, tra quelli civili e democratici, fosse diventato il più appetibile per i criminali.

A quella considerazione, sempre attuale, mi sono tornate alla mente alcune semplici dichiarazioni che fecero, anni fa, un rumeno e un albanese arrestati dai poliziotti per alcuni furti nelle abitazioni. Ebbene, il primo, arrivato in Italia alcune settimane prima, precisò “che da noi si rubava bene, tranquillamente” e, soprattutto “si stava poco in carcere e la polizia italiana non “bastonava” come fanno i poliziotti in Romania”. L’albanese, pendolare del crimine insieme ad un altro connazionale, confermava che di solito i furti nelle case italiane sono molto fruttuosi, con bottini interessanti, sottolineando, anche lui, i pochi rischi che si correvano in caso di arresto.

Dunque una legislazione penale inadeguata, con processi, quando si fanno, lenti che durano anni, con imputati nel frattempo irreperibili, mentre è sempre più carente (per le risorse umane insufficienti) il sistema di prevenzione generale di polizia che si estrinseca principalmente nei servizi di pattugliamento cittadino e di controllo del territorio anche extraurbano.

Così, nella perdurante generale disattenzione della politica sulla sicurezza pubblica assistiamo ogni giorno ad una sconcertante ripetizione di delitti predatori, anche violenti, che alimentano quel diffuso senso di insicurezza che non viene certamente attenuato dalle notizie di installazione di telecamere di sorveglianza in varie città perché la loro efficacia deterrente è pari a zero (utili, ovviamente, post delictum).

Ai cittadini interessa che le intrusioni nelle loro case non avvengano, che si possa passeggiare senza timore di essere scippati o, peggio ancora, rapinati e per questo occorrono presenze vigili, rassicuranti, di poliziotti e carabinieri sulle strade. Oggi, purtroppo, non è così e nei territori provinciali, in particolare  nelle ore serali notturne, le pattuglie delle stazioni carabinieri, percorrono, mediamente, almeno un centinaio di chilometri solo per “toccare” tutti i paesi inclusi nell’itinerario di servizio assegnato.

Il tema degli arruolamenti straordinari viene, di tanto in tanto, evocato soprattutto dopo fatti delittuosi ripresi dalla cronaca nazionale che mostrano anche come la “coperta della sicurezza” sia diventata troppo corta. Ma si torna, presto, a fare le orecchie da mercante.

Intanto, giornalmente, sono davvero tanti i delitti cosiddetti predatori commessi e di cui si può avere notizia solo dalla rassegna stampa locale. Così, solo per citare gli ultimissimi, a Mantova e hinterland, si sono registrati una dozzina di raid, tutti in pieno giorno, in abitazioni e aziende, a Lecce, cinque assalti armati negli uffici postali in tre giorni, a Perugia un intero quartiere è rimasto sotto assedio con un furto nelle case ogni due giorni, a Parma e a La Spezia due donne vengono scippate e scaraventate a terra, a Carpi si annota un assalto ad un portavalori con sparatoria. Ci sono, poi, alcuni dati che debbono far riflettere: in tema d delitti collegati alle droghe, mediamente, negli ultimi anni, la percentuale degli stranieri denunciati all’autorità giudiziaria si attesta intorno al 40% sul totale (circa 30 mila persone complessivamente), mentre per i delitti contro il patrimonio la percentuale degli autori scoperti è di circa l’80% di nazionalità straniera.

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