Caro Nino…
Antonino Caponnetto. Oggi è il 19° anniversario del suo passaggio dalla vita del tempo a quella senza tempo.
Caro Nino, ti amo come se fossi mio padre, tu mi ami come se fossi tuo figlio.
Non basta un’esistenza perenne per ringraziarti delle parole che mi dedichi all’Auditorium di Tolmezzo il 17 maggio 1995 davanti a centinaia di studentesse e studenti. Mi emoziono ancora!
Ringrazio tutti: chi ha organizzato questa mia salita a Tolmezzo… Io non sono nessuno, sono un modesto pensionato, che sta seguitando a girare il paese con tanta passione, con tanta stanchezza, ma con tanto entusiasmo, per portare ai giovani… una parola di fiducia, di coraggio…
Non so se avete avuto mai un incontro con un… personaggio meraviglioso, Michele Del Gaudio. Michele è stato un magistrato coraggioso che tredici anni fa, giudice istruttore a Savona, mandò a giudizio, in manette, tutti gli uomini più potenti della Regione ligure socialista e ne ottenne la condanna, benché non incoraggiato affatto dai propri superiori, che lo tiravano per la giacca, dicendo: Stai attento, non ti mettere contro i potenti… Ma lui andò diritto per la sua strada; ci ha rimesso la carriera… ci ha rimesso un matrimonio splendido con Luciana, Lu, quella Lu a cui indirizza le lettere in quel volume bellissimo che tutte le biblioteche scolastiche dovrebbero avere, La toga strappata, in cui racconta questa sua allucinante esperienza, in forma di lettere tra Michi e Lu, in cui parlano di moltissimi problemi, ma soprattutto… di questa allucinante esperienza, stretto da una parte da quello che era il suo obbligo di coscienza, il suo dovere di fare giustizia, dall’altra dalle intimidazioni… e dalle minacce espresse, formulate in Parlamento dai capi politici di allora: Un giorno faremo i conti con questi giudici prevaricatori, con questi giudici che opprimono, che perseguitano gli innocenti.
Sono tredici anni che noi sentiamo queste parole… non contro tutti i magistrati, neanche contro i magistrati corrotti: quelli vengono dimenticati. Stranamente si sentono queste minacce contro i magistrati che fanno il proprio dovere, che hanno il coraggio di perseguire i potenti senza riguardo per nessuno, come Del Gaudio. E Del Gaudio ha raccontato questa sua esperienza in questo libro, che io raccomando a tutte le scuole, perché è emblematico, perché rappresenta un poco quella che è sempre stata, nel corso dell’umanità, la lotta, la sfida tra un uomo coraggioso armato solo della propria coscienza e dei propri ideali, che sia magistrato, che sia sacerdote, che sia uomo di pensiero, che sia un letterato, filosofo, e l’arroganza e la corruzione del potere. Ecco, simboleggia proprio questo contrasto eterno, che ci sarà sempre, tra il bene e il male. Ecco perché tutti i giovani dovrebbero leggere libri come quello.
Ora ha scritto ultimamente un altro bellissimo libro dedicato a voi giovani con tanto amore… Vi racconto la Costituzione. Magari tornerò per parlare di questo libro, perché non è il tema di oggi… Michele… ha scritto anche lettere… la prima lettera ai fratelli della camorra, la seconda ai sacerdoti in terra di mafia e la terza ai giovani.
Cari ragazzi – dice Michele – io fino a qualche anno fa lavoravo solamente, poi mi sono accorto che era necessario impegnarsi nel civile, nel sociale. Ho in particolare incominciato a girare le scuole di tutta Italia, per farvi capire che la cosa più importante nella vita sono i sentimenti e gli ideali… La leggo volentieri questa lettera spesso agli studenti, perché riflette il mio stato d’animo, i miei sentimenti.
Sono in perfetta sintonia con Michele; quando ci troviamo, qualche volta le nostre strade si incrociano, è proprio una festa. Ultimamente si sono incrociate spesso, perché sono andato in giro a presentare il suo libro, assieme a lui e ho conosciuto anche i ragazzi con i quali egli dialoga nello spiegare i valori della Costituzione, tutti di Torre Annunziata…
Perbacco – dice Michele – io trovo ragazzi entusiasti, che ascoltano attenti, che applaudono, si commuovono, si affollano attorno a me dopo il dibattito per parlare ancora, che mi scrivono lettere bellissime. Quando ero ancora poco più che un ragazzino sono diventato giudice, ho cercato di essere onesto e indipendente, ma ho trovato contro di me – lo dicevo prima – proprio le istituzioni che mi dovevano difendere. Ho continuato la mia lotta non violenta a mafia e corruzione e oggi ho incontrato voi, che date un senso – dice Michele – alla mia vita. Voi che date un senso – potrei dire io – a questa mia meravigliosa vecchiaia. Continuate così.
Sentite questo eptalogo, questi sette comandamenti di Michele, cercate di racchiuderli nell’animo, di non dimenticarli per quanto è possibile… e nei momenti di sconforto, di sfiducia, cercate di riandare a questi comandamenti di Michele: Rifiutate i compromessi. Siate intransigenti sui valori. Convincete con amore chi sbaglia. Rifiutate il metodo del saperci fare… non chiedete mai favori o raccomandazioni… E votate in modo consapevole quando sarà il vostro momento… non per ottenerne dei vantaggi… Oggi ci vuole la cultura della ribellione, della consapevolezza, della partecipazione, della solidarietà, della resistenza. Fatelo tutti. Il silenzio non basta più, bisogna parlare, denunciare, agire, essere normali… cioè onesti, leali, corretti…
(tratto da Antonino Caponnetto, Eroe contromano in difesa della legalità, Diple Edizioni, Firenze, 2003, pag. 23-30)
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