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“Il prestito a usura è maledetto e mafioso. Necessari nuovi percorsi di contrasto”

Consulta Nazionale Antiusura "Giovanni Paolo II" Onlus il . Economia, Mafie, Politica, Società

Il prestito a usura è maledetto e mafioso, annulla la dignità e cancella il futuro delle persone.

Le Fondazioni Antiusura da 25 anni operano come ospedali da campo rivolti a sottrarre le vittime dalla tirannia del denaro. Negli anni però sono cambiati i volti dei carnefici e delle vittime, per cui anche la legge n. 108/1996, che anch’essa venticinque anni fa istituiva il Fondo di solidarietà per le vittime dell’usura (di cui all’art. 14 della legge) e il Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura (di cui all’art. 15), con il preciso scopo di supportare, per un verso, soggetti già vittime di usura (Fondo di solidarietà) e, per un altro, soggetti vulnerabili dal punto di vista finanziario e dunque a rischio di cadere nella rete degli usurai, necessita di una revisione.

A causa della normativa obsoleta e delle lungaggini burocratiche le vittime di usura sono lasciate per troppo tempo sole, il tempo che intercorre da quando sporgono denuncia sino al momento in cui arrivano i fondi statali è troppo lungo. Sono necessari nuovi percorsi e nuove alleanze per arginare un sistema malato e complesso quale è il prestito illegale dell’usura.

Sono alcuni dei temi emersi nell’ambito dell’assemblea ordinaria della Fondazioni associate alla Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II e del convegno: “Prevenzione del sovraindebitamento e dell’usura e solidarietà alle vittime: è tempo di osare” che si è tenuta a Napoli.

“Il contrasto all’usura è una questione di libertà perché chi è strangolato dai debiti non è libero, non è libero chi è costretto a subire tempi infiniti in attesa della concessione di un finanziamento o per la ristrutturazione di un mutuo così come non è libero chi stremato passa notti insonni cercando una soluzione perché non ha più accesso al credito bancario, ha dichiarato il vescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia. Rivolgendosi alle Fondazioni, le ha definite «strumenti di libertà». È in gioco la dignità delle persone che è violentata e deturpata per cui occorre sentire forte la responsabilità di pensare a percorsi nuovi, di chiedersi cosa altro si possa inventare perché questi fenomeni sono in continua evoluzione e tutti siamo chiamati ad analisi sempre attuali”.

Nella crisi post pandemica, con caratteristiche di disagio socio-economico anche superiori a quelle degli anni novanta, appare evidente la necessità di un intervento sulla legge n. 108/96, ha messo in evidenza la prof.ssa Antonella Sciarrone Alibrandi, Pro-Rettore Vicario – Ordinario presso la Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Tutto l’impianto della normativa (a partire dai meccanismi di rilevamento dei tassi soglia) meriterebbe di essere ripensato, tuttavia, nell’immediato si ritiene urgente intervenire almeno sulle due disposizioni relativi ai Fondi. A tal fine, nell’ambito di Osservatorio sul debito privato costituito in Università Cattolica, è stata elaborata una proposta di modifica degli artt. 14 e 15 della l. n. 108, che ha già costituito oggetto di alcuni emendamenti presentati da diverse forze politiche in sede di conversione del decreto-legge 24 agosto 2021 n. 118.

Lo scopo della proposta è duplice: innanzitutto, ampliare la platea dei soggetti potenzialmente beneficiari di interventi del Fondo di solidarietà per le vittime dell’usura, andandovi a ricomprendere anche le famiglie e le persone che non esercitano un’attività economica, per le quali viene suggerita una procedura ad hoc più snella di quella oggi prevista dall’art. 14; inoltre, alla luce dell’esperienza maturata nei venticinque anni di vigenza della l. n. 108, introdurre qualche correttivo alla disciplina del Fondo per la prevenzione del fenomeno dell’usura.

Sussistono ragioni straordinarie di necessità e di urgenza alla base di queste modifiche, riconducibili al novero degli strumenti volti a contenere e superare gli effetti negativi della pandemia sul tessuto socio-economico nazionale, andando a potenziare ed estendere l’utilizzo dei Fondi di cui agli artt. 14 e 15 della medesima legge in modo da evitare che soggetti in grave difficoltà economica e alla ricerca di finanziamenti possano accedere al credito malavitoso, all’interno del quale ha la sua collocazione naturale l’usura, diventata ormai, nella quasi totalità, un fenomeno gestito dalle mafie.

La prof. Sciarrone Alibrandi ha evidenziato che dopo la forte contrazione avvenuta tra il 2016 e il 2018, in questi mesi si registra un aumento delle denunce per usura effettuate all’autorità giudiziaria: le denunce sono il +16,2% rispetto al 2019. Peraltro, l’anno scorso, fra tutti i reati contro il patrimonio, le denunce per usura sono state le uniche a registrare una variazione positiva; l’autunno 2021 appare come il trimestre «nero» in cui il rischio si aggrava ancor di più, in coincidenza con le scadenze fiscali (riprende anche l’attività di riscossione e notifica di nuove cartelle esattoriali da parte dell’Agenzia delle Entrate) che spesso spingono molte piccole aziende in difficoltà economica a contattare usurai od organizzazioni criminali per acquisire la liquidità necessaria per onorare gli impegni con il fisco”.

Il sociologo Prof. Maurizio Fiasco ha aggiunto che circa sei milioni di famiglie sono a rischio di esclusione sociale per sovraindebitamento per le quali è necessario individuare una strategia di affrancamento. È il presupposto necessario per intraprendere la strada della crescita e dello sviluppo.

“In Italia andrebbero riviste tante cose. Purtroppo non è solo la legge 108/96 che andrebbe modificata, ma non mi pare che sia un momento felice per parlare di riforme sul piano penale, processuale o detentivo considerata la riforma Cartabia, ha dichiarato il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri. “Bisogna spiegare ai commercianti che è meglio fallire che rivolgersi agli usurai. Gli usurai non chiedono garanzie per il denaro concesso in prestito che proviene dai traffici di cocaina perché sarà la loro vita la garanzia. Dall’usura non si esce, l’usura è come la droga: è una dipendenza. Non bisogna assolutamente pensare che l’usura sia una scorciatoia, se le banche e le finanziarie non prestano soldi, se i parenti hanno chiuso i rubinetti vuol dire che c’è qualcosa che non va, che tutti si sono resi conto che non ci sono più margini sul piano imprenditoriale per quell’attività commerciale e allora l’unico che non lo capisce è l’usurato che è come un pugile suonato. Bisogna stare vicino a queste persone che sono ormai nel pallone e fragili dal punto di vista psicologico – ha concluso Gratteri – per spiegare che l’usura è una strada di non ritorno perché non solo perderà il bene, l’attività commerciale ma anche la stima della sua famiglia”.

Per il Prefetto Giovanna Cagliostro, Commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle iniziative antiracket ed antiusura, occorre, inoltre, promuovere ulteriori e sempre più efficaci iniziative di informazione sull’utilizzo dei fondi sia per il sostegno alle vittime dell’usura che per la prevenzione in sinergica collaborazione con il mondo associazionistico. Mons. Aberto D’Urso, Presidente Onorario della Consulta Nazionale Antiusura, e l’avv. Amedeo Scaramella, Presidente Onorario, e il dott. Umberto Scarano, Presidente della Fondazione Antiusura San Giuseppe Moscati di Napoli, hanno ricordato e reso omaggio a Padre Massimo Rastrelli, a cui si deve la nascita della prima Fondazione Antiusura, per la sua intelligenza, il suo impegno e la sua abnegazione.

È giunto però il momento di osare per Fondazioni Antiusura, titola così il convegno. “Che non significa volgere lo sguardo al passato, non accontentarsi per il molto che è stato fatto, ha dichiarato il dott. Giustino Trincia, Segretario della Consulta Nazionale Antiusura. Significa stare nel presente per affrontare le nuove sfide che la lotta all’usura ci pone nell’oggi, esercitare il diritto- dovere di dire la verità dal punto di vista dei poveri e degli esclusi”.

“Sono state giornate di confronto ricche di proposte, riflessioni e rilanci verso soluzioni concrete, ha dichiarato il dott. Luciano Gualzetti, Presidente della Consulta Nazionale Antiusura, “San Giovanni Paolo II” Onlus, chiudendo i lavori. L’usura è la conseguenza di un sistema malato che pone al centro il profitto e ai margini le persone indebitate, i non bancabili, i poveri e i fragili. Abbiamo la responsabilità anche nei confronti delle future generazioni di individuare le cause per poi rimuoverle. Alle persone che si affidano alle nostre Fondazioni Antiusura non dobbiamo limitarci alla sterile consulenza sul ripianamento o la ristrutturazione di un debito, dobbiamo continuare a sorvegliare, ad accompagnarli nel processo di reimmissione nel sistema economico. Da soli un sistema malato però non si guarisce, spesso nei rapporti con le banche, le prefetture, le Fondazioni hanno avvertito la solitudine. Diventa, pertanto, necessario lavorare a un’alleanza con il mondo delle istituzioni, dell’economia, delle forze dell’ordine, della magistratura per arricchire gli sguardi su diversi fronti.  I tempi sono maturi per i cambiamenti, in quanto la pandemia ha maggiormente diffuso la consapevolezza della non sostenibilità di determinati meccanismi economici e finanziari rivolti a concentrare le risorse nelle mani pochi, a discapito dei fragili, poveri e indifesi, quelli che Papa Francesco chiama “scarti” di un’economia che genera iniquità e violenza”.

Fonte: Consulta Nazionale Antiusura “Giovanni Paolo II” Onlus

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