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Per la strage della famiglia Cottarelli altra assoluzione

Rino Giacalone il . Criminalità, Giustizia, Lombardia, Mafie, Sicilia

La Corte di Assise di Appello di Milano si è così pronunciata a favore del pacecoto Salvatore Marino

Per la strage della famiglia Cottarelli, sanguinoso fatto avvenuto a Brescia il 28 agosto 2006, resta un solo colpevole, il pacecoto Vito Marino, figlio del famigerato capo mafia Girolamo, detto Mommo u nanu, ucciso nel 1986 dal boss Matteo Messina Denaro, punito per avere disubbidito ad un ordine di morte.

La Corte di Assise di Appello di Milano ieri ha assolto Salvatore Marino, cugino di Vito. Per Salvatore Marino si è trattato dell’undicesimo pronunciamento, dopo che per tre volte la Cassazione ha mandato indietro al giudizio di appello ben tre processi di appello, l’ultimo nel 2020, precedente a quello di ieri, con una sentenza di ergastolo. Una strage che quindi ancora resta oggetto dei Palazzi di Giustizia, con il continuo rimbalzo tra Brescia, Milano e Roma.

La strage risale a 15 anni addietro. I giudici di Cassazione hanno posto il sigillo definitivo sulla responsabilità di Vito Marino per la morte di Angelo Cottarelli, di sua moglie Marzene e del loro figlio Luca appena di 17 anni.

Vito Marino all’epoca si era messo a capo di un gruppo imprenditoriale per creare un polo vitivinicolo nelle campagne di Trapani, creando la struttura “Vigna Verde” ma di fatto realizzando una cospicua truffa sui finanziamenti. Cottarelli era un suo socio occulto, nel senso che era tra quelli che fornivano a Marino fatture false.

Tra i due insorse una disputa sul dare/avere, Marino imputava a Cottarelli di avere trattenuto una sostanziosa somma di euro, un milione, e così andò ad affrontarlo di buon mattino di quel giorno direttamente a casa sua, risolvendo col tripilice omicidio quella faccenda. Secondo le indagini a spalleggiarlo suo cugino Salvatore, ritenuto l’autore di due dei tre omicidi, quello della donna e del ragazzo, uccisi davanti al Cottarelli per costringerlo ad ammettere la cresta fatta sulle somme incassate.

Con i due Marino ci sarebbe stata un’altra persona, il faccendiere Dino Grusovin, condannato intanto a 20 anni, che convinse Cottarelli quella mattina ad aprire loro la porta.

Salvatore Marino resta quindi libero, difeso dagli avvocati Giovanni Palermo e Giuseppe Pesce, ieri è uscito assolto dall’undicesimo processo. I due cugini Marino furono arrestati dalla Squadra Mobile di Trapani due settimane dopo la strage della famiglia Cottarelli. I poliziotti della Squadra Mobile si interessavano già a Vito Marino, indagato nell’inchiesta proprio su quella maxi truffa nella quale era coinvolto anche Angelo Cottarelli.

La Procura di Trapani, col pm Andrea Tarondo, attraverso i poliziotti della Mobile, diretti allora da Giuseppe Linares, ne seguiva le tracce. Cottarelli con la famiglia era stato anche a Trapani per le vacanze estive. Presto dunque i poliziotti arrivarono a Vito Marino e a suo cugino Salvatore, che così furono arrestati su ordine della Procura di Brescia.

Per un periodo restarono latitanti, ma furono catturati, Vito Marino era tornato latitante a ridosso della pronuncia definitiva di condanna all’ergastolo della Cassazione, ma i poliziotti della Mobile riuscirono a riprenderlo, scoprendo che aveva trovato protezione proprio in ambienti vicini al latitante Messina Denaro.

Fonte: Alqamah.it

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