Tre anni fa il brutale assassinio di Jamal Khashoggi. Giustizia ancora lontana
Esattamente tre anni fa, il giornalista saudita Jamal Khashoggi entrava nel consolato dell’Arabia Saudita di Istanbul per non uscirne mai più.
Dopo 3 anni la giustizia, su quanto accaduto, è ancora lontana.
Il suo brutale assassini era stato approvato dal principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, come ha stabilito l’intelligence Usa, in un rapporto reso pubblico lo scorso febbraio poco dopo l’insediamento alla Casa Bianca di Joe Biden che tuttavia non ha in seguito adottato alcuna azione diretta nei confronti di Mbs, ma solo sanzioni (bando ai viaggi negli Usa e congelamento dei beni) contro altri sauditi coinvolti nell’omicidio, come l’ex vice capo dell’intelligence, Ahmed Al-Asiri, e la Forza di reazione rapida della Guardia reale saudita a protezione del principe.
L’editorialista del Washington Post di origini saudite, dissidente, con lo status di residente permanente negli Stati Uniti, e considerato come una minaccia dal principe ereditario, il 2 ottobre del 2018 era stato convinto a recarsi al consolato saudita di Istanbul, per completare documenti in vista del suo matrimonio con la compagna di nazionalità turca. Dopo il suo arrivo al consolato, da Riad erano partiti gli operativi che sarebbero diventati i suoi carnefici, fra cui sette membri della Forza di reazione rapida, che rispondevano direttamente a Mbs.
I macabri dettagli dell’assassinio (il resti del corpo del giornalista non sono mai stati trovati) erano emersi grazie alle registrazioni dell’intelligence turca sui sauditi. Il dipartimento di Stato Usa, lo scorso febbraio, aveva annunciato limitazioni alla concessione di visti contro altri 76 sauditi accusati di essere coinvolti nella persecuzione di giornalisti, attivisti e dissidenti, il cosiddetto “Khashoggi Ban” da applicare in futuro a persone di altri Paesi coinvolti nella repressione della dissidenza all’estero.
“La relazione con l’Arabia saudita è più grande di qualsiasi individuo. Promuovendo queste azioni abbiamo voluto preservare la relazione ma ricalibrarla in modo che sia più in linea con i nostri interessi e i nostri valori”, aveva affermato allora il segretario di Stato, Antony Blinken.
In connessione all’omicidio sono poi stati arrestati in Arabia Saudita otto persone e i loro processi si erano svolti segretamente. Cinque di loro sono stati condannati a morte e le loro pene erano state ridotte a 20 anni di carcere dopo il perdono dei familiari di Khashoggi. Riad aveva ammesso che Khashoggi era stato ucciso in una operazione sotto copertura per l’estradizione finita male ma ha smentito qualsiasi coinvolgimento di Mbs.
Nel novembre del 2018, gli Stati Uniti avevano già introdotto sanzioni contro 17 sauditi coinvolti nell’omicidio (il funzionario di alto grado del governo saudita Saud al-Qahtani, il suo vice Maher Mutreb, il console saudita a Istanbul Mohammed Alotaibi e 14 membri del gruppo operativo a Istanbul.
Fonte: Articolo 21
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ثلاثة أعوام على غيابك يا جمال، ولازالت العدالة غائبة
ثلاثة أعوام.. ولازال القاتل طليق
لكن لا يسعني إلا أن أردد قولتك الشهيرة.. "البعض يموت ليبقى"
ستبقى حياً في قلبي وقلوب الملايين من محبيك، حتى تأخذ العدالة مجراها #٣سنوات_منذ_مقتل_خاشقجي pic.twitter.com/EK9Wy5d4wN— Hatice Cengiz / خديجة (@mercan_resifi) October 2, 2021
Join CPJ and @FreedomFirst on Friday, October 1 at 6 p.m. EDT to to honor the life and legacy of #JamalKhashoggi.
The event will take place on the U.S. Capitol grounds and will feature #Khashoggi's fiancee, Hatice Cengiz (@mercan_resifi).#FreedomFirsthttps://t.co/FYeT13LpZt
— Committee to Protect Journalists (@pressfreedom) September 30, 2021
#Istanbul #2ottobre 2018 #JamalKhashoggi columnist del @washingtonpost viene barbaramente ucciso nel consolato saudita a Istanbul. Il suo è un omicidio di Stato che chiama in causa direttamente i vertici dell'Arabia Saudita. #JusticeForJamal #PressFreedom https://t.co/VIW8Mi694o pic.twitter.com/SU7p2cFVoR
— Lorenzo Frigerio (@lorenz_frigerio) October 2, 2021
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