33 anni fa Mauro Rostagno fu ucciso dalla mafia. Ormai lo dice anche la Cassazione
Il tortuoso iter dei processi, i depistaggi, la storia del giornalista fondatore di Lotta Continua sul sito “Ossigeno – Cercavano la verità” (www.giornalistiuccisi.it) che raccoglie tutte le storie dei cronisti italiani assassinati
La sera del 26 settembre 1988 Mauro Rostagno, 46 anni, giornalista, fondatore e leader di Lotta Continua, fu assassinato da Cosa Nostra a colpi di pistola e di fucile, a poca distanza dalla Comunità terapeutica Saman, che egli aveva contribuito a fondare a Lenzi di Valderice (Trapani). Aveva appena lasciato la redazione di RTC, Radio Tele Cine, dove aveva lavorato tutto il giorno. Gli tesero un agguato.
Erano giorni terribili. Il giorno prima sulla strada statale Agrigento-Caltanissetta era stato trucidato da Cosa Nostra, insieme al figlio, Antonino Saetta, il magistrato che aveva presieduto i processi conclusi con la condanna degli assassini del giudice Rocco Chinnici e del capitano dei Carabinieri Emanuele Basile.
Numerosi indizi fecero subito dire che anche l’assassinio di Mauro Rostagno era un delitto di mafia. I leader del PSI, Bettino Craxi e Claudio Martelli, e numerosi giornali, indicarono fra i primi la responsabilità della mafia nell’omicidio di Mauro Rostagno.
Ma soltanto 33 anni dopo, qualche mese fa, la Corte di Cassazione ha finalmente riconosciuto questa verità, a lungo osteggiata sul piano giudiziario. La Cassazione ha confermato la matrice mafiosa in via definitiva, con una sentenza.
La storia di Mauro Rostagno è del tortuoso iter dei processi penali è ricostruita in dettaglio sul sito “Ossigeno – Cercavano la verità” (www.giornalistiuccisi.it) che raccoglie le storie dei giornalisti italiani uccisi e offre un’ampia documentazione.
TV7, la rubrica televisiva di Rai 1 condotta da Paolo di Giannantonio, ha dedicato la puntata di venerdì 24 settembre 2021 alla storia di Mauro Rostagno e della sua eliminazione violenta.
In quel periodo vari indizi e testimonianze dicevano che attorno a Trapani la mafia trafficava armi e droga utilizzando alcuni campi di volo, come ha ricordato il giornalista Marco Birolini, il 24 settmbre 2021 in un articolo su Avvenire leggi
Il processo in Cassazione
Il 20 novembre 2020 l’Alta Corte ha sancito che Mauro Rostagno fu vittima di una esecuzione decisa dalla mafia. Lo ha fatto confermando definitivamente la condanna all’ergastolo del mafioso Vincenzo Virga quale mandante del delitto. La Cassazione ha assolto Vito Mazzara dall’accusa di essere il killer di Mauro Rostagno, ma ha avvalorato le deposizioni del collaboratore di giustizia, Vincenzo Sinacori, secondo il quale Vincenzo Virga fu incaricato dell’omicidio dal capomafia di Castelvetrano, Francesco Messina Denaro, padre del super latitante Matteo Messina Denaro. Cassazione ha ritenuto la dichiarazione del pentito “per nulla incompatibile con la ricostruzione di come operavano gli organi di vertice di ‘Cosa nostra’ per deliberare i cosiddetti omicidi eccellenti. I giudici di Piazza Cavour hanno rigettato i ricorsi presentati dalla difesa di Virga e dalla Procura Generale di Palermo contro la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Palermo del febbraio 2018. In primo grado Virga e Mazzara erano stati condannati entrambi, poi Mazzara era stato assolto in Appello.
Primo e secondo grado
I giudici del Tribunale avevano riconosciuto l’origine mafiosa dell’ omicidio compiuto per mettere a tacere l’emittente trapanese “Radio Tele Cine” (Rtc), dove Rostagno lavorava da alcuni anni, alzando il velo che copriva molti interessi di Cosa nostra. L’inchiesta giudiziaria era stata segnata da depistaggi, false testimonianze e dalla ricerca di possibili collegamenti fra le inchieste di Mauro Rostagno e la pista che seguivano in Somalia la giornalista Ilaria Alpi e l’operatore Milan Hrovatin.
Depistaggi
Il 22 luglio 2021 si è concluso anche un altro processo penale a 10 persone accusate dei depistaggi che hanno caratterizzato la lunga vicenda giudiziaria. Fra gli accusati, c’erano due sottoufficiali di Carabinieri e Guardia di finanza, Beniamino Cannas e Angelo Voga, che sono stati assolti La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico, Roberta Nodari. Questo processo si è concluso con la sola condanna del dentista Antonio Gianquinto, appartenente a una obbedienza massonica, il quale avrebbe agevolato Mauro Rostagno a entrare in contatto con esponenti della massoneria trapanese nel periodo in cui il giornalista si stava occupando dello scandalo della loggia segreta Iside2 di Trapani. Antonio Gianquinto è stato condannato a due anni, come chiesto dal pubblico ministero, Sara Morri.
Chi era
Mauro Rostagno era stato un leader del movimento studentesco all’Università di Trento, era uno dei fondatori di Lotta Continua e del circolo culturale “Macondo”.
Torinese d’origine, dopo numerosi viaggi – in Germania, in Inghilterra, in Francia, in India – negli anni Ottanta era approdato in Sicilia. Vicino a Trapani, aveva fondato la Comunità Saman, impegnata nel recupero dei tossicodipendenti. All’interno dell’emittente RTC, era diventato un cronista di inchiesta, impegnato con la sua redazione in denunce sociali e inchieste sulle collusioni tra politica e poteri criminali.
Ha collaborato Loredana Colace
Fonte: Ossigeno per l’Informazione
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