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Annabella Abbondante. La verità non è una chimera

Giunti Editore il . Recensioni

Tutti al tribunale di Pianveggio sanno che non si scherza sul pranzo, perché il giudice Annabella Abbondante ha un debole per la buona cucina ma è perennemente a dieta. Forse per colpa dei deliziosi cannoli della Palermitana, il bar in cui incontra ogni sera i suoi amici: il commissario Nicola Carnelutti e la giornalista Alice “ginger” Villani di Altamura.

Abbondante sì, di nome e di fatto, una florida taglia 48 e una massa di capelli ricci e ribelli che le cadono sulle spalle, ma lo è soprattutto di cuore: sempre dalla parte dei più bisognosi e con il sorriso sulle labbra, nonostante le estenuanti udienze e le interminabili pile di fascicoli. Quando l’avvocato Matilde Santangelo si rivolge a lei per la scomparsa del fratello dalla clinica psichiatrica in cui era ricoverato, Annabella che ha una passione sfrenata per i gialli, non può fare a meno di impicciarsi.

Negli stessi giorni, poi, un immobile che lei aveva messo all’asta viene incendiato con tanto di ritrovamento di resti umani: per il giudice e il fido cancelliere Paolo, detto Dolly, la ricostruzione del PM fa acqua da tutte le parti e scoprire la verità diventa un imperativo morale. Tanto più che il giudice Abbondante non accetta mai un no come risposta. Tra l’ennesimo appuntamento al buio, organizzato da sua sorella Fortuna – il numero 24 negli ultimi quindici anni – aste fallimentari e udienze oceaniche, Annabella vi conquisterà con la sua energia, la sua passione e il suo grande carisma.

«Di cognome faccio Abbondante. E non posso negare che mi rappresenti piuttosto bene. Di nome faccio Annabella, attaccato e senza virgile, mi raccomando. Mi chiamo Annabella Abbondante, esatto. Ma non basta. Mi chiamo Annabella Abbondante, porto la taglia quarantotto e sono sempre a dieta. Sì, lo so. Assurdo. In un certo senso mi sento una predestinata. Con questo nome, direte voi, si capisce il motivo per cui a sedici anni avevo pensato di fare l’attrice comica. Perché invece, alla fine, io abbia scelto di fare il magistrato si capisce meno. Insomma, adesso presto servizio a Pianveggio, provincia di Lucca e faccio il giudice civile. Non sono sposata, non ho figli e sono felice così. E poi che dire? Ho tre dipendenze gravi da cui non riesco a liberarmi. La caffeina, i cannoli e la verità. So che tutte e tre possono farmi male. Ma proprio non riesco a farne a meno.»

Barbara Perna
Annabella Abbondante
La verità non è una chimera
Giunti Editore, 2021
Pagg. 372, € 14,90

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