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Terroristi e non solo: allerta traffico d’armi, droga e migranti

Ennio Remondino il . Criminalità, Droga, Economia, Internazionale, Migranti, Politica, Società

Il dossier sull’Afghanistan di Europol ha riacceso la spia dell’emergenza terrorismo, che le polizie e i servizi di sicurezza occidentali non hanno mai smesso di tenere sotto controllo, ma le preoccupazioni non riguardano solo la possibilità di attentati imminenti.

La disfatta di Kabul apre scenari densi di incognite anche sul medio e lungo periodo, con il timore di ripercussioni importanti dei mutamenti strutturali che potrebbero avvenire in quell’area, segnala Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera.

Il sottobosco di Internet uno dei veicoli principali di attività e propaganda dell’estremismo di matrice religiosa che si tenta di prevenire attraverso il ‘pattugliamento costante della rete’.

L’allarme Europol

Europol, l’agenzia dell’Unione europea che coordina e assiste i Paesi nel contrasto alla criminalità internazionale e agli attacchi delle organizzazioni eversive. «Nell’ultimo focus dedicato alla crisi afghana inviato agli organismi investigativi dei 27 Stati membri, l’ufficio con sede all’Aja segnala che i recenti sviluppi sono destinati nel lungo termine ad avere un impatto sulla sicurezza dell’Unione», e deve rimanere costante anche «il monitoraggio e la valutazione di quanto sta avvenendo, anche nella dimensione on-line».

Il sottobosco di Internet

Il sottobosco di Internet resta infatti uno dei veicoli principali di attività e propaganda legata all’estremismo di matrice religiosa, da cui possono scaturire le insidie che si tenta di prevenire attraverso il pattugliamento costante della rete. Nel rapporto redatto dal Centro europeo antiterrorismo di Europol, guidato dal dicembre scorso dal dirigente della polizia italiana Claudio Galzerano, sono 5 le «aree di principale preoccupazione» individuate dagli analisti.

Le 5 aree di preoccupazione

1 – La prima riguarda l’ipotesi che l’Afghanistan possa ora diventare un rifugio (safe haven) per «individui e gruppi terroristici, inclusi elementi radicalizzati provenienti dall’Europa». Il rischio è che il nuovo governo sia tollerante o anche solo disattento alla possibilità che il suo territorio diventi approdo o terra di transito per foreign fighter senza più riferimenti stabili, aspiranti combattenti o estremisti che abbiano in mente di preparare attentati.

2 – Legata a una simile eventualità, la probabilità che il cosiddetto Stato islamico del Khorasan, radicato nella omonima provincia a nord dell’Afghanistan, «possa acquistare maggiore consistenza, accogliendo tra le sue file quei defezionisti talebani che dovessero lasciare questa organizzazione poiché delusi dai loro leader, percepiti come “traditori dell’Islam” per aver intavolato trattative con i Paesi occidentali».

3 – A queste due preoccupazioni generali se ne aggiungono altre su fenomeni più specifici. Come quella relativa alle «armi abbandonate dalle Forze alleate e dall’esercito locale, che possono diventare oggetto di commercio e/o essere utilizzate da gruppi terroristici operanti non solo in Afghanistan per compiere attacchi contro obiettivi occidentali».

4 – L’esito della guerra rende plausibile «un aumento dei flussi migratori di cittadini afghani verso l’Unione Europea», e questo comporta che «i network criminali coinvolti nella facilitazione dell’ingresso illegale di migranti nell’Ue cercheranno di reclutare persone in Afghanistan, aumentando le tariffe per la loro opera di facilitazione e capitalizzando le infrastrutture esistenti per il traffico dei migranti».

5 – Droga. «Esiste il rischio – scrive il Centro antiterrorismo – che i talebani incrementino la produzione di oppio come fonte principale di finanziamento, con il conseguente aumento delle attività di traffico verso l’Unione e della disponibilità di eroina sul mercato europeo».

Europol: servono più informazioni e analisti

A fronte di questi possibili scenari, Europol sta cercando di attivare più efficienti scambi di informazioni e di analisi per incentivare collaborazione e integrazione tra gli organismi di polizia e di intelligence impegnati nel contrasto al terrorismo, ma pure tra le istituzioni dell’Unione. Dalle diverse agenzie fino alla Commissione, in modo che da una «valutazione consolidata e comune della minaccia» possano derivare strategie di prevenzione e difesa più efficaci possibili.

Anche prendendo spunto da situazioni di crisi come quella afghana dove Bianconi elegantemente ma risulta scontato, gli scambi di informazioni e di analisi serie –visti i risultati- sono mancate.

Fonte: Remocontro

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