La trattativa Stato-terrorismo
A 20 anni dell’attentato terroristico di AlQaeda alle Torri gemelle, nasce a Kabul il nuovo governo delle mafie del terrore sostenuto da AlQaeda.
Forse pochi sanno che secondo il Diritto internazionale, non si possono riconoscere i talebani, definiti ‘organizzazione terroristica’ dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU: lo ricorda bene a tutti la Federazione italiana per i Diritti Umani.
Deve essere un segno nero, un avvertimento della storia, se a vent’anni dall’attentato alle Torri Gemelle con 2974 vittime, si materializza addirittura la nascita di un governo di terroristi ricercati proprio dall’FBI a Kabul. Se potessero parlare le vittime, cosa direbbero oggi?
Io leggo solo il fallimento. La dinamica della trattativa stato-mafia in sentenza, docet: se lasci la corda lunga ai mafiosi o terroristi-talebani, se ci fai un accordo mentre dall’altra parte li stai combattendo, loro alzeranno il tiro, e faranno altre stragi perché il tuo accordo, il tuo riconoscimento, li farà sentire onnipotenti e alzeranno la posta in gioco. Esattamente come è accaduto nella strage di via D’Amelio e nelle stragi del ’93. Perché le dinamiche criminali sono mostruosamente analoghe.
Un paradosso utile alla riflessione: se un giorno, all’improvviso vi dicessero che il capo del vostro nuovo governo è Matteo Messina Denaro? Se al ministero dell’interno destinassero chi confezionò l’esplosivo nelle stragi di mafia? E se a completare la compagnia, ci fossero quelli che hanno assassinato i vostri familiari e fatto sparire i giornalisti scomodi?
Perché questo è il neo-governo dei talebani a Kabul: premier Hassan Akhund nella lista dei terroristi ONU, Baradar vice, taglia dell’FBI sul ministro degli interni, a scendere tutto terroristi ed ex ospiti di Guantanamo. Complimenti alle potenze occidentali per il risultato, dopo tutti i caduti europei, americani, afghani.
E’ mostruoso, un governo talebano – non deciso dal popolo afghano ma subito con violenza – un vero campione di crimini contro l’umanità e i diritti umani. Tutti zitti davanti a quelle immagini di uccisioni e abusi che arrivano a stento, che si vedono poco in tv. Donne picchiate, una poliziotta penitenziaria della provincia di Ghor, torturata e uccisa – dopo averle scippato gli occhi e il cervello – come in un thriller davanti ai suoi figli, alla sua famiglia, giornalisti sequestrati e frustati. Il tutto condito con Isis, AlQaeda, la mano criminale del Pakistan, contestato per ingerenza in tutte le piazze del Paese.
La valle del Panjshir, teatro della Resistenza, senza medicine né cibo, per il blocco degli aiuti umanitari imposto dai talebani, senza corrente elettrica né collegamenti, con civili usati come scudi umani. Si parla di centinaia di morti tra i civili a opera dei terroristi-talebani.
I servizi che trasmettono certi media dal Panjshir, fanno impallidire le minime regole giornalistiche: se sei al seguito dei talebani e intervisti solo i talebani e ometti le violenze e censuri i poveri civili pestati e senza cibo, diventi un megafono, esattamente come il giornalista che offre un microfono a un boss e gli fa dire ciò che vuole, senza fornire la versione vera dei fatti. Una Resistenza – quella di Masoud – bombardata dall’alto, combattuta da AlQaeda con i talebani, senza che nessuno della comunità internazionale abbia proferito parola di garanzia.
La trattativa stato-terrorismo darà i suoi frutti di morte. Con i terroristi non ti puoi accordare e le scelte fatte in modo distruttivo dagli Stati Uniti, si ritorceranno contro tutti. É la protesta delle donne afghane a chiedere giustizia da giorni, sono belle e piene di luce, assetate di verità, denunciano al mondo la violazione dei minimi diritti: contro di loro frustini e bastoni talebani e mitra puntati, fino ad arrivare ai morti, alla veste azzurra di una donna diventata porpora del suo sangue a Herat.
Cosa credete diventerà l’Afghanistan? Una terra di produttori di droghe: narcos asiatici e terroristi nelle liste dei ricercati. Non solo mafiosi ma terroristi con kamikaze al seguito. Non so se Biden scherzasse quando ha paventato un accordo con i talebani per combattere ISIS: i talebani hanno risposto che ci pensano da soli. Si risolve tutto in ‘famiglia’. Tradito il sangue versato da tanti soldati, perché era stato detto loro che avrebbero combattuto per la democrazia: li ricordiamo con i volti da ragazzi e i bambini afghani in braccio.
Dov’è la democrazia? Tutto questo offende, fa tremare, alla sola idea che si possa mistificare la storia con un riconoscimento dei bombaroli di Guantanamo in persona, svendendo la verità e il diritto, avendo consentito un’occupazione nazista e terrorista -quella dei talebani – che pagherà il popolo afghano, pagherà il popolo occidentale e tutte le nuove generazioni perché i kamikaze da oggi entrano a far parte delle dotazioni militari del neo-governo. Kamikaze legalizzati, con una matricola, pronti a farsi saltare anche a casa vostra/nostra.
Josep Borrell, Alto rappresentante UE, che detta cinque condizioni ai talebani per il dialogo e la presenza UE in Afghanistan, puntando sui diritti umani, fa davvero sorridere. Perché ora sono i talebani, i terroristi a dettare le condizioni al mondo occidentale se vorranno corridoi umanitari per le evacuazioni dei civili-obiettivi militari nelle liste di proscrizione.
Una postilla. I talebani hanno varato le prime leggi, la prima è la Sharia ovvero la negazione di ogni minima libertà e rispetto per la donna, immagina un pò per i diritti umani! Poi i divieti assoluti: una lista nera infinita. L’agenda la dettano i terroristi al governo di Kabul, circondati in buona compagnia da Paesi-regimi repressivi ‘amici’.
Guai Europa a non riconoscere lo status di rifugiato politico al popolo afghano, guai a non accoglierlo. Almeno quello. Sante parole quelle del Presidente della Repubblica.
* Giornalista, inviata Tg1
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