41 anni senza verità e giustizia per Italo Toni e Graziella De Palo: «Togliere il segreto di Stato»
A Sassoferrato su invito del Comune e della famiglia Toni, il presidente della Fnsi ha ribadito l’impegno del sindacato perché sia fatta luce sulla sorte toccata ai due giornalisti. «L’unico strumento per evitare che si torni al silenzio è non archiviare la loro storia», ha osservato.
«Non siamo qui solo per testimoniare, per fare memoria. Italo Toni e Graziella de Paolo sono due giornalisti svaniti nel nulla, che non hanno mai avuto verità e giustizia. Siamo qui anche per dire che bisogna aprire quegli archivi: la verità c’è, è in carte ancora secretate». Lo ha detto il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, invitato dal Comune e dalla famiglia Toni a Sassoferrato in occasione del 41esimo anniversario della scomparsa, il 2 settembre 1980 in Libano, di Italo Toni e Graziella De Palo.
«Il sindacato dei giornalisti non si stancherà mai di lottare per la giustizia e la verità», la testimonianza che il presidente Giulietti ha voluto portare con la sua presenza. Con il fratello di Italo, Aldo Toni, con il presidente dell’Ordine regionale dei giornalisti, Franco Elisei e con il segretario del Sindacato giornalisti marchigiani, Piergiorgio Severini, c’è un impegno comune a ottenere i documenti ancora secretati.
«L’unico strumento per evitare che si torni al silenzio è non archiviare la storia dei due colleghi e ripercorrere le loro inchieste, i loro ultimi passi, sostenendo chi ancora attende verità e giustizia e non ha ancora un posto dove ricordare i propri cari», ha ribadito Giulietti.
Il occasione della manifestazione in ricordo dei due giornalisti, il presidente della Camera, Roberto Fico, ha inviato un messaggio al sindaco di Sassoferrato. «Il profondo debito di riconoscenza che abbiamo nei loro confronti – vi si legge, fra l’altro – rende ancora più stringente il dovere dello Stato di adoperarsi per la ricerca della verità e per dare soddisfazione piena all’aspettativa di giustizia per questa dolorosa vicenda come per altre drammatiche pagine della nostra storia recente».
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