Il volontario. L’umanità diversa dei generosi senza potere (nella culla padana della Lega)
La suora colombiana dai lunghi capelli ricci neri si rivolge all’anatra volata sul tetto della casa in pietra e le chiede soave: “ehi, e tu che ne pensi del mondo?”.
Dialogo surreale ma pieno di senso in questa baita della Val Brembana, diventata incrocio di attività del mondo del volontariato cattolico bergamasco. Gran cosa questo mondo, credetemi, solo a metterci il naso. Sospinto dalla curiosità e da antiche amicizie ho deciso di rimettercelo dopo molto tempo per due giorni e ora non mi basta certo questa rubrica per raccontare i luoghi, le storie e le persone in cui mi sono imbattuto.
L’anatra che si leva in volo con gran fatica d’ali è in fondo solo una metafora dell’opera faticosa con cui persone generose e senza potere fanno crescere dal basso realtà meravigliose. E l’anomala suora colombiana, di nome Sury, rappresenta (non metaforicamente) l’impegno combinato di laici e religiosi per assicurare protezione a ragazze straniere in cerca di una vita finalmente libera. Tutto, in mezzo al verde delle valli e dei boschi, parla di questo straordinario volontariato.
Ne parlano le placide e tenaci figure di Bebe e Luisa, ossia Emanuele Nessi e Luisa Ghisleni, coppia storica di Torre Boldone, che hanno tirato su “La Peta”, questa baita simbolo e presidio di un turismo “agri” ma anche “socio”; ma che hanno soprattutto presidiato tante vite adolescenti, diverse avendone prese in affido, e ancora salgono qui a dare una mano e a fare manutenzione. E ne parla Marcello, un tipo atletico e ironico, che è stato fino a pochi anni fa manager di una grande azienda, trecento dipendenti, e che dopo la pensione e un grande dolore privato se ne è andato alcuni anni in Bolivia per poi tornare qui umile nelle sue terre, un po’ artigiano un po’ contadino un po’ commercialista, e regalare i suoi soldi a quest’aria speciale.
Un’aria che narra a me di un’umanità diversa. Ne narra nel bosco dove incontri perle di saggezza su cartelli sorprendenti: “La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò che siamo”. O seminando tra gli alberi frasi che mescolano natura e letteratura. Oppure offrendo quei bastoni a cui appoggiarsi nei sentieri più impervi, con su scritto “prendi e riporta, grazie”, in favore dei viandanti che verranno. Sono il lascito di un signore, anche lui perfetto volontario, che passò anni a civilizzare il bosco ripulendo e rimuovendo sterpaglie e rifiuti, oggi ricordato su una stele di roccia, dedicata ad “Alessandro Bosatelli” e alla sua “anima nobile”.
C’è profumo di cultura e generosità, di dialetto e di mondo senza confini, a partire dal mio anfitrione, Rocco Artifoni, un sessantenne filosofo e matematico che ritrovi un po’ in tutte le associazioni e le imprese umanitarie che sorgono a Bergamo, città in fama di leghismo ma in cui, a conti fatti, la Lega non è mai riuscita a governare.
Su tutto aleggiano storie leggendarie di preti operai, che rinviano agli anni sessanta, o di preti scomodi privati della loro parrocchia, come il “don Emilio” (Brozzoni) di cui si favoleggia e che dovette farsi ospitare per due anni proprio dal Bebe e dalla Luisa, che aveva unito in matrimonio. Ora è a Torre De’ Roveri, 2500 anime, ne parlano tutti con rispettoso affetto e si fatica a credere all’emarginazione sofferta un giorno. Si narra che avesse detto in un’omelia che le prostitute avrebbero preceduto gli astanti nel regno dei cieli. Fondatore di Aeper, la sigla che torna nei discorsi e nei progetti ogni mezz’ora, acronimo per Associazione educativa per la presenza e il reinserimento.
Rosella Ferrari sa tutto e tutto racconta con sapienza all’ospite. Ha fatto l’assessore a Torre Boldone: alla pace, alla scuola e alla cultura. “Quando vinse la Lega, per prima cosa tolsero la pace”.
Quanta storia si costruisce, in un lembo di provincia…
Fonte: Il Fatto Quotidiano, 30/08/2021
*****
Inversioni su Strada. Chi applaudì la guerra oggi la ripudia (ma nessuno chiede il conto)
Trackback dal tuo sito.