Enzo Baldoni ucciso in Iraq 17 anni fa. Rileggiamo i suoi reportage
Era stato rapito da una formazione terroristica per ottenere il ritiro delle truppe italiane. Ha documentato storie di oppressi e guerriglieri
Diciassette anni fa, il 26 agosto 2004, l’Italia fu scossa dalla drammatica notizia della barbara uccisione del giornalista e blogger italiano Enzo Baldoni, 56 anni, rapito cinque giorni prima in Iraq, nei pressi di Najaf, da una organizzazione fondamentalista musulmana, probabilmente collegata con Al Quaeda, che aveva chiesto per la sua liberazione il ritiro entro 48 ore di tutte le truppe italiane impegnate in territorio iracheno nella missione Antica Babilonia, autorizzata dall’ONU al termine della seconda Guerra del Golfo.
Enzo Baldoni partecipava a una spedizione umanitaria. Era arrivato in Iraq due settimane prima. Aveva un accredito del settimanale “Diario”, per realizzare da freelance un reportage sull’atrocità della guerra in corso.
Fu ucciso e non fu possibile trovare il suo corpo. Soltanto nel 2010 i suoi resti furono individuati e consegnati ai familiari tramite le autorità italiane. Nel 2020 Enzo Baldoni è stato sepolto nel Cimitero Monumentale di Milano, sua città d’adozione (leggi). Le responsabilità della sua morte non sono mai state accertate.
Nato a Città di Castello (Perugia), era un copywriter affermato. Inoltre faceva volontariato per la Croce Rossa. Univa l’impegno umanitario con quello di blogger: si firmava Zonker. Aveva realizzato numerosi reportage dall’Europa, dall’Asia e dal Sud America.
In questo 17° anniversario, Ossigeno per l’informazione ricorda Enzo Baldoni invitando a leggere i suoi reportage da vari paesi del mondo, che da oggi sono linkati nella pagina web a lui dedicata sul sito “Ossigeno – Cercavano la verità”, l’archivio online che raccoglie le storie umane e professionali dei trenta operatori dell’informazione italiani uccisi mentre documentavano fatti di rilevanza pubblica.
I reportage – Le fogne di Bucarest, i massacri a Timor Est, la Bogotà degli ultimi: sono alcuni degli scenari dei reportage di Enzo Baldoni, pubblicati su periodici nazionali come Specchio e Venerdì. Baldoni osserva, fotografa, parla con la gente del posto. La curiosità lo spinge soprattutto lì dove ci sono oppressi e guerriglieri. Come i ragazzi dell’ ‘Esercito di Dio’ che, al confine tra Birmania e Thailandia, difendono la minoranza dei Karen dallo sterminio condotto dalla giunta militare birmana. Guidati da due gemelli dodicenni, Baldoni si perde nella giungla sulle loro tracce. “Ma le domande che mi vengono in mente sono quelle di chi pensa a un bambino: che cosa mangeranno? Che acqua putrida saranno costretti a bere? (…) Chissà che cosa pensano, invece, i soldati birmani che in questo stesso momento danno loro la caccia (…)”. Scrive nel reportage pubblicato su Specchio nel febbraio del 2000 (leggi).
Chi era – L’amore di Enzo Baldoni per i reportage nasce nel 1996 quando in Chiapas (Messico) incontra il rivoluzionario Subcomandante Marcos, portavoce dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale e diventa giornalista freelance, per passione. Prima di approdare a Milano dove fonda l’agenzia pubblicitaria “Le balene colpiscono ancora”, aveva fatto vari mestieri. Oltre a fare il creativo, traduce fumetti per Linus, fa il volontario per la Croce rossa e viaggia molto. In uno dei suoi viaggi riesce a intervistare, in esclusiva europea, Xanana Gusmão, comandante del Fronte armato di liberazione di Timor Est. All’inizio degli anni 2000 è anche protagonista del cambiamento del modo di fare informazione e comunicazione: gestisce una mailing list e apre un blog con i racconti dall’Iraq intitolato Bloghdad, sul quale, quasi avvertendo un presagio, scrive: “Guardando il cielo stellato ho pensato che magari morirò anch’io in Mesopotamia”.
Fonte: Ossigeno per l’Informazione
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