Trapani, il nuovo procuratore Paci: “Non è vero che non si è fatto niente”
L’insediamento del procuratore Gabriele Paci. Esordio dedicato al lavoro investigativo condotto negli anni ’90: “Troviamo lì dentro le tracce per capire il presente. Giustizia, legalità e libertà sono qualcosa di inscindibile”
“Tornare a Trapani è cosa per me di grande emozione, ma pensando proprio a quello che in questa Procura nel 1992 fu possibile fare, trovo lì le ragioni e le responsabilità di oggi”.
Esordisce così il neo procuratore di Trapani Gabriele Paci, romano, lo scorso 6 agosto ha festeggiato i suoi 63 anni, in magistratura da quasi 30 anni. Il suo primo incarico nel 1992 quando divenne sostituto procuratore della Repubblica a Trapani. Fino a poche settimane addietro è stato procuratore aggiunto e reggente della Procura distrettuale di Caltanissetta. Dapprima dopo l’esperienza trapanese è stato pm nella Procura distrettuale di Palermo, poi un salto alla Procura di Perugia per tornare presto in Sicilia, a Caltanissetta.
“A Caltanissetta – commenta a questo proposito il procuratore Gabriele Paci – lascio un lavoro d’indagine che certamente i colleghi che restano proseguiranno. In certi faldoni come in quello sulla strage mafiosa di Pizzolungo del 2 aprile 1985 ci sono le tracce per capire davvero cosa è avvenuto in Sicilia e non solo, negli anni a seguire, l’origine della strategia stragista di Cosa nostra per capirla bisogna guardare ancora meglio lì dentro”. Per l’attentato al giudice Carlo Palermo che costò la vita a Barbara Rizzo e ai suoi gemellini di sei anni Salvatore e Giuseppe Asta, Paci ha ottenuto in occasione del “Pizzolungo quater” la condanna a 30 anni del boss palermitano Vincenzo Galatolo, mandante assieme a Totò Riina, Vincenzo Virga, Nino Madonia e Balduccio Di Maggio già condannati in altri dibattimenti. Oggi presente all’insediamento unica invitata esterna al mondo giudiziario è stata Margherita Asta, figlia e sorella delle vittime di Pizzolungo.
Inquirente attento e scrupoloso, una condotta questa in lui costante, riconosciuta da più parti, anche oggi in occasione del suo insediamento. Numerosi i rappresentanti del mondo giudiziario presenti al suo insediamento, dagli ex procuratori Sergio Lari e Gigi Croce, ai procuratori di Palermo, Francesco Lo Voi, di Marsala, Vincenzo Pantaleo e di Gela, Fernando Asaro, e ancora il procuratore generale di Caltanissetta Lia Sava pm della Dna Nico Gozzo e Francesco Del Bene, l’ex pm della distrettuale di Palermo e oggi alla Procura dei Minori, Massimo Russo, l’ex dirigente del Dap e oggi pm a Marsala, Roberto Piscitello.
Per l’occasione sono tornati a Trapani i pm degli anni ’90, Luca Pistorelli, oggi giudice in Cassazione, ed Elisabetta Ceniccola, il giudice che di recente si è occupata a Roma dell’omicidio della giornalista Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Numerose le autorità civili e militari della provincia di Trapani, dal prefetto Cocuzza al questore La Rosa e al comandante provinciale dei Carabinieri Vitagliano, e poi i vertici della Guardia di Finanza, gli investigatori di Carabinieri, Pagliaro, e Squadra Mobile, Fattori. “La presenza folta di tante persone oggi qui – ha detto il presidente del Tribunale di Trapani Andrea Genna – sono la testimonianza che il dott. Gabriele Paci ha qualcosa di più nelle sue doti umane e professionali”.
Il procuratore Paci lo incontriamo nel suo nuovo ufficio di capo della Procura al quinto piano del Palazzo di Giustizia di Trapani.
“Emozione e lacrimuccia oggi sono cose che posso evitare – ci dice subito – non trovo un ufficio in crisi e ci mettiamo subito al lavoro”.
Per lei una sorta di “Ritorno al passato” ma è importante per Lei ricordare il suo esordio?
“Quando arrivai qui nel 1992 c’era un ufficio con pochi pm, lo stato di conoscenza del territorio era quasi inesistente, immagini che nel 1992 veniva ricercato il capo mafia di Trapani Totò Minore che poi nel 1993 scoprimmo essere stato ucciso nel 1983, ma trovammo con Luca Pistorelli, Andrea Rovida, giovani colleghi come me, guidati da due ottimi procuratori come Sergio Lari prima e Gianfranco Garofalo dopo, l’energia per metterci al lavoro, anzi mi viene da dire che ci siamo inventati la gestione di processi importanti, tirando fuori dagli armadi vecchi processi che erano rimasti nel limbo, la raffineria di eroina scoperta a Contrada Virgini, il clan alcamese dei Milazzo, la vecchia mafia trapanese, il processo contro la massoneria segreta della Iside 2, nel frattempo scoppiò la guerra di mafia di Alcamo, e così i processi al clan di Cosa nostra e a quello degli stiddari alcamesi”.
“Ecco, spesso si sente dire che in fin dei conti non si è fatto niente, ma è un falso storico, si può dire che non si è fatto tutto, ma oggi le conoscenze sul fenomeno mafioso non sono quelle che avevamo negli anni ’90. Parlo anche al mondo dell’informazione, ma non solo, dovremmo tutti abituarci di più a leggere le sentenze. E le sentenze scritte a Trapani, scaturite proprio dai processi che prima indicavo o ancora quella a conclusione del primo maxi processo alla mafia trapanese denominato Omega (processo nel quale Paci fu pm assieme al pm Massimo Russo ndr) sono quelli che raccontano cos’era la mafia trapanese, cosa è diventata e probabilmente cosa è oggi. La Procura di Trapani ha competenza su tutta quell’area grigia che circonda Cosa nostra, ma è chiamata anche a gestire la giustizia, cosa che dobbiamo fare con grande impegno, perché non ci siano altri poteri oscuri pronti a sostituirci. Ecco dunque, è bugiardo, in malafede, o anche colluso chi dice che on si è fatto nulla, io sostengo che si poteva fare molto di più e non è vero che non si è fatto nulla”.
Una cosa della quale oggi Lei è certo?
“Nessuno – risponde – vince da solo. Giustizia, legalità e libertà sono qualcosa di inscindibile. Ma deve sssere davvero così. Oggi per esempio abbiamo un problema serio, che per fortuna non è come ieri quello dell’organico dei pm, qui questo ufficio è privo di figure apicali del settore amministrativo. Si possono fare tutte le norme per rendere efficiente la giustizia, ma se magistrati e giudici non hanno a fianco cancellieri, funzionari, quando il Procuratore non ha un dirigente amministrativo del suo ufficio, ecco che tutto viene più difficile. Credo che questo debba diventare un punto principale dei nostri ordini del giorno, serve una battaglia seria e penso e spero proprio che in questo impegno possiamo trovare al nostro fianco anche gli avvocati, a loro oggi mi rivolgo oggi in questo senso, dedicando anche al foro il mio saluto”.
Una indagine particolare che Lei ricorda quando fu pm a Trapani?
“Il processo che portò alla sbarra un clan dedito alle estorsioni, la banda Lipari. Se non avessimo fatto quella indagine, se fossimo sfuggiti alle regole precise nelle investigazioni, se non avessimo avuto al fianco poliziotti capaci come l’allora dirigente della Squadra Mobile Giuseppe Linares, non avremmo mai scoperto il nome di quello che era diventato il nuovo capo mafia di Trapani, Vincenzo Virga. In una intercettazione il capo banda si lasciò sfuggire la confidenza (alcuni suoi complici furono ripresi duramente dal capo clan, perché erano andati a fare una rapina in una gioielleria ignari che la titolare era la moglie di Virga ndr) che Virga era il capo della mafia trapanese. Dobbiamo riscoprire le capacità investigative che sono le migliori quando sfuggono alle spettacolarizzazioni”.
Poi giù, nell’aula bunker “Giovanni Falcone”, al piano terra del Palazzo di Giustizia di Trapani, il procuratore Gabriele Paci ha scelto di concludere lil suo discorso di saluto dedicando la giornata a un collega scomparso da molti anni, Luca Crescente, pm a Palermo, morto nel 2003 a 39 anni, colpito da un infarto. “Una persona straordinaria, come uomo e come magistrato. Un esempio che in me continua a vivere. Se oggi per me è festa è possibile per quel pensiero che continua a legarmi a lui”.
Fonte: Alqamah.it
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