Gruppi paramilitari libici minacciano Nello Scavo, esposto della Fnsi al Ministero dell’Interno
La Federazione Nazionale della Stampa ha inviato questa mattina una segnalazione urgente su quanto accaduto a Nello Scavo negli ultimi giorni.
La nota è stata depositata presso l’Osservatorio sui cronisti minacciati istituito presso il Ministero dell’Interno e contiene il lungo e allarmante elenco degli insulti e degli attacchi intimidatori rivolti al giornalista di Avvenire.
“Segnaliamo con con profonda preoccupazione quanto ha subito e sta ancora subendo Nello Scavo – si legge in una nota della Fnsi – in una sequela di insinuazioni intimidatorie rivolte all’inviato del quotidiano cattolico Avvenire, particolarmente attento alle problematiche umanitarie dei migranti. Minacce che arrivano da noti soggetti già coinvolti in indagini per l’omicidio a Malta della giornalista Daphne Caruana Galizia e da anonimi titolari di profili twitter, evidentemente legati a gruppi paramilitari operanti in Libia”.
L’esposto della Federazionale nazionale della stampa Italiana ricostruisce quanto accaduto a partire dal 26 luglio scorso, quando la Guardia costiera libica ha diffidato la nave della ong Sea Watch 3, tramite mail formale, dall’operare attività di soccorso umanitario nella zona SAR libica. Una simile diffida appare illegittima perché si tratta di acque internazionali. Il giorno seguente, il 27 luglio 2021, facendo seguito alla diffida formale, una motovedetta libica ha intimato alla Sea Watch 3 di allontanarsi dalla SAR libica, minacciando di fermarli in ogni modo.
La sera del 6 agosto l’account Migrant Rescue Watch @rogowans, riconducibile a soggetto al momento ignoto ma certamente vicino alle formazioni militari e paramilitare libiche, ha affermato che per Guardia costiera libica tutte le ONG sono “persona non grata” dal momento in cui entrano nella Sar libica (acque internazionali). Le autorità libiche non hanno sin qui smentito in alcun modo questa affermazione.
Il 7 agosto Nello Scavo ha pubblicamente segnalato l’inquietante notizia, ricordando l’ambiguità dell’account @rogowans e il suo ruolo nel divulgare notizie strumentali. In risposta, Migrant Rescue Watch ha reagito con una serie di tweet in cui fra l’altro attacca Papa Francesco, taggando fra gli altri il sottosegretario agli Interni del Governo Italiano, Nicola Molteni.
Il giornalista Nello Scavo ha replicato a questi attacchi invitando l’ignoto titolare di questo account ad uscire dall’anonimato ed a spiegare perché costui, che non si presenta come giornalista né come appartenente alle istituzioni, si dichiari “vincolato da accordi di non divulgazione”.
Domenica 8 agosto 2021, a supportare @rgowans è pervenuto l’inquietante messaggio del noto cittadino maltese Neville Gafa, protagonista in passato di una acerrima campagna denigratoria, alla vigilia del suo omicidio, a discapito della giornalista Daphne Caruana Galizia. Gafà ha risposto personalmente e di sua iniziativa sul profilo Twitter di @rgowans con questi epiteti: “Ignorale stronzate. Lui (Nello Scavo) non sa neanche dove sia la Libia”.
Ma chi è Gafa? E’ già apparso altre volte in vicende che riguardano i crinisti che seguono i flussi migratori e altre rotte poco chiare. Gafà lo si ritrova nella relazione finale dell’Inchiesta Pubblica della Commissione di Magistrati Maltesi, conclusasi la scorsa settimana, con cui sono state accertate omissioni e complicità dello Stato maltese nella mancata protezione e nell’omicidio di Daphne Caruana Galizia.
Riguardo alla macchina del fango propedeutica all’eliminazione della giornalista, il rapporto finale relativamente a Gafà fra l’altro dichiara: «Neville Gafà, un altro funzionario del governo che ha dipinto Daphne Caruana Galizia come una strega» (…) «La signora Caruana Galizia veniva seguita ovunque andasse e le sue foto venivano caricate su Facebook insieme a commenti dispregiativi sia nei post di Neville Gafa che sul blog di Glenn Bedingfield (un altro ex funzionario di governo, ndr) e altri».
Nei mesi scorsi è emersa a Malta un’altra inchiesta su Gafà, il quale avrebbe tentato di estorcere denaro a cittadini libici feriti in guerra cui far ottenere il visto d’ingresso a Malta per motivi di salute. Quando è stato denunciato per il racket dei visti, Gafà avrebbe chiesto a una dozzina di civili libici di ritirare le accuse offrendo in cambio 35omila euro.
La Fnsi ha chiesto all’Osservatorio del Ministero dell’Interno di attivarsi per tutelare il lavoro di Nello Scavo alla luce degli ultimi attacchi subiti.
Fonte: Articolo 21
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