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La riforma della giustizia e i delitti in tema di stupefacenti

Piero Innocenti il . Criminalità, Droga, Giustizia, Politica

Sulla riforma della giustizia restano aspre le polemiche politiche in questi giorni e non deve illudere il fatto che si sia raggiunta una sorta di intesa tra le diverse forze politiche sulla riforma del processo penale prevedendo tra l’altro, secondo quanto riportato da fonti giornalistiche, la possibilità di proroghe (fino al 31 dicembre 2024) in Appello e in Cassazione per alcuni gravi delitti tra cui quelli di associazione mafiosa, terrorismo, violenza sessuale e associazione finalizzata al traffico di stupefacenti.

Sulle droghe e sulla criminalità collegata, poi, si fa sempre un gran parlare e si promette,da molti anni, una “guerra” che, come ho più volte ricordato, è persa da tempo.

Ora, si pensa di tenere fuori dal pericolo di improcedibilità il delitto di associazione finalizzata al traffico prevista dall’art.74 del Testo Unico sugli stupefacenti pensando, così, di mostrare una speciale attenzione politica ad un tema sul quale l’opinione pubblica continua ad essere particolarmente sensibile.

In realtà, se si vanno a considerare i dati elaborati dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (Dipartimento della Pubblica Sicurezza) almeno negli ultimi cinque anni ci si accorge che la stragrande maggioranza dei delitti denunciati dalle forze di polizia al’autorità giudiziaria ha riguardato il traffico/ spaccio (delitti previsti dall’art.73 del T.U.).

E’ quest’ultimo, in effetti, nel contesto criminale del narcotraffico, quello il dato più corposo se si pensa che su 31.335 persone denunciate all’autorità giudiziaria nel 2020 per delitti collegati agli stupefacenti (di cui 13.586 per cannabis, 2.829 per eroina, 12.973 per cocaina, 333 per droghe sintetiche), il grosso, 28.889, è rappresentato dal traffico/spaccio (art.73 del Testo Unico DPR 309/90) e solo 2.441 per il reato associativo (art.74).

Con la riforma sulla giustizia in esame in questi giorni alla Camera, verrebbero salvati dalla prescrizione (che resta bloccata dal primo grado) solo questi ultimi processi, mentre per tutti gli altri c’è il rischio concreto della improcedibilità (scatta dopo 4 anni e dopo 6 per quelli con aggravante mafiosa) considerata la ben nota lentezza che caratterizza i processi per i reati “ordinari”.

Insomma, se questa è la prospettiva, trafficanti e spacciatori si staranno già stropicciando le mani pensando ai loro affari che vanno già a gonfie vele grazie ad una legislazione inadeguata al fenomeno criminale che consente con un commercio illecito delle droghe “polverizzato”, di tornare rapidamente a “trafficare” dopo una breve parentesi di interruzione determinata dalle forze di polizia.

Si può anche immaginare con quale spirito di servizio ed entusiasmo poliziotti e carabinieri inizieranno le indagini antidroga sapendo che tutto sarà vanificato.

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